Che giustizia sia fatta

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Deglutii a vuoto un paio di volte, lasciando il mio sguardo vagare sulla vista che si estendeva di fronte a me. Due grandi torri acuminate si alzavano dai due lati delle Montagne nere e un enorme cancello di ferro nero chiudeva completamente l'accesso alle pianure di Gorgoroth. Un bagliore di fuoco in lontananza segnalava la posizione del Monte Fato. Avevo visto molte battaglie, ma quella era la prima volta che andavo a bussare, figurativamente, alla porta del nemico. Mi costrinsi a fare un respiro profondo, pensando a Aethelstan, a Lothiriel, a Merry e a tutti i bambini degli Edain che aspettavano nella città e in giro per la Terra di Mezzo. Avevano diritto a un futuro. Abbracciai con lo sguardo le persone attorno a me: la mia famiglia e gli amici fatti durante il viaggio. E l'uomo accanto a me, che mi sorrise, nonostante tutto, quando i miei occhi si posarono su di lui. Se avessi potuto scegliere con chi morire, avrei scelto loro. Ricambiai il sorriso di Boromir, e sentii la paura sciogliersi come neve al sole. Sauron aveva dimenticato che non doveva sottovalutare gli umani. Eravamo lì per ricordarglielo.

Con Estel, Gandalf ed éomer ci avvicinammo al cancello per lanciare la nostra ultima sfida.

Estel si alzò sulle staffe e gridò con voce potente: "Che il signore della Terra Nera si faccia avanti, che giustizia sia fatta su di lui"

Per un attimo non ci fu risposta. Non si vedeva nessuno, ma sentivo che eravamo osservati. Vidi Pipino, seduto davanti a Gandalf su Ombromanto, muoversi a disagio.

Improvvisamente, con un gemito di cingoli si aprì uno spiraglio nel muro nero che avevamo davanti e ne uscì un cavaliere affiancato da due orchetti. Uno di loro reggeva una bandiera bianca. Non dubitai nemmeno per un momento che Sauron volesse parlamentare. Il Maledetto sicuramente voleva prendersi beffe di noi fino alla fine. Più il il cavaliere si avvicinava più mi ricredevo della mia impressione iniziale che fosse un uomo. Forse lo era stato un tempo, ma non ne aveva quasi più le fattezze così come la povera bestia che cavalcava, una povera imitazione di un cavallo. Un enorme elmo dalla foggia grottesca gli copriva il volto. Se aveva un nome lui stesso lo aveva dimenticato ed era conosciuto come la bocca di Sauron. Il suo luogotenente più fidato.

La delegazione della terra nera si fermò a qualche passo da noi e la bocca di Sauron ci guardò con disprezzo, la bocca atteggiata a una smorfia di disgusto.

"C'è qualcuno tra voi che abbia l'autorità di parlare con me? Non di certo tu" disse accennando ad Estel "Non basta una lama elfica per fare di un uomo un re". Aragorn non disse nulla. Guardò solo il messaggero, il viso atteggiato a una maschera impassibile.

"Sono un messaggero, non potete farmi del male" esclamò impaurito dopo un po', anche se Estel non aveva detto nulla.

"Dove vigono certe leggi, solitamente il messaggero non insulta gli interlocutori" disse Mithrandir e la bocca di Sauron si girò verso di lui, come se lo avesse visto solo in quel momento.

"Ah, vecchio barbagrigia, ho un pegno che mi è stato chiesto di mostrarti" Trasse da una borsa davanti a se qualcosa e lo lanciò a Gandalf che lo prese al volto e quando vidi cos'era un'improvviso terrore mi assalì.

"No" gemette Pipino

"Silenzio" disse Gandalf, ma sentii la sua voce stessa tremare.

Lì, davanti al Cancello Nero, lo stregone aveva in mano la cotta di Mithril di Frodo.

"Ah, vedo che chi la portava vi era caro. Chi pensava che uno così piccolo potesse sopportare tanto dolore. E lo ha fatto Gandalf, lo ha fatto"

Non potevo credere che tutte le nostre speranze fossero appena morte lì. Davanti ai nostri occhi, nella polvere di Mordor.

"Ma il mio Signore, nella sua bontà, vuole farvi un'ultima offerta" disse la Bocca di Sauron

Il silenzio regnò per due battiti del cuore, poi Gandalf disse:

Miriel dei DunedainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora