IV • stand up

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Jimin non ricevette nessuna risposta violenta o scontrosa, come pensava, invece notò come Jungkook fosse tremendamente tranquillo, il che lo preoccupava ancora di più.

Lo vide andare verso la sua valigia e iniziare a disfarla e ad occupare tutto lo spazio disponibile nell'armadio, che essendo solamente a due ante, sarebbe stato opportuno dividerlo minuziosamente.

«Scusa?».
Chiese indignato Jimin, quando lo vide aprire il secondo cassetto ed inserire roba anche lì.

«Jungkook!».
Lo chiamò nuovamente, ma la mancata riposta lo costrinse ad alzarsi e ad andargli incontro.

«Devi lasciarmi spazio».
Lo ammonì.

«Prima impara a rispettare chi è sopra di te».
Lo zittì il moro.

«Peccato che nessuno sia sopra di me».
Rispose prontamente, con tono saccente.

«La tua insulsa aria da passivo dice il contrario».
Affermò ghignando, mentre sistemava ancora i suoi vestiti dentro l'armadio, non rivolgendo il minimo sguardo al biondino.

«Invece la tua presuntuosa aria da finto etero a cui in realtà il cazzo non dispiace così tanto, dice che non hai mai trovato qualcuno che sappia tenerti testa... Peccato, mi spiace per te».

Jungkook sorrise alzando gli occhi al cielo.
«Analizzi la mia vita sessuale, principessa?».

«Analizzo la testa di cazzo che sei».
Lo rimbeccò, sorridendogli di rimando, ma solo per esprimere odio.

«Continui a scavarti la fossa da solo».
Affermò il moro, appoggiando la sua spalla nuda all'anta dell'armadio in legno d'ebano, incrociando le braccia.

«Ma non farmi ridere... Adesso spostati, devo cambiarmi prima di andare a pranzo».
Disse sistemando il suo ciuffo biondo, iniziando a togliersi la maglia.

Quando la sua pelle bianca e scolpita venne fuori, Jungkook non si privò di guardare ed osservare come quel corpo minuto fosse tremendamente ben proporzionato e dolce in ogni suo lineamento.

Come si poteva fare lo stronzo con lui?

Non gli piacevano gli uomini, se lo ripeteva sempre. In più aveva una ragazza e da quando aveva visto i suoi due migliori amici scambiarsi un bacio, per gioco, proprio davanti ai suoi occhi e aver pensato che se fosse toccato a lui baciare un ragazzo, avrebbe fatto lo stesso senza esitare, si era imbarazzato a tal punto da non volerne parlare più per i successivi cinque giorni.

«Se stai cercando di ricordare dove hai messo la tua dignità, non credo tu l'abbia mai avuta, quindi evita». La voce squillante di Jimin, che lo stava schernendo per averlo visto con quell'espressione vuota in volto, intento a pensare, trillò nelle orecchie del maggiore, risvegliandolo dal suo stato di trance.

«Fossi in te, invece di parlare della mia di dignità, inizierei a tremare per come perderai la tua il primo giorno di scuola. Ho promesso di renderti la vita un inferno, e a meno che tu non fugga via prima del previsto, cosa più che plausibile, ti sarà difficile perfino respirare». Lo riprese il moro, acido come sempre.

In quel momento Jimin si calò i jeans stretti, per cambiarseli con un paio di pantaloni della tuta, così che potesse stare più comodo.

Quando diede le spalle a Jungkook, per raggiungere i suoi pantaloni, lo sguardo del maggiore non potè far altro che calarsi lentamente verso il basso, fino a raggiungere le sue natiche semi coperte da un paio di boxer neri.

⋆ 𝐁𝐔𝐓𝐓𝐄𝐑𝐅𝐋𝐘 𝐄𝐅𝐅𝐄𝐂𝐓 ☽ 𝘫𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora