XXXVII • when it comes to you

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«La lezione è finita, ci vediamo tutti quanti dopodomani, svolgete gli esercizi assegnati, perché ve li controllo». Il professore di letteratura inglese aveva appena finito la sua ora, e Jimin si accingeva a tornarsene in camera.

Era quel pomeriggio nel quale Hoseok aveva scambiato la sua camicia con quella di Taehyung, e il biondo era rimasto piacevolmente sorpreso notando quanto profumo sprigionasse il colletto, quel profumo di lavanda che aveva sentito più volte, quella sera che avevano ballato insieme.

Scacciò via il pensiero con un sorriso, pensò che quella sera gliel'avevano proprio fatta pagare a Jungkook.

«Sono stanchissimo, Minnie. Credo proprio che andrò a riposare». Annunciò il rosso, e Jimin si convinse a fare lo stesso per ammazzare un po' il tempo.

I giorni per lui erano diventati abbastanza noiosi da quando aveva detto a Jungkook di prendere una decisione tra lui ed Aeri. La loro storia si era come bloccata, e in cuor suo sperava che la paura che avesse di non essere scelto, fosse solamente una sua paranoia.

I pensieri gli si accavallavano e scorrevano veloci come i gradini delle scale sotto i suoi piedi: si dirigeva al dormitorio.

Quando girò la chiave nella toppa, fece solamente un piccolo scatto prima di aprirsi, segno che qualcuno era già dentro.

«Non ho avuto scelta, lo rifarei altre cento volte, piuttosto che morire per mano sua».

Improvvisamente nella stanza calò il silenzio.

Jungkook e Taehyung se ne stavano seduti sul letto del moro a parlare, e ora due paia di occhi fissavano intensamente il biondo.

«S-scusate... Ho finito le lezioni, non volevo interrompervi...».

Taehyung si alzò e con un sorriso raggiante invitò Jimin ad entrare. «Tanto devo andare! Baekhyun, il mio coinquilino, aveva bisogno di una mano per il suo cambio di stagione». Inventò il castano, su due piedi.

Jungkook tentò di afferarlo per un braccio, ma fu inutile, aveva già preso il via.

Salutò Jimin, facendogli una leggera carezza sul volto e poi uscì.

«Hey...». Cominciò Jungkook, notando che Jimin aveva già incominciato ad ignorarlo, sistemando qualche libro sulla scrivania.

Il biondo si arrestò, guardandolo da dietro la spalla.

«So che ti ho fatto aspettare, e mi dispiace per questo, ma volevo dirti che... Io e Aeri non stiamo più insieme».

A Jimin scoppiò il cuore dalla felicità e una miriade di farfalle si sprigionarono nel suo stomaco.
Si voltò meravigliato, con un sorriso stampato sul volto.

Salì sul letto a gattoni, fino ad arrivare tra le sue gambe.
Le labbra si chiusero velocemente su quelle di Jungkook, che approfondì subito il bacio, quasi a tramutarlo in un morso.

Le unghie di Jimin che gli graffiavano leggermente il collo, non facevano altro che eccitarlo ancor di più, e ben presto i pantaloni attillati della divisa, si trasformarono in una prigione.

Jimin riuscì a salire a cavalcioni sulle sue gambe, mentre il moro cominciava a lasciargli un succhiotto ben visibile accanto al pomo d'Adamo.

«Mi sei mancato».
Sussurrò dolcemente il minore, mentre cominciava a strusciarsi spudoratamente sulla parte intima di Jungkook.

«Jimin!». Ringhiò prepotente, afferrando saldamente i fianchi del biondo per fermarlo.
«Così finisce male».

E Jimin si avvicinò lentamente al suo orecchio.
«Ho passato quasi un anno a mettermi freni su freni con te, prima perché non ti conoscevo bene, e poi per Aeri. Adesso ti voglio, non me ne frega niente. Non c'è più un singolo motivo per non volerti così tanto».
Morse il lobo, per poi scendere sul collo per lasciare altri baci e altri morsi.

Si allontanò solamente per sfilargli la maglia, e il moro fece lo stesso con la sua.

«Jungkookie...».
Piagnucolò di frustrazione, lasciandogli dolci baci sulle labbra, mentre con le mani gli accarezzava il petto e gli addominali.

Si sentiva scoppiare.

«Dimmi amore, che c'è?».
Chiese a voce bassa, facendo mordicchiare le labbra a Jimin per trattenere un gemito.

«Hai intenzioni serie con me?».
Chiese, mentre disegnava cerchi immaginari con le dita sopra al petto del moro.

«Sì, certo».
Gli sorrise, passandogli una mano tra i capelli.

«E poi un'altra cosa...».
Disse il più piccolo, sistemandosi meglio sopra di lui.

«Mhmh».
Lo incitò a continuare, mentre lasciava cadere entrambe le mani sui suoi glutei, spingendolo contro il suo petto, e creando così un attrito meraviglioso tra le loro intimità, che fece sospirare Jimin.

«Sono vergine».
Sussurrò.

Jungkook non seppe spiegare quanto velocemente il sangue defluì dal suo cervello per arrivare laggiù.
Non ci poteva credere.

«Ci andrò piano, promesso».
Disse, cercando di aggrapparsi all'ultimo barlume di lucidità che gli era rimasto.

Afferrò il corpo esile e snello del ragazzo sopra di lui facendolo stendere delicatamente sulle lenzuola, per poi iniziare a spogliarlo partendo dalla camicia bianca, per poi finire con i pantaloni e i boxer, mentre lasciava baci ovunque sul suo corpo, e ogni qualvolta questi diventavano morsi, Jimin gli tirava leggermente una ciocca di capelli, e lui cercava di rinsavire.

Dopo qualche secondo realizzò che il biondo stava già armeggiando con il bottone dei suoi pantaloni, così portò una mano vicino alle sue e lo aiutò, finendo di tirarsi giù la cerniera e sfilandosi da solo i pantaloni, mentre le mani minute di Jimin gli accarezzavano dolcemente le cosce, per poi andarsi a nascondere sotto la camicia, già per metà sbottonata.

Il moro finì di spogliarsi, rimanendo solamente in boxer, mentre quelle mani continuavano a viaggiare lungo il suo corpo, scivolando dal petto fino agli addominali, e intanto una delle due aveva già iniziato a massaggiarlo.
Poi Jimin fece presa sul tessuto e calò anche i boxer, mentre si tirava su.
Allargò le gambe, in modo da avere le ginocchia di Jungkook ai lati delle sue cosce, poi si avvicinò gradualmente all'intimità già completante eretta del moro.

Lo guardò dal basso, da sotto le ciglia scure, con quel suo fare innocente che tanto faceva accartocciare lo stomaco a Jungkook dall'eccitazione.
Il moro sorrise dal piacere, gli accarezzò una guancia e poi fece scendere il pollice tra le sue labbra, schiudendogliele e avvicinandosi di più col suo corpo, lasciando ben intendere cosa volesse e Jimin esaudì velocemente il suo desiderio, iniziando a succhiare, incassando le guance.

La sensazione dei capelli morbidi e lisci tra le sue mani, che strattonava leggermente guidando il minore nel suo lavoro minuzioso.
La sensazione di piacere che se lo stava mangiando vivo, e che si intensificava ogni volta che si focalizzava su quelle labbra carnose perfettamente avvolte attorno a lui.

Tutto ciò lo stava facendo impazzire.

Capì ben presto che se avesse continuato così, sarebbe venuto.
Perciò si fece coraggio e tirò un po' più forte la ciocca di capelli che aveva stretto tra le sue mani, allontanandolo finché non fu fuori dalla sua bocca.

Si chinò fino al suo volto, per poi baciarlo.

Più che un bacio sembrava un porno, ma non riusciva mai a controllarsi quando si trattava di Jimin.

«Girati».
Sussurrò piano, facendo costellare di brividi la schiena del ragazzo.

Il biondino era a carponi di fronte a lui, e solamente il pensiero di poterlo finalmente avere alla sua più completa mercé, gli stava facendo bruciare lo stomaco dal piacere.

⋆ 𝐁𝐔𝐓𝐓𝐄𝐑𝐅𝐋𝐘 𝐄𝐅𝐅𝐄𝐂𝐓 ☽ 𝘫𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora