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𝗖𝗵𝗶𝗳𝘂𝘆𝘂 𝗽𝗼𝘃

Stavo seduto sugli scalini davanti alla scuola, aspettavo l'inizio della cerimonia d'ingresso alla scuola media.

Mi chiamo Chifuyu Matsuno, frequento la prima media, neanche il tempo di iniziare l'anno scolastico che tutti hanno il mio nome in bocca.

Mi piace creare risse, scazzottare con quelli più grandi mi fa sentire forte, tenace e orgoglioso.

Gli altri devono portare rispetto a me, non io a loro, alcuni sono veramente patetici nel poter pensare di esser chiamati 'SENPAI'.

Subito dopo la cerimonia iniziarono le lezion, una noia mortale; vado bene a scuola, posso sembrare nulla facente ma ci tengo ad avere buoni voti e un'ottima condotta, al di fuori delle risse causate dopo l'orario scolastico.

La mia attenzione non era rivolta alla lezione ma bensì agli uccellini che cantavano sui rami di ciliegio fuori dalla finestra.

Gli animali sono così belli, piccole creaturine che sono lì a coccolarti, non per questo vivo con il mio gattino nero, Peke J, l'unico membro della mia famiglia, la quale ha preferito lasciarmi nelle mani dei miei nonni, che purtroppo non abitano con me. 

<Matsuno, mi ripeta la lezione o gli uccellini fuori sono più interessanti?> Il professore spostò la sua attenzione su di me, sfrecciai lo sguardo sui suoi occhi, non avevo ascoltato nulla.

<Non stavo ascoltando> risposi sicuro di me, è inutile inventarsi cose, lo sa meglio lui che non stavo seguendo.

Com'è che dicevo? Una buona condotta? Già, si inizia con il piede giusto, no?

Le lezioni sembravano infinite, sapevo il passaggio da elementari e medie si sarebbe fatto sentire, a partire dalle lunghissime lezioni.

L'ora di pranzo, però, non tardò ad arrivare, l'aria che tirava era fresca e si stava bene fuori quindi decisi di mangiare qualcosina sul tetto, nel mentre avrei letto uno dei miei manga.

<Hey Chifuyu!> Un mio amico richiede la mia attenzione. Mi girai verso di lui, guardandolo male per aver interrotto il mio pranzo e la mia lettura.

<C'è uno della classe 3 che è stato bocciato! Sta ripetendo il primo anno> inizialmente lo guardai male, perché dovrebbe interessarmi?

Poi vi ripensai, sarà un tipo duro!

Tirai un pugno sul palmo della mia mano.

<Questo cosa significa, deve essere perso a pugni quel delinquente cazzuto> Sorrisi, vediamo se c'è qualcuno alla mia altezza.

Mi diressi verso la classe, non avevo idea di chi potermi trovare davanti, spero solo qualcuno che sappia farsi valere.

Entrai nella classe, chiesi ai presenti chi fosse Keisuke Baji, un ragazzo mi indicò un nerd, chiesi conferma più volte e rimasi sbalordito.

Era un ragazzo apposto, aveva i capelli tirati indietro e gli occhiali, sembrava uno studioso, uno di quelli che se la tira e che piange per un nove, com'è possibile che sia bocciato?

<E tu chi sei?> Domandò il nerd, la sua voce era profonda.

<Chifuyu Matsuno, della classe 1> mi sedetti davanti a lui, guardai cosa stava scrivendo, all'apparenza sembrava una lettera, però, il modo in cui era scritta, non si capiva niente, penso che i nostri antenati scrivessero meglio.

<Cosa sarebbe questo?> Domandai puntando il dito su un kanji, indecifrabile.

<“tora”> rispose sicuro, mi domando come lui faccia a capire la scrittura, lo scrivessi il farei fatica a capirlo, pur avendolo scritto il stesso.

<Lo hai scritto di merda, guarda si scrive così> presi un foglio bianco e riscrissi la stessa cosa, per mia fortuna ho una bella calligrafia, i miei nonni dicono che è la scrittura di mia madre, è molto femminile ed elegante.

I suoi occhi si illuminarono, come se fosse la prima volta che qualcuno gli scrivesse davanti.

Lo guardai interrogativo.

<Non sei affatto un sapientone, perché ti vesti così? Sembri più stupido> chiesi, forse in un modo fin troppo rudimentale.

<È per non essere bocciato di nuovo> rispose secco, abbassando lo sguardo sul kanji che avevo scritto.

<Non credo funzioni, ma l'importante è crederci. Che scrivi di bello?> Domandai di nuovo appoggiando i gomiti sul banco per tenermi la testa con le mani.

<U-una lettera..> arrossì, di risposta mi misi a ridere ricevendo indietro i peggio insulti.

Mi offrì per aiutarlo seriamente a scrivere la lettera, lui accettò, al di là della calligrafia molto sprecisa presentava ulteriori errori, problemi nel strutturare le frasi, nulla di difficile da capire, sono sicuro che con qualche ora di ripetizioni riuscirà sicuramente a recuperare.

Una volta finito tornai a casa, è stato un incontro al quanto strano, però sicuramente particolare e unico, promemoria: mai giudicare qualcuno dalla copertina.

<Yo! Matsuno!> Un gruppo di motociclisti si piazzò davanti a me, non riconobbi nessuno, erano più grandi di me e sembravano avercela con me.

A quanto pare ho prestato un loro compagno.

<Questo è campo del Mandala! Ti insegnerò un po' di buone maniere!> Disse il capitano.

Provai a difendermi, riuscendoci all'inizio ma fallendo piano piano, erano troppi e probabilmente più grandi di me.

Stare in piedi mi era ormai difficile, fanno veramente male! Non scherzano mica!

<Raggruppare venti uomini contro uno.. e usare un'arma? Cazzo, fate schifo> riconobbi la voce, era profonda.

<Sapientone, che ci fai qui? Non è il momento giusto! Vattene!> Se quello non si leva di mezzo verrà pestato a sangue, mi sentirei in colpa.

<Sono riuscito a spedire la mia lettera, devo sdebitarmi> senza batter ciglio si fiondò su ognuno di loro, stendendoli con un solo pugno. 

Si tolse gli occhiali, sciolse i capelli e il suo aspetto era cambiato totalmente, i suoi capelli erano lunghi; neri come la notte e leggermente ondulati dalle nubi.  

<Capitano della prima divisione della Tokyo manji gang.. Keisuke Baji> faceva parte di una gang, allora sì, sì che è un tipo tosto, veramente tosto.

<Ascoltate, stronzi. Nella nostra gang, se un amico viene pestato, noi pesteremo il colpevole, quindi ricordate: Lui è mio amico, toccateli solo un capello e vi potete considerare morti> urlò, per quel poco che i ragazzi riuscirono a capire.

Quest'ultimi scapparono a gambe levate, lo guardai, le mie gote si arrossarono leggermente e lo guardai come se fosse realmente il mio senpai, il mio maestro.

<Chifuyu, ti va del peyoung yakisoba?> Mi sorrise inclinando il volto, i suoi canini erano in bella vista caratterizzando il suo sorriso.

Annuì leggermente, mi portò a casa sua, coincidenza vuole che abitava all'ultimo piano del mio palazzo, quant'è piccolo il mondo.

Dividemmo il ramen istantaneo, purtroppo ne era rimasta solo una porzione, condividere non fa per me, ma con lui mi venne spontaneo farlo.

Keisuke Baji fu la prima persona che seguii, che ritenni "all'altezza", l'unico che meritava il mio rispetto.

Cᴏᴍᴘᴀɢɴɪ ᴅɪ ɢᴜᴀɪDove le storie prendono vita. Scoprilo ora