XLVII • Butterfly Effect: The Answer

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La professoressa di giapponese parlava da più o meno un'ora, ma la mente di Jimin era persa veramente altrove e altrettanto lo era quella di Hoseok.

I due si erano ritrovati più volte, in quel periodo, a parlare di quanto la loro vita fosse stata stravolta da quando avevano messo piede dentro quell'università.
E ora stava quasi per finire l'anno scolastico, quella a cui stavano assistendo era solamente una lezione introduttiva al programma dell'anno a venire.

Il primo caldo era già arrivato, e con sé iniziava a portare le prime piogge monsoniche sulla penisola.
Avevano dato, perso, preso e riperso tantissime cose, persone, opportunità.

Jeon Jungkook e Min Yoongi erano entrarti nelle loro vite proprio come quei monsoni.
Due tornado, due temporali. Non c'era altro modo di descriverli.

Una cosa che ti prende alla sprovvista, che ti da tutto e poi ti leva tutto.
Si sentivano così adesso, un po' malinconici.
Lì avevano persi, entrambi.

Quei meccanismi che scorrono inarrestabili, in quelle vite frenetiche in cui erano stati trascinati dentro senza poterci fare niente, e da cui adesso, quegli stessi meccanismi, li avevano risputati fuori.

«Forse i veri protagonisti di questa storia non eravamo noi...».
Disse Jimin, tutto d'un tratto, sottovoce.

E Hoseok lo sentì, perché rispose con una leggera risatina.

«Ci sono delle persone che sembrano avere una gravità propria, e inizi a orbitargli intorno. Senza neanche accorgertene. Sono persone speciali».
Aggiunse il rosso.

«Hanno vite sfrenate, alla costante ricerca dell'eccesso. E tu, normale, diventi personaggio secondario persino nella tua stessa vita.
Mi sento come se Yoongi avesse preso il mio cuore e l'avesse svuotato».

Jimin stava in silenzio, quindi l'altro riprese fiato.
«E come se fossimo fogli, le loro penne hanno scritto la nostra storia qui dentro.
Ci hanno presi, stravolti e poi rimessi al nostro posto.
Entrare a far parte della loro vita è come essere costantemente su una montagna russa».

Poi Jimin decise finalmente di parlare.
«Sai cos'è l'effetto farfalla, Hoseok?».

Il rosso si voltò, concedendogli la sua più totale attenzione.

«Una farfalla sbatte le ali, e dall'altra parte del mondo provoca un uragano».
Spiegò, sorridente e nostalgico, pensando a l'ultima volta che era saltato fuori questo discorso.

«Jungkook e Yoongi sono il nostro effetto farfalla? Stai dicendo questo?».
Domandò Hoseok, con un'espressione interrogativa sul volto.

«No, è qua che ti sbagli».
Rispose, per poi riprendere qualche secondo dopo.
«Ci ho ragionato molto su questo effetto farfalla, ultimamente, sai?
E ho capito che poche persone sono tanto influenti sulle altre da averne uno tutto per sé. La maggior parte delle persone sono solamente un tassello dell'effetto farfalla di qualcun'altro. Di qualcuno davvero in grado di poter condizionare così tante persone, e da far dipendere da un suo comportamento alcuni rilevanti ed effettivi cambiamenti nella vita degli altri».
Continuò a voce bassa, con tono pacato.

«Tu ne hai uno?».
Chiese Hoseok.

«No. Ma ho capito di far parte di quello di qualcun'altro da un po' a questa parte. Forse è da quel momento che ho smesso di lottare per Jungkook. Perché ho capito che niente sarebbe effettivamente dipeso da me, in questa assurda storia qui dentro queste mura».

«E allora chi è il burattinaio? Jungkook?».
Domandò il rosso, cercando di decifrare il complesso ragionamento dell'amico.

«Proprio non ci arrivi?».
Domandò in tono scherzoso, ma pur sempre amichevole.

Hoseok scosse la testa velocemente.

«È di Yoongi, l'effetto farfalla.
E facciamo tutti parte del suo caos».

E ad Hoseok gli si aprì un mondo.

«È Yoongi che tira i fili di tutte le marionette, senza neanche volerlo, probabilmente.
Pensaci, Yoongi è entrato dentro questa scuola, e già soltanto il sapere che dentro queste mura ci fosse un membro di una famiglia così temuta, aveva già influenzato un intero istituto.
Jungkook e Taehyung sono diventati presto i satelliti principali.
Jungkook è la persona che si sente più in dovere di proteggere, e questo perché Jungkook verrà influenzato al punto tale da voler avere una vita simile a quella che sapeva che avesse lui, al di fuori di questo contesto.
Inoltre, se Yoongi non fosse esistito, lui non si sarebbe messo con Aeri, io non sarei stato preso in considerazione perché non avrebbe trovato gusto nel tradimento, Aeri non sarebbe mai morta, tantomeno lui incolpato di un omicidio.
Sarebbe stato il classico figlio di papà, bello e viziato, con una relazione etero e una carriera universitaria da far invidia.
L'altra arteria principale, Taehyung.
Adesso sappiamo che cosa c'è sotto.
Lui è completamente perso per Yoongi, ha fatto delle follie, come quella della camicia.
Se Yoongi non fosse esistito, Taehyung non sarebbe stato così condizionato dall'amore senza freni e regole che prova per lui, tu non saresti mai stato coinvolto nel processo che Yoongi aveva iniziato per cercare di dimenticarlo e superarlo. Non saresti mai stato male per lui, non avresti mai dovuto relazionarti con Kim Taehyung.
E noi siamo personaggi sullo sfondo, come paesaggi.
Lontani, sfocati.
Nulla è davvero dipeso da noi, siamo solo stati coinvolti.
Questo enorme effetto farfalla finirà quando non avremo più a che fare con lui, nemmeno per vie traverse, come nel mio caso Jungkook».

«Da quanto ci pensi su?».
Chiese Hoseok.

«Da un po' in realtà, da prima che iniziasse la sessione estiva».
Bofonchiò a bassa voce.

Poi l'attenzione di entrambi fu attratta da una figura stante, davanti la porta d'ingresso all'aula: Min Yoongi.

«Parli del diavolo...».
Commentò scocciato il rosso.

Aveva fatto cenno a Jimin di seguirlo.

«Ma ce l'ha con te?».
Domandò il biondo, un po' confuso.

«No, no. Ti sta guardando, ce l'ha con te. Vai e dimmi che ti dice».
Si affrettò a rispondergli.

«Certo, certo».

⋆ 𝐁𝐔𝐓𝐓𝐄𝐑𝐅𝐋𝐘 𝐄𝐅𝐅𝐄𝐂𝐓 ☽ 𝘫𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora