XLIV • killer

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«Io me ne vado in biblioteca a studiare».
Annunciò Jungkook, sbattendo la portiera della macchina per chiuderla.

Inutile dire che il breve viaggio in macchina l'avessero passato nel silenzio più totale.

«Jeon Jungkook che studia?».
Domandò ironicamente Taehyung, alzando velocemente un sopracciglio.

Il moro alzò gli occhi al cielo in tutta risposta, poi fece combaciare le sue iridi con quelle del menta.
«Tu?».

«Io cosa?».
Domandò, un po' soprappensiero.

«Tu che fai?».
Specificò il ragazzo di fronte a lui.

«Io... credo che andrò a riposare».
Concluse, lasciando che un fiotto d'aria uscisse velocemente dai suoi polmoni.

Taehyung se lo guardava attentamente, quasi come volesse leggergli l'anima.

«Vai in camera tua?».
Chiese il castano, marcando bene l'aggettivo possessivo.

«Mhmh».
Rispose semplicemente, così.
Così come se gli stesse dicendo qualcosa di poco conto.

«Va bene, io vado... A domani».
Si congedò velocemente Jungkook, girando i tacchi e lasciandoli soli per il corridoio.

«Vai da lui, quindi...».
La voce tremolante del castano irruppe nelle orecchie di Yoongi.

«No. Vado semplicemente a riposare e mettere apposto le idee. Sai, non sei una persona facile da gestire, hai un certo effetto su di me, ormai è inutile nasconderlo.... Devo davvero capire cosa voglio da te, Tae.
Io non voglio farti soffrire di nuovo, non me lo perdonerei mai».
Spiegò mentre faceva due o tre passi indietro.

«Ho capito».
Rispose freddo.

«Ci vediamo, allora...».
Disse Yoongi, dopo essersi schiarito la voce.

Ma prima che potesse anche solo accorgersene, Taehyung aveva percorso quei pochi metri che li separavano con un paio di falcate, e gli era arrivato ad un palmo dal naso.

Il castano lo afferrò per la catena che portava al collo, e ad un centimetro dalle sue labbra gli sussurrò
«Io posso darti tutto ciò che vuoi, Yoongi. Scegli bene».
Poi lo lasciò andare, voltandosi, e andandosene senza salutarlo.

Dire che Taehyung ci scopava col cervello di Yoongi, sarebbe stato un eufemismo.
Taehyung a Yoongi gli apriva lo stomaco, ci metteva le farfalle e poi lo richiudeva.
Lui sapeva come trattarlo, come gestirlo.

È inutile raccontare di come Yoongi fosse rimasto a fissare la figura di Taehyung che man mano si faceva più piccola, mentre si allontanava nel corridoio del dormitorio, con un ghigno stampato in faccia.

Infilò la chiave nella toppa controvoglia, sperando con tutto sé stesso che Hoseok non fosse in camera.

Ma ovviamente il mondo, come al solito, è contro Min Yoongi.

«Dove sei stato?».
Lo stava aspettando, forse, seduto a braccia conserte sul letto, mentre guardava la televisione.

«Ah, allora la lingua ce l'hai ancora».
Rispose Yoongi, alludendo al fatto che senza un apparente motivo, o almeno per lui, il rosso avesse smesso di rivolgergli la parola da qualche giorno.

«Oh sì, ed è sempre più stronza».
Lo rimbeccò, senza tuttavia degnarlo di un singolo sguardo.

«Che hai, Hoseok?».
Domandò il menta, con tono scocciato.

«Nulla... niente di che. Stress per gli esami».
Si giustificò. Aspettò qualche secondo e poi continuò
«Certo, c'è un modo in cui mi piace molto sfogare questo stress... me lo ha insegnato un certo Min Yoongi, per caso lo conosci?».
Lo provocò, sdraiandosi sulle lenzuola bianche.

⋆ 𝐁𝐔𝐓𝐓𝐄𝐑𝐅𝐋𝐘 𝐄𝐅𝐅𝐄𝐂𝐓 ☽ 𝘫𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora