VII • attentions

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Jimin tirò due o tre sospiri prima di entrare in camera.
Girò con cautela la chiave nella serratura, che fece però solo uno scatto: segno che Jungkook era già dentro, la camera non aveva le mandate.

I fogli erano ancora lì, ma di Jungkook nessuna traccia.

Dedusse che fosse sul "suo" letto e che il muro gli stesse coprendo la vista, e infatti dopo qualche passo scoprì giusta la sua supposizione.

«I-io — Non... Scusami, raccolgo tutto».
Disse, chinandosi a racimolare ogni foglio sparso.

«Hai paura, Park?».
Domandò il moro, mantenendo un tono piatto e calmo.

«Non voglio essere picchiato nuovamente, tutto qua».
Spiegò, cercando di analizzare ogni parola prima di pronunciarla, per evitare di istigare ancor di più il maggiore.

«Fossi stato un qualsiasi qualcun'altro... Se solo lo fossi stato, avrei potuto farti a pezzi».
Cercò di esternare ciò che provava, ma poi si interruppe immediatamente. Non si era mai confidato con nessuno e quel ragazzo mezzo sconosciuto non sarebbe stato il primo.

Jimin era rimasto in silenzio, forse per la paura, forse per la vergogna, ma intanto aveva raccolto tutto e rimesso apposto sulla scrivania.
Dopodiché si stese sul letto non occupato, che ancora non riteneva esser suo, visto che era stato praticamente sfrattato dall'altro, solo che non pensava fosse il momento giusto per reclamarlo nuovamente.

Si girò di fianco, dando le spalle a Jungkook, che non esitò molto prima di incatenare lo sguardo sulla sua parte preferita del corpo del biondino.

Era arrabbiato a morte con lui, come poteva pensare al suo fondoschiena in un momento come questo?
Ora il solito Jeon Jungkook avrebbe dovuto picchiarlo a sangue.

«Ti odio».
Si lascio scappare dalla bocca il moro, senza però distogliere lo sguardo, e a Jimin scese una prima lacrima.

«Perchè?».
Chiese, volendo giustificazioni per quell'odio.

«Perché sto provando qualcosa per te, ma l'unico sentimento che conosco è l'odio, quindi probabilmente ti sto odiando».
Spiegò con voce annoiata.

«Io, invece, avrei voluto provare a creare un'amicizia, a volerti bene».
Si voltò, mostrandosi in lacrime e con gli occhi rossi di fronte a quel ragazzo appena conosciuto.

In verità li avevano entrambi — gli occhi rossi — ma per ragioni differenti.

«Ho già amici, non me ne servono di nuovi. Ho anche parecchie ragazze da farmi, oltre alla mia, perciò di te non so proprio che farmene.
Non mi servi... O forse sì».
Parlò ad alta voce, mentre mostrava i suoi ragionamenti egoisti a Jimin.

«Sai, vero, che le persone non sono oggetti, e che non devono per forza "servirti a qualcosa"?».
Domandò il biondino, piuttosto schifato.

«Come no? E poi ho anche detto che forse potresti tornarmi utile...».
Chiese, come se non si fosse minimamente reso conto della crudeltà che risiedeva nei suoi ragionamenti.

«Il mondo non gira attorno a te, Jeon. Le persone non hanno come fine ultimo quello di "servirti", io volevo solo essere tuo amico. Mi spiace, ho perso tutto l'interesse».
Affermò stremato.

«Hai perso interesse?».
Chiese ridacchiando.

«Già».

«Non sono abbastanza interessante per te?».
Domandò ancora, stavolta più seriamente, mentre si toglieva lentamente la sua t-shirt nera, firmata Louis Vuitton.

Jimin arrossì tutto d'un tratto, e immediatamente intimò al maggiore di coprirsi.

«Guardami e dimmi che non sono interessante».
Insistette, con voce roca e tono imperativo, tanto che Jimin staccò il viso dal morbido cuscino e per qualche secondo restò ad ammirare il fisico mozzafiato del moro.

Guardarlo negli occhi dopo avergli fatto un check-up completo che partiva dalle gambe e finiva sulla sua bocca, fu come beccarsi una pugnalata in mezzo al petto.

«I-io».
Iniziò, ma fu subito interrotto.

«Bene, ho avuto la mia risposta».
Affermò con un ghigno stampato in volto, afferrando nuovamente la maglietta e ricoprendosi in una frazione di secondo.

Jimin era avvampato, sentiva caldo e sapere che quel dio greco fosse nientemeno che il suo bullo, lo stava mandando fuori di testa.

Il silenzio regnava sovrano in quella stanza da ormai quattro o cinque minuti, ma Jimin non sapeva proprio che dire, mentre Jungkook, che non riteneva più interessante quella conversazione, aveva incollato la sua faccia al cellulare e continuava a ignorarlo.

«Dunque, non sono più vincolato a te per mezzo dell'accordo, giusto?». Chiese tutto d'un tratto Jimin, proprio nel momento in cui Jungkook aveva iniziato a sospettare che il biondino si fosse perso la lingua.

«No, tu sei rovinato per mezzo dell'accordo che hai mandato tu stesso a puttane». Rispose glaciale.

«Ho raccolto tutti i tuoi fogli!». Contestò il più piccolo.

«E ci mancherebbe altro! Ti sembra sia stato io a spargerli ovunque? E poi cosa stracazzo c'entra? Non li hai comunque svolti quegli esercizi e tra mezz'ora dovrei consegnarli».

«Se li svolgo cosa ottengo in cambio?». Chiese, ormai affranto, Jimin.

«Torni sui tuoi passi per caso?». Ridacchiò, coprendo così di brividi la schiena del minore.

Mettersi a svolgere centinaia di equazioni solo per ricevere attenzioni dal ragazzo più bello, e al contempo più stronzo, che Jimin avesse mai conosciuto?

Esatto, stava facendo proprio quello.

«Cosa vuoi in cambio?». Domandò Jungkook, una volta ottenuto il suo quaderno scribacchiato indietro. Non sapeva neanche lui perchè stesse dando un'opportunità simile ad una delle sue vittime.

«Trattami bene e l'accordo potrà funzionare».

«Come desideri, principessa». Lo schernì il moro.

«E non chiamarmi principessa, sono un uomo». Lo rimbeccò.

Jungkook si morse il labbro e ridacchiò, volgendo il suo sguardo velocemente verso il basso.

«Vado a lezione, ragazzina. Stasera vedi di levarti dai piedi che ho una primina da scoparmi». Avvisò Jungkook con poca eleganza.

«Portala fuori, è la mia prima notte qui e voglio dormire tranquillo». Contestò.

«Park, è l'accordo: tu fai ciò che ti dico e non verrai infastidito da nessuno».
Rispose, scandendo bene la frase.

«Ma non hai una ragazza tu?». Chiese poi il biondino, sprezzante, ricordandosi di quell'incontro spiacevole di qualche ora prima.

«Fatti i cazzi tuoi». Sputò prima di uscire velocemente da quella camera.

Le 17:30.

⋆ 𝐁𝐔𝐓𝐓𝐄𝐑𝐅𝐋𝐘 𝐄𝐅𝐅𝐄𝐂𝐓 ☽ 𝘫𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora