II • 535

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«Quindi ci accompagnano nelle camere o cosa?».
Chiese Jin, impaziente e abbastanza irritato.

«La valigia pesa eh! E poi vorrei sdraiarmi anche solo per dieci minuti!»
Si lamentò ancora.

«Non so che dirti, Jinnie... Speriamo facciano presto, l'ansia mi sta divorando».
Rispose con voce tremolante Jimin.

«Hey, guarda che non c'è nulla di cui essere preoccupati, anche se non staremo nella stessa stanza, sicuramente saremo della stessa ala.. Ne sono certo».
Sorrise Hoseok, dando un buffetto a Jimin.

«Come fai ad esserne sicuro? Questo posto è immenso, cazzo».
Rispose a tono, forse con troppa rabbia, e Hoseok non seppe cosa rispondergli.

Mica prevedeva il futuro.

Nella maestosa e gigante aula magna, ormai, erano rimasti solo gli alunni di prima e quando arrivò un gruppetto di ragazze a dire che sarebbero state loro le accompagnatrici, già avevano perso tutti le speranze da almeno dieci minuti.

«Scusate per il ritardo, siamo qui per accompagnarvi nelle camere. Lo faremo solo questa volta, quindi occhi aperti e guardate dove passate. Nessuno verrà a prendervi se alle undici di sera non trovate la vostra camera. Parlo per esperienza.
È stata la mia prima nota disciplinare».
Annunciò ridendo quasi istericamente.

«Questa è matta, da' retta a me».
Sussurrò Jin ai due ragazzi, facendoli scoppiare a ridere.

«Se è questo l'effetto che fa questa scuola, preferisco iniziare la mia carriera da cassiere al Mc Donald's».
Affermò Hoseok scherzoso.

«Forse non tutti sanno che la pianta di questa scuola disegna una 'X'.
Al centro, il punto dove convergono le due rette incidenti, al pian terreno si trova questa palestra, che funge talvolta anche da aula magna, al primo piano la caffetteria e la mensa e al secondo piano, ovvero l'ultimo, c'è la piscina dove si fa nuoto due volte a settimana.
Lungo tutte le linee della nostra 'X' sono situate tutte le aule e i laboratori, in ognuno dei tre piani.
Mente negli spazi che si vanno a creare tra una linea e l'altra, in quei triangoli isosceli, si trovano i quattro dormitori.
Ogni ala porta il nome del punto cardinale corrispondente e contiene circa 20 stanze e, ovviamente, ha tre piani.
Per facilitarvi la questione, voi prime siete state inserite tutte al pian terreno, ma dovete ricordavi bene l'ala.
Bene, detto ciò, adesso vi chiamo uno ad uno e vi dico la vostra ala e il vostro numero di stanza.
Ora, vedete che questa palestra ha quattro porte di ingresso? Questo perché ognuna di loro porta all'accesso più immediato all'ala corrispondente, quindi quando vi chiamo e vi dico la vostra, alzatevi e mettevi davanti la porta corretta. Appena avremo finito di smistare tutti, vi accompagneremo personalmente».

Jimin deglutì a vuoto e sia Hoseok che Jin posero le loro braccia attorno al suo collo, confortandolo.

Sentiva solo dei "nord" "sud" "est" "ovest" sparsi qua e là, ma non aveva il coraggio di alzare lo sguardo. Aveva paura di essere allontanato troppo dai suoi amici, era timido, e loro erano le uniche persone a cui voleva bene.
Non ne avrebbe avuto il coraggio. Se fosse stato messo lontano da loro - pensò - sarebbe scappato a dormire in stanza di Jin, o di Hoseok.
Sì, avrebbe fatto così.

«Jung Hoseok, Sud».
Hoseok si alzò tremolante, e Jimin lo guardò allontanarsi con i suoi occhietti scintillanti.

«Jin... Ho paura».
Esternò, confidandosi con l'amico.

«Minnie, sono solo delle stanze, su! Male che vada ci vedremo in classe e durante i pranzi e le cene, sta' tranquillo, siamo pur sempre nella stessa scuola».
Rispose, accarezzandogli delicatamente la schiena, per confortarlo ancora.

«Kim Seokjin, Sud».
Accarezzò la mano di Jimin un'ultima volta e poi si alzò, lasciandolo con un sorriso smagliante, sperando di farlo tranquillizzare.

Man mano si alzavano tutti e Jimin rimaneva sempre più solo, un puntino colorato in quel mare di sedie nere.

Per la seconda volta nell'arco di due ore si sentì minuscolo in quella scuola.

«Park Jimin».

Si alzò dalla sedia, il mondo intorno a lui era sparito, erano rimasti solo lui e quella ragazza che leggeva i nomi.

La sentiva bisbigliare con le sue amiche, e questo non gli piacque per niente.

«É la sua, é la sua.-

-Sì, sì ne sono certa».

Poi riprese a parlare ad alta voce.
«Ehm ehm.. Sud!».

Jimin tirò un sospiro di sollievo, e raggiunse quasi correndo i suoi amici.

Ma ora il problema era un altro.
Cosa stavano blaterando quelle oche?

«Ok, penso di aver perso dieci anni di vita».
Affermò una volta arrivato vicino Hoseok e Jin.

«Siamo stati davvero fortunati!».
Disse Hoseok, con il suo solito sorriso raggiante stampato in volto.

«Ma... sapete mica come si chiama un prete sull'altalena?».
Jin inziò a chiedere sghignazzando.

«Oh no, non di nuovo».
Si lamentò Jimin.

«No, Jin, come si chiama?».
Chiese Hoseok, accontentandolo.

«Don Dolando».
Disse infine, scoppiando in una fragorosa risata.

«Bene, passiamo avanti».
Cercò di distrarlo Jimin.

«E un prete che suona la campana?».

«Ah ma ce l'ha con sti preti».
Si lamentò Hoseok.

«Don Din Dan».

«Ti prego, Jin, basta».
Lo sgridò con tono serio Jimin, ma Hoseok al contrario scoppiò a ridere, facendo tornare a ridere anche Jin e lasciando Jimin con gli occhi alzati al cielo per almeno una decina di secondi.

Proprio in quel momento arrivò una di quelle ragazze e iniziò a distribuire a tutti dei bigliettini con su scritto il loro nome e il numero della stanza.

«Che numero hai?».
Domandò frettoloso Hoseok.

«535».
Rispose Jimin.

«Tu?».

«Oh! Io 534! Siamo vicini! Tu, Jin?».

...

«Jin?».

Hoseok alzò gli occhi dal bigliettino di Jimin, data la mancata risposta di Seokjin, e lo scorse intento a leggere il fogliettino, come se il suo fosse stato scritto in aramaico antico.

Non capendo, Hoseok si sporse per controllare e poi sbottò «Jin, cazzo, lo stai leggendo al contrario!».

Jimin glielo girò e poi lesse.
«523».

«Ah vabbè, qualche stanza prima».
Commentò Hoseok.

⋆ 𝐁𝐔𝐓𝐓𝐄𝐑𝐅𝐋𝐘 𝐄𝐅𝐅𝐄𝐂𝐓 ☽ 𝘫𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora