XIX • R8

610 30 9
                                    


━━━✦❘༻•༺❘✦━━━

Jungkook aveva chiuso velocemente la porta alle sue spalle e Jimin era solo da ormai cinque o sei minuti.
Non lo sapeva di preciso, aveva perso il conto.

C'era rimasto male?

Sì.

Non avrebbe mai definito ciò che provava al momento per il maggiore "amore", ma indubbiamente, almeno per lui, tutto quello che stava succedendo era l'inizio di qualcosa.

Pensava di essere stato chiaro il giorno in cui si erano baciati per la prima volta: non voleva essere l'amante, la ruota di scorta.
Solo che Jungkook lo aveva liquidato con un "si volevo lasciarla già da un po' " e poi aveva continuato a baciarselo.

Non che Jimin volesse archiviare la questione, ma ogni volta che il moro lo baciava e lo toccava, si scordava dell'esistenza della sua ragazza e della grande problematica che rappresentava.
Era come se in quel momento ci fossero solo loro due nell'universo.

Forse non era così all'inizio, ma da quando avevano avuto quella cosa l'altro giorno, era difficile controllare gli ormoni ogni volta che gli si avvicinava.

Dunque ciò che provava per Jungkook non era ancora ben definito, ma se c'era una cosa che sapeva per certo era che il loro rapporto era passato dal "ti odio" al "ti voglio" nel giro di veramente troppo poco tempo.

E tutto ciò lo confondeva troppo.

Non sapeva neanche se Jungkook fosse realmente interessato a lui o se faceva quel che faceva perché il sesso era il suo pane quotidiano, e avere il coinquilino disposto a farsi scopare come e quando voleva sarebbe equivalso ad avere la preda costantemente a sua disposizione, senza aver bisogno di portarsi nessuna primina in stanza la notte, rischiando di rompere con la ragazza e di essere scoperto, visto quello che succedeva a quelle che andavano a letto con lui dopo che la ragazza lo veniva a sapere.

Troppe paranoie, troppe ansie, e fatto sta che Jungkook era uscito senza neanche degnarlo di uno sguardo o di una parola, chiudendosi la porta alle spalle e seguendo quell'oca giuliva della sua ragazza.

Jimin dedusse che, a questo punto, anche il passaggio offertogli era solo una scusa per fare il gentile e prendersi il permesso di fare quello che stava facendo prima che lei potesse interromperli.

«Stronzo, stasera me la paghi».
Disse tra sé e sé, tirando un calcio al comodino del moro, lasciando che il Rolex poggiato sopra cadesse rovinosamente sul parquet.

«Spero si sia rotto. Figlio di papà del cazzo».

Subito dopo uscì dalla camera, andando a bussare a quella affianco, sperando non fosse troppo tardi per chiedere un passaggio.
Aveva perso tempo a pomiciare sul letto con il moro.

E infatti i suoi sospetti si rivelarono giusti.

«Cazzo, avrei dovuto chiederglielo prima».

Sì, decisamente.

«Hey piccoletto, tutto bene?».
Una voce fin troppo roca alle sue spalle lo fece sussultare.

Jimin si voltò di scatto, prima di poter riconoscere il ragazzo che se ne stava sempre seduto in mensa con Jungkook e il suo amico decolorato.

«Oh, c-ciao. Sì t-tutto ok».
Cercò di rispondere, anche se non poté far a meno di balbettare un poco.

«Jungkook dov'è?».
Chiese il castano.

«Oh lui... Sì, lui se ne è andato con la sua ragazza alla festa».

Taehyung corrugò rapidamente la fronte alla risposta di Jimin.

«E tu perché sei ancora qui? Non ti ha portato con-... Dio, che idiota... fanculo, se ti serve un passaggio io sto andando ora».
Spiegò il maggiore, capendo la situazione e sbattendosi una mano sulla fronte.

«No, ma va, ti pare che adesso devo disturbarti, è un mio problema alla fine».
Rispose educatamente il biondino, incrociando le braccia al petto, facendosi più piccolo che poteva di fronte alla figura più alta e robusta che aveva davanti.

«Nessun disturbo, davvero. Cerco solo di riparare i danni fatti da un coglione».
Concluse ridacchiando e facendo cenno al minore di seguirlo.

Scesero nel cortile silenziosamente, arrivando fino ai parcheggi.
Scuola non era deserta, ma quasi.

Jimin non passava spesso per quest'area del college, anche perché non era ancora mai uscito da quando erano arrivati lì dentro, e nessuno dei tre aveva più rivisto la loro fantastica Ford Fiesta.
Ma nonostante non passasse di lì da parecchio tempo ormai, si ricordava benissimo della bellissima R8 parcheggiata di fianco alla Fiesta.
Quell'R8 nera opaca che adesso non era più lì, segno che fosse stata presa da qualcuno della scuola per andare alla festa di Jungkook.

Jimin doveva scoprire chi fosse il proprietario o la proprietaria della macchina, perché avrebbe voluto tanto guardarla un po' più da vicino, senza sembrare un malintenzionato intento a capire quale vetro spaccare per primo per entrarci.

Dopotutto era un qualcosa come la macchina dei suoi sogni.

«Che guardi?».
I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti da Taehyung, che intanto tirava fuori le chiavi della sua macchina, facendone lampeggiare una pochi metri più in là.

«N-niente... Pensavo - uhm- ad una macchina che mi piace».
Cercò di liquidare il più velocemente possibile l'argomento.

«Ah bene, la mia com'è?».
Chiese poggiandosi sul cruscotto di un Bmv X6.

«Cazzo ma che avete dentro questa scuola? L'albero dei soldi?». Sbottò il minore, ridendo.

«Perché?». Chiese l'altro, ormai contagiato dalla risata del biondino.

«Ah bhe, vedo tutte macchine belle e costose qui intorno, io sono arrivato in una Ford Fiesta».

«Ma in realtà non ci sono tutte queste macchine che dici tu.. Sì, qualcuno a scuola hai bei gusti in fatto di macchine e bei fior di quattrini per permettersele, ma sono abbastanza rari i casi, dai, guardati attorno... Guarda anche me, questo è un regalo da parte di uno zio, non me la sarei mai e poi mai potuto permettere da solo e anche mantenerla significa fare bei sacrifici».
Spiegò Taehyung, mentre gli apriva lo sportello per incitarlo a salire.

Jimin rimase di stucco di fronte all'incredibile manciata di umiltà e di umanità che aveva tirato fuori il castano per fargli quel discorso.
Improvvisamente iniziò a smettere di guardare solo le macchine più grandi e si concentrò anche su quante altre Ford Fiesta ci fossero lì.

Per la prima volta, dopo mesi in questo istituto, si sentì al pari degli altri. E questo solo perché quel ragazzo praticamente appena conosciuto, gli aveva fatto vedere per un secondo il mondo con un paio di occhi che non fossero i suoi.

E si era sentito bene.

Poi gli tornò in mente l'immagine dell'R8, e tornò a rimuginare sopra la cosa.

⋆ 𝐁𝐔𝐓𝐓𝐄𝐑𝐅𝐋𝐘 𝐄𝐅𝐅𝐄𝐂𝐓 ☽ 𝘫𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora