III • princess

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I tre attraversarono tutto il lungo corridoio, passando accanto ad ogni aula, nelle quali ogni tanto Jimin buttava un occhio per capire cosa ci fosse.
Alcune erano aule ed altre laboratori.
Quello di scienze era decisamente il più figo - pensò - non vedeva l'ora di farci una lezione.

Dopo qualche minuto di camminata, arrivarono davanti ad un cancello molto elegante, tutto argentato, il quale portava due grandi "S" in metallo sulle minute sbarre.

«Ok, da qui si accede all'Ala Sud».
Annunciò la ragazza.

Appena varcata la soglia del grazioso cancello, la vista di un meraviglioso chiostro rigoglioso apparve a Jimin, Hoseok e Jin, che spalancarono gli occhi, mentre il sole inziò a scaldarli tiepidamente.

«Questo è il chiostro della vostra ala, si passa di qui per accedere al cancello del dormitorio».
Spiegò la ragazza.

«Guarda che bella!». Esclamò una delle ragazze che si trovava lì con loro, indicando una fontana di marmo bianco che dominava alla perfezione l'area centrale del grazioso chiostro.

Era bella -infatti- anche Jimin la pensava uguale, raffigurava un delfino tra delle acque ribelli e l'acqua che sgorgava dalla naturalistica bocca dell'animale marmoreo era limpida come gli occhi della ragazza che stava fissando Jimin da quando aveva fatto ingresso nell'aula magna, qualche quarto d'ora fa.

«Ce la faranno mai a capire subito che sei gay, senza rimanerci male dopo?». Chiese sghignazzando Hoseok, attaccato all'orecchio del biondino.

«Sono troppo bello per non piacere ad entrambi i sessi». Si vantò ironicamente Jimin, sistemandosi il ciuffo che gli ricadeva sulla fronte lattea con un gesto scherzosamente vanitoso.

«E come darti torto». Gli sorrise Hoseok, pizzicandogli dolcemente la guancia.

«535 venga con me». Disse una delle accompagnatrici.

Jimin era sicuro fosse quell'oca che aveva confabulato qualcosa alle sue amiche mentre stavano smistando la gente, così con fare scocciato si accostò a lei, ma non prima di aver salutato Hoseok e Jin.

«Hey, sai con chi sei in camera?». Quella stronza iniziò a stuzzicarlo appena si girarono, diretti verso la stanza numero 535.

«Non mi interessa, ora portami in camera e basta». Rispose freddo e a tono.

«Sei col mio ragazzo, quindi evita di fare la troia e giraci alla larga».

"Ecco perchè confabulava" pensò Jimin, per poi dar fiato ai suoi pensieri.
«Se hai paura che il tuo ragazzo possa farsela con un uomo, forse è il caso di parlarne con lui e non di insultare ed offendere gente che neanche hai la minima idea di chi sia».

E le strappò le chiavi di mano, inserendo quella giusta nella serratura.

«Te lo consiglio vivamente». Concluse, facendole l'occhiolino, prima di entrare nella stanza, lasciandola lì impalata.

«Cosa vuole che me ne importi del suo fottuttissimo ragazzo?». Chiese lamentandosi ad alta voce, prima di posare la sua valigia a terra, accanto all'armadio in ebano.

La camera era abbastanza spaziosa, un bilocale: subito dopo la porta d'ingresso c'era un piccolo corridoietto, dal quale si accedeva ad un'altra porta. Jimin non poteva saperlo con certezza, ma dedusse che quello fosse il bagno.

La porta del presunto bagno, però, era ancora chiusa e per paura che fosse occupato, Jimin andò dritto in camera da letto, dove infatti notò una valigia completamente nera risposta in prossimità della finestra.

⋆ 𝐁𝐔𝐓𝐓𝐄𝐑𝐅𝐋𝐘 𝐄𝐅𝐅𝐄𝐂𝐓 ☽ 𝘫𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora