Il bosco dorato

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La notte era calata da un po' quando finalmente sentii il rumore che speravo di sentire: il tranquillizzante fruscio del vento tra le fronde. Davanti a noi si indovinavano i contorni di molti alberi: Lothlorien. Nonostante tutto un sorriso mi increspò le labbra poi andai a sbattere contro Boromir che si era fermato di botto davanti a me.

"Ehi, cosa c'è?" chiesi irritata

"Non c'è altra via?" chiese

"Quale via migliore di questa desidereresti?" chiese Aragorn

"Qualsiasi, sia pure circondata da un muro di spade" rispose lui

"Che diavolo stai dicendo?" chiesi io. Non capivo che problema avesse con Lothlorien ma avevo dimenticato che, a differenza di noi Dunedain, gli uomini di Gondor da tempo non avevano più famigliarità né contatti con gli elfi.

"Strane storie girano su questo bosco. I mortali che vi entrano non escono più"

"Non escono uguali a come sono entrati" lo corresse Aragorn "Ma io e Miriel ci siamo già stati e ne siamo usciti incolumi. Inoltre se abbiamo una possibilità di scappare agli orchi è sotto queste fronde"

"Andiamo, prometto che ti proteggerò dagli alberi malvagi" dissi ironica dando una pacca sulla spalla di Boromir. Mi guardò storto ma alla fine ci seguì tra gli alberi.

Non molto tempo dopo guadammo il Nimrodel, il fiume che segnava il confine di Lothlorien anche se da molto nessuno degli elfi viveva così vicino al confine. Riposammo un po' alla musica sempre cangiante del fiume mangiando una magra cena. Poi Estel ci fece rialzare per proseguire. La luce delle stelle e della luna non filtrava attraverso le fronde, ma i tronchi avevano una strana luminescenza che li faceva brillare fiocamente nella notte, abbastanza per permetterci di non andare a sbatterci contro.

Quando gli hobbit non ce la fecero più a continuare Aragorn cominciò a cercare un posto per passare la notte.

"Potremmo dormire sugli alberi" propose Legolas.

"E come? Non posso dormire appollaiato come un uccello" brontolò Gimli.

"Non ce ne sarà bisogno" disse una voce sconosciuta da...sopra di noi? Istintivamente avevo già portato la mano all'elsa della spada, mentre Legolas aveva puntato l'arco verso l'alto.

Un'altra voce rise dolcemente e disse qualcosa in un Sindarin con un accento strano. Capii che ci aveva consigliato di non fare niente, eravamo sotto tiro. Dall'albero davanti a noi scese con grazia una figura ammantata. Gettò il cappuccio indietro, svelando capelli dorati e due penetranti occhi azzurri.

"Benvenuti a Lorien" disse in un Westron lento, come se facesse fatica a trovare le parole giuste "La dama vi stava aspettando. Io sono Haldir, guardiamo delle frontiere. È da alcuni giorni che, con i miei fratelli, sorvegliamo la strada aspettandovi".

In quel momento dalle ombre sbucarono due altri elfi, armati con lunghi archi. La somiglianza con Haldir era sorprendente: Orophin e Rumil si presentarono. Orophin parlava solo elfico, Rumil aveva qualche infarinatura di Westron, ma solo Haldir lo parlava più o meno correntemente. Cosa che causò il dispiacere di Gimli visto che io e Legolas e a volte anche Estel, scivolavamo spesso nell'elfico, dimenticandoci che nostri compagni non potevano capirlo.

Alla fine dormimmo davvero sugli alberi. I Galadhrim, come si autonominavano gli elfi di Lotholorien, ci invitarono a salire sui loro flet. Erano piattaforme costruite sulle cime degli alberi. Vi si accedeva da un foro al centro da cui passava una scala di corda. Gli alberi sotto ai quali ci eravamo fermati avevano due flet sulla loro sommità, invisibili dal basso. Gli hobbit salirono su un flet in compagnia di Haldir e Orophin mentre noi salivamo con Rumil su un altro.

Miriel dei DunedainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora