La luce del tramonto declinava rapidamente, immergendo Rivendell nell'oscurità mentre la compagnia si preparava a partire. Una strana malinconia era scesa di su di me. Sentivo come se quella fosse l'ultima volta che avrei visto Rivendell e la sensazione non mi piaceva. Avevo salutato prima i due gemelli, Arwen, Glorfindel e Elrond. Nessuno aveva accennato al fatto che potesse essere un addio. Prima o dopo ci eravamo ormai rassegnati che un addio ci sarebbe stato. Il fato finale di elfi e uomini non ci era dato sapere.
Aragorn stava silenzioso accanto a me, a capo chino. Forse solo Elrond e Gandalf si rendevano conto pienamente di quello che quella partenza volesse dire per lui. Billy stava al fianco di Sam che sembrava concentrato nel ripassare qualcosa nella sua mente. Merry e Pipino accanto a lui si guardavano in giro spostando il peso da un piede peloso all'altro. Frodo era accanto a Gandalf che stava impassibile e immobile come una statua. Boromir stava finendo di aggiustarsi il grande scudo che portava. Odiavo come il mio sguardo continuava a osservarlo. Che era un bell'uomo non c'era dubbio, ma dannazione a me! Appena apriva la bocca mi dava fastidio. Forse era perché ero troppo abituata agli elfi, piedi di fine ed esile bellezza. Ero umana e probabilmente mi mancavano lo spalle larghe, la barba curata, mascella decisa e il corpo muscoloso. Cose di cui Boromir era fornito molto generosamente. Mi obbligai a distolgliere gli occhi, posandoli su Legolas che incordava il suo arco mentre Gimli passeggiava avanti e indietro con la mano sull'impugnatura dell'ascia. Bilbo stava infagottato in un cappotto vicino all'entrata principale
Elrond uscì dalla casa per darci l'ultimo saluto ufficiale.
"Solo Frodo ha l'obbligo di portare a termine la sua missione in qualsiasi modo possibile. Gli altri compagni sono liberi di lasciare il gruppo quando vorranno, non sottostanno a nessun giuramento"
"Sleale è colui che si accomiata quando la via si fa oscura" brontolò Gimli
"Non avete ancora testato il coraggio dei vostri cuori" rispose grave Elrond "Colui che non ha camminato nella notte non giuri di inoltrarsi nelle tenebre"
Gimli scrollò le spalle. I nani sono fedeli fino alla morte, lo sapevo. Ma Elrond pensava al giuramento di Feanor che aveva distrutto così tante vite, compreso quelle dei suoi padri adottivi. Inoltre sapevo che non aveva accettato del tutto il fatto che Merry e Pipino venissero con noi. Voleva lasciargli una via d'uscita che gli permettesse di accomiatarsi con onore. Loro più di tutti non sapevano a cosa andavano incontro.
"Andate ora, e che la benedizioni di Elfi, uomini e di tutti le creature libere della Terra di Mezzo siano noi voi"
"Namarië" sussurrai a nessuno in particolare prima di incamminarmi dietro a Gandalf e Frodo che guidavano la Compagnia.
Era il 25 dicembre e per 20 giorni non facemmo altro che camminare di notte e dormire di giorno. Andavamo al passo massimo che riuscivano a sostenere gli Hobbit su strade dissestate e spesso inesistenti ma tenendo sempre le Montagne Nebbiose alla nostra sinistra. Non prendemmo il passo usato dai nani di Scudodiquercia tanto tempo prima, era troppo a Nord e impraticabile con la neve. La nostra speranza stava nel clima più mite a Sud. Ogni tanto Boromir allenava Merry e Pipino con la spada. Tra loro stava nascendo una bella amicizia. Ero grata che lo facesse, anche se dubitavo che in battaglia si sarebbero ricordati le eleganti parate e finte che gli insegnava Boromir. Meglio di niente comunque, se non altro si stavano abituando a tenere in mano una spada.
Me ne stavo sopratutto con Estel e Legolas tenendo d'occhio il territorio e scegliendo i posti dove fermarci e accamparci.
Andò tutto bene finché non tentammo di valicare le montagne dal passo del Caradrash. Lì ci sorprese una tempesta di neve, che aveva tutto tranne che del naturale. Il Caradrash era una montagna cattiva. Gimli era fermamente convinto che fosse il monte che voleva impedirci di proseguire. Arrivammo a un punto in cui fummo costretti a fermarci. Gli hobbit erano quasi sommersi dalla neve, Gimli non era messo molto meglio e tutti tremavamo dal freddo. Tutti tranne Legolas, ovviamente, che sembrava imperturbabile e impeccabile come solo gli elfi sanno essere. Cercammo di accendere un fuoco ma dovemmo ricorrere alla magia di Gandalf per riuscire a creare una fiamma che tenesse. Mentre il fuoco crepitava allegro in mezzo a noi piano piano sentii di nuovo il sangue ricominciare a scorrere in mani e piedi. Rabbrividii e mi tolsi lo zaino per cercare qualche indumento asciutto ma non ne trovai, la neve era penetrata anche nel telo cerato dello zaino. Chissà come si stava sotto il mantello di pelliccia di Boromir, stretta tra le sue forti braccia, pensò la mia mente prima che ne riprendessi il controllo. Evidentemente il freddo mi stava facendo delirare. Gandalf fece passare una bottiglia di Mirvuoir, il cordiale di Imladris che ci scaldò per bene e ci rincuorò, mentre ci preparavamo a passare una notte all'addiaccio. Non so come ma riuscii a riposare un pochino con la testa sulla spalla di Estel.
Quando l'ultimo fascio di legna fu buttato sul fuoco notai che i fiocchi iniziavano a diminuire e il cielo sembrava un pochino meno scuro, segno che il sole stava sorgendo, da qualche parte oltre le nuvole. Quando riuscimmo a vedere di nuovo intorno a noi un muro di neve bloccava il passaggio davanti al nostro gruppo. Dietro di noi la neve era un pochino più bassa ma arrivava comunque al petto di Boromir. Non ci restava altra scelta che tentare di tornare indietro. Legolas partì leggero correndo sulla neve senza sprofondare, in esplorazione. Boromir e Aragorn lo seguirono più lentamente facendo un sentiero nella neve e io li seguii cercando si spianare il grezzo passaggio che stavamo facendo. Poco dopo una curva nel sentiero trovammo un'altro muro di neve e stavamo per cedere allo sconforto quando Legolas tornò a dirci che il muro era poco più spesso di un metro. In qualche modo riuscimmo a scavare un passaggio e tornammo dalla Compagnia. Mi caricai sulle spalle Pipino, mentre Aragorn prendeva Frodo, Legolas Sam e Boromir Merry. Gimli si appollaiò su Billy che Gandalf conduceva per le briglie e ci avviamo giù per il sentiero. Non potei non notare la forza di Boromir che, nonostante caricato di uno hobbit, avanzava nella neve spingendola a lato con le braccia, per facilitare il passaggio di chi veniva dietro di lui. Merry gli disse qualcosa e lui girò la testa per rispondergli. I nostri occhi si incontrarono per un istante e sentii una strana sensazione. L'avevo già provata ma non mi ricordavo in che circostanza. Le parole di Glorfindel mi tornarono in mente ma le scacciai via, concentrandomi nel mettere un passo davanti all'altro. Dopo il muro di neve la strada diventata molto più agevole e ben presto gli hobbit poterono di nuovo camminare da soli. Eravamo sopravvissuti ma il Caradrash ci aveva sconfitti.
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Miriel dei Dunedain
FanfictionLa storia di Miriel si intreccia con i grandi eventi della Terza Era della Terra di Mezzo. Incontra la compagnia di Thorin Scudodiquercia e anni dopo entrerà a far parte della Compagnia dell'Anello. Lotterà per lasciare andare il passato e per dare...