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𝗕𝗮𝗷𝗶 𝗽𝗼𝘃

È passato un giorno da quando Chifuyu è stato nell'ufficio del prof Heiji, mi sento ancora leggermente in colpa con lui ma quest'ultimo mi ha detto che posso stare calmo.

<Ehi Baji-san> il biondino mi salutò venendomi incontro, poggiò lo zaino a terra dandomi il mio biglietto per l'autobus. Stiamo andando dai suoi nonni, staremo lì sta sera fino a domani a pranzo.

<Grazie mille, Chifuyu> ringraziai prendendo il biglietto. Lo vedevo un po' pensieroso, e si stava torturando le mani ciò significava fosse nervoso. Presi una delle sue mani stringendola alla mia, lui era in po' titubante, a quel contatto sobbalzò però io lo rassicurai stingendo la sua mano ancora di più.

<Cos'è che ti turba?> Chiesi mentre camminavamo verso la fermata del bus.

<N-nulla, tranquillo> rispose lui balbettando.

<Come no, e allora io sono etero. Chifuyu so benissimo che sei nervoso, per cosa?> Continuai freddamente. Chifuyu mi guardò sapendo che non poteva mentirmi.

<Non so come possano reagire i miei nonni, magari non gli piaci come persona> disse lui timidamente.

<E anche se fosse? Tu che faresti?> Chiesi fermandomi davanti a lui, eravamo arrivati alla fermata ora mancava solo aspettare il bus.

<I-io? Continuerei a stare con te, credo.> Rispose ancora più timidamente.

<Allora non ci sono problemi, giusto? Nessuno ci separerà, costi quel che costi.> Lo rassicurai abbracciandolo, sentì qualche sussurro dalle persone presenti in fermata, non ci diedi troppo peso ero troppo concerto nell'abbraccio con Chifuyu.
Arrivò l'autobus, salimmo, convalidammo i due biglietti e ci sedemmo in fondo dove c'erano i cinque posti, chiamata comunemente barcaccia.

<Chifuyu riguardo a prima, davvero sta tranquillo, andrà tutto bene> Dissi mentre guardavo il suo viso che era leggermente piegato mentre guardava fuori dal finestrino. Si girò verso di me, sorrise e tornò nella stessa posizione di prima.
Era strano, non mi aveva raccontato tutto prima, sicuro. Misi due dita sotto il suo mento e gli girai il viso, così da potermi guardare negli occhi.

<Chifuyu, che hai?> Domandai guardandolo negli occhi.

<Nulla, ahaha> rispose lui. Chiusi gli occhi e sospirai. Strinsi leggermente la mano sulla sua mandibola.

<Dimmi che cazzo ti succede> Affermai in modo freddo, forse fin troppo. Li vennero gli occhi lucidi, lasciai la presa e lo guardai ancora più preoccupato.

<Scu-sami..> riuscì a dire.

<Baji-san, i miei nonni non sanno che stiamo insieme, e men che meno sanno della penitenza. Ieri l'altro ho detto che portavo Maya, così che dicessero di sì, non si aspettano te. Scusami> Disse lui abbassando lo sguardo. Rimasi un po' scioccato, spero solo che non mi buttino fuori di casa.

<Bastava dirlo, tranquillo andrà tutto bene. Scusami ancora> Gli diedi un bacio sulla guancia, lui di risposta poggiò la testa sulla mia spalla, senza chiudere gli occhi per non bucare la fermata.
Il viaggio non durò molto, il tempo passava abbastanza velocemente, Chifuyu è stato tutto il tempo appoggiato a me, non muoveva un muscolo pensavo fosse morto.

<Oh, la prossima è la nostra fermata> disse Chifuyu alzandosi leggermente per premere il bottone che serve a prenotare la fermata.
Arrivati alla fermata il bus si fermò e noi scendemmo, eravamo poco fuori Tokyo nella prefettura di Kanagawa, a Yamato.

<Wow, quanti tulipani!> Esclamai osservando le enormi distese di fiori colorati.

<Vero? Sono fantastici, ogni anno sono di colori diversi! Tranne quelli bianchi, quelli ci sono sempre> Commentò Chifuyu. Il sole era ormai calato, e il solo pensiero che lui molte volte doveva venire qui da solo, di notte mi fa rabbrividire. Lo presi da dietro abbracciandolo sul fianco così da non perderlo di vista.

<Adesso passiamo al supermarket, mia nonna mi ha chiesto di prendere dei peyoung yakisoba, uova e dell'insalata. Poi andiamo verso casa dei miei nonni, okay?> Chiese. Io annuì incamminandomi con lui stretto.
Entrammo nel market, rispetto a quelli di Tokyo questo è minuscolo.

<Bentornato Chifuyu-san> disse l'anziana signora alla cassa.

<Chifuyu senpai!> Urlò un ragazzo venendoci incontro. Abbracciò il mio ragazzo, continuando a fare le feste, chissà perché lo ha chiamato Senpai, sembrano avere la stessa età.

<Ci si rivede Hiro> disse Chifuyu abbracciandolo. Avevo i nervi a fior di pelle, sono più che geloso.

<Oh- chi è questo ragazzo?> Chiese la donna alzandosi dalla sedia della cassa e venendo verso di noi.

<È un amico di scuola> Rispose Chifuyu. Amico? Io sono un suo amico? Lo guardai storto, ma lui non ricambiò lo sguardo.

<Chifuyu senpai, siete venuti a prendere le solite tre cose?> Continuò chiedere il così detto Hiro.

<Hiro, sai benissimo che non devi chiamarmi senpai! Mi metti in imbarazzo - si grattò la nuca- e comunque si, solo che dei peyoung yakisoba potreste darmi due confezioni?> Domandò Chifuyu.

<Purtroppo ne è rimasta solo una> Disse la donna prendendo le 'solite' tre cose.

<Tranquillo Chifuyu, mangerò altro> Dissi freddamente e palesemente scocciato. Chifuyu mi ha dato dell'amico, questo Hiro non gli toglie gli occhi di dosso e per di più lo ha abbracciato. Chifuyu mi sta nascondendo qualcosa di molto grande.

<Come ti permetti di rivolgerti così al senpai!> Sbottò il nanetto. Lì non ci vidi più.

<Posso rivolgermi come mi pare al mio fottuttissimo ragazzo!> Gridai prendendo Chifuyu da un braccio strappandolo dalle braccia di "Hiro".

<Ragazzo?> Chiese la donna. Chifuyu era in pieno panico.

<Sì> continuai deciso.

<Chifuyu perché non lo hai detto subito!> La donna continuò sorridendo. Il biondo spiegò che aveva paura della loro reazione, loro erano ancora in un paesino tradizione, aveva paura di non essere accettato. Hiro ci lasciò, andandosene triste e probabilmente arrabbiato, perché sono arrivato prima io da Chifuyu. Dopo aver comprato tutto ci incamminammo verso casa dei suoi nonni.

<Scusami se ti ho dato dell'amico> iniziò lui.

<Avevo molta paura, scusami tanto, Baji-san> concluse. Mi fermai, gli tirai il braccio facendolo girare verso di me. Lo baciai.

<Tranquillo, va tutto bene. E comunque tranquillo anche per i peyoung yakisoba, facciamo a metà!> Lo rassicurai, lasciando un altro lieve bacio sulle sue morbide labbra. Ora però dobbiamo preoccuparci per un altro guaio, io non sono Maya!

Cᴏᴍᴘᴀɢɴɪ ᴅɪ ɢᴜᴀɪDove le storie prendono vita. Scoprilo ora