La battaglia dei campi del Pelennor

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Fu Legolas a svegliarmi. Il sole era sorto e mi diede speranza: gli ultimi giorni erano stati cupi e nuvolosi.

"Quanto ho dormito?" chiesi ancora insonnolita

"Da ieri pomeriggio" rispose lui divertito e mi passò una galletta di lembas e dell'acqua. Li presi grata rendendomi conto in quel momento di quanto fossi affamata e assetata.

"Durante la notte è arrivato un vento dal mare e siamo quasi in vista di Minas Tirith. Ma non so cosa troveremo quando arriveremo, ieri notte si vedevano dei bagliori di fuoco"

Sentii il mio cuore sprofondare. Pensai a Boromir e al suo feroce amore per la città. Speravo ardentemente che non fosse caduta. Dopotutto avevano Gandalf! Doveva pur contare qualcosa. Mi si strinse il cuore a pensare a Pipino, solo e spaventato in una città di uomini, dove tutto doveva sembrargli altissimo. Finii velocemente di mangiare. Mi stiracchiai alzandomi e riprendendo spade e arco seguii Legolas all'esterno. Quasi tutti erano sulla parte sinistra della nave, ad aspettare trepidanti che Minas Tirith apparisse alla vista. Mi misi accanto a Boromir. La mano sul parapetto era stretta a pugno, le nocche bianche mentre la stringeva spasmodicamente. Misi la mia mano sopra la sua e dopo un momento la rilassò, facendo intrecciare le nostre dita. Ci scambiammo uno sguardo che valeva più di mille parole.

Quando la città apparve alla vista trattenni il fiato: la prima cerchia della città era in fiamme e un mare di nemici si stendeva interminabile sulle pianure fertili davanti alla città. Ma qualcuno combatteva lì fuori! Tra il fumo distinsi il cavallo bianco su campo verde di Rohan e il mio cuore si alleggerì: i Rohirrim erano arrivati.

"Halbarad" disse piano Estel "Spiega la bandiera a poppa"

Sentii un brivido di eccitazione mentre il ranger, con altri due Dunedain si affrettava ad eseguire. Il re era tornato a Minas Tirith.

Mentre aspettavamo di approdare per dar battaglia vidi éomer, la criniera bianca di cavallo che spiccava, attaccare con foga un battaglione di Haradrim. Ma che stava facendo? Sembrava impazzito e la sua foga portò la sua éored a essere presto presa in mezzo ad un mare di nemici.

Come diavolo ha fatto a diventare Terzo Maresciallo facendo tali errori tattici? pensai.

Gli avrei detto due parole se fossimo sopravvissuti. Era troppo distante ma mi parve si scorgere la figura di éothain accanto a lui, mentre organizzavano una difesa disperata. Sperai ardentemente che il mio amico fosse ancora vivo.

Con un fruscio la bandiera fu spiegata e i miei occhi corsero ad essa. Il cuore mi si gonfiò di speranza mentre il vento la prendeva stendeva. L'albero tessuto con fili di mithiril in campo nero scintillò e le stelle fatte di diamanti si accesero di luci. La corona intessuta d'oro brillò spavalda nel sole. éomer ci vide e lanciò in alto la spada con un urlo di gioia in saluto. Aragorn, erede di Isildur era tornato. Minas Tirith rispose: le campane suonarono e le trombe squillarono. Il re era tornato!

I soldati di Mordor furono invece presi dallo sgomento: parve loro una grande stregoneria che le navi dei loro alleati fossero piene di nemici.

Una volta approdati ci precipitammo in aiuto di éomer, mentre un gruppo di cavalieri, con una bandiera azzurra con una nave a forma di cigno bianca cercava di fare lo stesso dalla città.

"Ce n'é in abbondanza per tutti!" esclamò felice Gimli roteando l'ascia "Che vinca il nano migliore!" disse, dimenticandosi di essere l'unico rappresentante della sua razza, prima di iniziare a tranciare arti e teste con grande passione. Le frecce di Legolas cantavano mentre noi Dunedain, mezzo'elfi e capitano di Gondor lasciavamo parlare le nostre lame.

Quando riuscimmo finalmente a raggiungere éomer volevo dirgli due parole sulla sua stupidità ma non ne ebbi il tempo perché qualcuno mi abbracciò stritolandomi. Sentii i miei piedi sollevarsi da terra: "Bema Elfhlaefdige! Ce l'avete fatta!"

"Sono contenta di vederti anch'io éothain" esclamai con il poco fiato che mi rimaneva ricambiando l'abbraccio lasciando dondolare i piedi "Ora però meglio se mi metti giù"

"Oh, giusto" disse e mi depositò a terra sciogliendomi dall'abbraccio.
"Bene, ora che questa simpatico ritrovamento è finito, abbiamo ancora parecchi orchetti da sistemare" disse Gimli riportando la nostra attenzione alla battaglia.

Il sole quella sera tramontò rosso verso Ovest. La battaglia era vinta, ma anche le nostre perdite erano numerose. éothain mi disse di théoden re e di éowyn e grande fu il mio dolore. Abbracciai di slancio éomer che ricambiò la stretta come un uomo che sta affogando. Sapevo che lo avrebbe superato, era forte e aveva una responsabilità verso il suo popolo ma potevo solo immaginare il dolore di aver perso sia lo zio che la sorella dopo aver già perso i genitori e il cugino. Pregai che la vita gli riservasse qualche gioia...aveva sofferto così tanto.

Mente ci sceglievamo dall'abbraccio, il cavaliere a capo dei soldati con la bandiera del cigno ci venne incontro per scortarci in città.

"Boromir!" esclamò scorgendoci

"Zio Imrahil" sorrise lui

"Oh, già devo conoscere la famiglia?!" dissi sottovoce assicurandomi che solo Legolas, Elladan ed Elrohir mi sentissero. Quest'ultimo mi diede uno scappellotto scherzoso il che attirò l'attenzione di Imrahil. I suoi occhi si spalancarono:

"Un'altra donna! Dunque non solo dama éowyn é giunta in nostro soccorso? Che giorni sono questi?"

éomer si irrigidì a sentire nominare la sorella e questo non sfuggì a Imrahil che si affrettò ad assicurargli: "Si stanno occupando di lei alle case di guarigione"

"Cosa?" esclamò éomer. Una speranza folle si accese nei suoi occhi

"Era viva quando l'hanno riportata in città, non lo sapevi?" rispose lui e il sollievo che provai fu di breve durate perché in quel momento i due gemelli si mossero verso un punto alla nostra destra poco più avanti dove Belgar era inginocchiato, a testa china.

Oh, no. Valar per favore no! pensai mentre li raggiungevo. Non potei che crollare in ginocchio accanto a Belgar che mi circondò le spalle con un braccio mentre sussultavano di singhiozzi. Halbarad era caduto.

Piano piano i miei singhiozzi cessarono per lasciare il posto...al vuoto. Halbarad era stato una presenza silenziosa ma costante. Ora sentivo come se mi mancasse una parte.

Sentii la mano di Boromir posarsi sulla mia spalla:

"Vieni" disse "Ti porto in città"

Scossi la testa "No, voglio restare qui"

Elrohir iniziò a dire: "Miriel, forse è meglio...."
"No" dissi decisa guardandolo "Voglio restare con voi." Voglio restare con la mia famiglia restò non detto ma tutti lo avevano sentito. Lui annuì. Mi allungo la mano e mi aiutò ad alzarmi:

"Andiamo sorellina" disse conducendomi via

Lanciai uno sguardo di commiato a Boromir e colsi il disappunto e il dolore ma non avevo la forza di affrontare il problema in quel momento. I Dunedain rimasti avevano montato le tende, gentilmente fornite dal principe Imrahil immaginai vedendo i teli blu e bianchi di cui erano fatte, vicino alle mura. Elrohir mi condusse in una dove tre letti da campo erano già stati montati. L'elfo diede un'occhiata alle mie ferite ma erano solo graffi superficiali. Poco dopo entro Elladan con dell'acqua. Riempì tre ciotole e poi uscì fuori a pulirsi insieme al fratello, lasciandomi nell'initimità della tenda. Qualcuno era andato a prendere i miei bagagli sulla barca dei corsari e infilai grata un ricambio pulito. Poi, sfinita emozionalmente e fisicamente dalla giornata, mi lasciai cadere su un letto e accolsi con gioia l'oblio del sonno.

Miriel dei DunedainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora