XVIII • showdown

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«Hoseok corri in camera, non so che cazzo mettermi».
Urlò il biondino al telefono con l'amico, che a seguito della disperata richiesta d'aiuto, irruppe nella stanza di Jimin con una camicetta scollata e trasparente in mano.

«No scordatelo, non mi metto quella roba».
La indicò Jimin, quasi scioccato.

«Eh infatti, sia mai che si veda un po' di quel ben di Dio».
Gli fece il verso il rosso.

«Smettila, sai che mi vergogno».
Disse voltandosi e tornando verso il suo armadio, tirando in aria un paio di camice, mentre brontolava qualcosa di incomprensibile.

«Senti, almeno provala, poi se non ti piace come ti sta cerchi altro, ma almeno fallo per me... L'ho comprata qualche tempo fa, ma non ho ancora avuto occasione per metterla.
In ogni caso penso che anche su di te starebbe da favola».
Confessò con un sorrisino dolce, mentre porgeva la camicetta al biondo.

Jimin la afferrò, prima squadrandola, poi sbuffando.

Si sfilò la maglia che aveva e la indossò.

«Lo sapevo! Lo sapevo! Ti sta d'incanto! Vedi, è trasparente nei punti giusti e coprente per il resto, non è così esagerata come pensavi!».
Esclamò Hoseok mentre saltellava intorno all'amico, non totalmente convinto dell'outfit.

Poi il rosso fece «Fossi in Jungkook, già ti avrei-».

Parli del diavolo e spuntano le corna.
La serratura fece uno scatto e dal lungo corridoio fece capolino il moro.

«Cos'è qua? Una festa? Perché siete tutti in camera mia?».
Borbottò abbastanza irritato, senza rivolgere il minimo sguardo ai due.

«Oh scusa tanto, tolgo immediatamente il disturbo... A stasera!».
Rispose un po' intimorito Hoseok, concludendo con un «E tu non provare a cambiare la camicetta» diretto a Jimin e seguito da un'occhiataccia minacciosa.

«C-ci stavamo preparando, non volevo darti fastidio».
Disse Jimin dopo qualche secondo, per rompere il ghiaccio.

«Ah vestito così mi dai tutto tranne che fastidio, te lo assicuro».
Disse il moro ridacchiando, volgendo finalmente lo sguardo verso il minore.

Jimin arrossì e si voltò verso lo specchio, facendo finta di aggiustarsi la camicetta.
Voleva cercare di non far notare il forte colore che avevano preso le sue guance al momento, e di certo non si sarebbe aspettato che Jungkook camminasse fin dietro le sue spalle, abbracciandolo da dietro e facendo combaciare perfettamente i loro corpi.

Gli posò un dolce bacio sul collo, per poi guardarlo negli occhi attraverso lo specchio.
«Stai benissimo».

«G-grazie, anche tu».
Rispose con un filo di voce, mentre cercava di deglutire a fatica.

Jungkook aveva una semplice camicia nera, sbottonata più del dovuto e infilata dentro a dei jeans scuri di pelle che andavano a finire in uno stivale di Prada nero con il carrarmato al di sotto.
I capelli mossi gli ricadevano ai lati del viso, contornandolo perfettamente, e il sorrisino che aveva stampato sul volto da quando era entrato in camera non prometteva niente di buono.

Si sporse nuovamente verso il collo del biondino, con il quale il suo respiro si stava scontrando più e più volte, mentre mordeva e baciava la pelle lattea del minore.

«Sarebbe estremamente appagante spogliarti e scoparti di fronte a questo specchio ora, ma rovinerei il momento romantico, quindi non lo farò».
Sussurrò piano all'orecchio di Jimin, che ormai aveva perso la lingua, non sapendo più come rispondere e iniziando a temere d'aver perso ogni capacità d'espressione, il che divertì ancor di più il maggiore.

«Senti, ce l'hai il passaggio per dopo?».
Chiese mentre faceva scivolare una delle sue mani lungo la schiena del biondo, fino ad arrivare alla cintura in pelle nera che stava indossando.

«S-si... o meglio credo di andare in macchina di Yoongi con Hoseok e Jin».

«Ah peccato, avrei voluto portarti io».
Affermò, azzardandosi a posare la sua mano sul fondoschiena del minore, che sussultò al contatto inaspettato.

Jimin si voltò, lasciando che la mano di Jungkook scorresse verso uno dei suoi fianchi, e il moro si affrettò a cingerli entrambi.

«Carino da parte tua venire qua, offrirmi passaggi, toccarmi e dirmi di volermi scopare, senza neanche darmi un bacio».

«Se lo volevi così tanto potevi prendertelo».
Rispose a tono, alzando un sopracciglio mentre sorrideva, e Jimin non se lo fece ripetere due volte.

Si tuffò nelle labbra rosse e morbide del maggiore, mentre quest'ultimo cercava a tutti i costi di portarselo sul letto, guidandolo.

Non passarono così tanti secondi prima che Jimin potè sentire la barra del suo letto schiantarsi contro i suoi polpacci, segno che era arrivato a capolinea.

Jungkook lo spinse con forza sul letto, facendolo rimbalzare di poco.

«Cazzo Jungkook, piano».
Si lamentò il biondo, quando il maggiore iniziò a mordere il suo labbro inferiore leggermente un po' più forte del solito.

«Io avevo chiesto un bacio, comunque».
Ridacchiò Jimin, una volta a cavalcioni sull'erezione del moro.

La cosa sarebbe andata avanti per molto se qualcuno non avesse bussato con insistenza alla porta in legno della camera.

«Merda...».
Sussurrò il moro, mentre si scostava Jimin da dosso, dirigendosi verso la porta.

Il biondo potè giurare di averlo visto titubante prima di aprirla, come se non fosse psicologicamente pronto per affrontare ciò che c'era dietro.

Come se...
Jimin non sapeva descriverlo.
Come se dall'altro lato ci fosse la resa dei conti.

«Aspettavo che mi venissi a bussare alla porta, ma a quanto pare ho fatto prima io... Andiamo, amore? Siamo in ritardo! Dobbiamo sistemare prima che arrivino tutti».

Ah, la ragazza di Kook.
Era lei la sua resa dei conti, effettivamente.

⋆ 𝐁𝐔𝐓𝐓𝐄𝐑𝐅𝐋𝐘 𝐄𝐅𝐅𝐄𝐂𝐓 ☽ 𝘫𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora