intenso.

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Yoongi osservó il ragazzo dietro di se, nella sua voce cera una vena di tristezza nel chiedergli quasi implorante di rimanere li a parlare.
Per quanto Jimin sembrasse ubriaco in quel momento. Yoongi aveva visto come aveva fronteggiato il suo amico.
Sembrava che niente lo spaventasse.
Dove aveva trovato il coraggio di affrontare suo padre?
Nemmeno lui tanto freddo riusciva ad avere una lunga conversazione con suo padre.
Ogni volta che erano insieme, Yoongi finiva per annuire e assecondare suo padre.
Era difficile per lui vedere quanto forte fosse Jimin.
Forse era anche questo suo lato ad attirarlo.
Lo sguardo di Jimin era ancora puntato su di lui.

-Parleró con te ma tu dovrei lasciare che ti accompagni a casa.
Dopo poco fa non mi fido di nessuno!-

Jimin alzó leggermente le spalle. Non aveva intenzione di discutere.
Non era andato li con l'intento di litigare.
Voleva davvero parlare con lui.
Yoongi gli diede le spalle, facendogli cenno di seguirlo.
Lo condusse lungo un corridoio, prima di aprire una porta ed entrarci, lasciando lo spazio necessario a Jimin per passare.
Una volta dentro, richiuse la porta alle loro spalle.
Indicó l'enorme divano al centro della sala.
Jimin guardó prima il ragazzo e poi il divano. Andando a sedersi senza ribattere.

-Di cosa vogliamo parlare Jimin? parliamo del tuo senso di autodistruzzione nel andare a parlare con il preside della scuola?-

Jimin si lasció andare sul divano. Indicandogli con gli occhi di sedersi accanto a lui.

-Non lo chiamerei Autodistruzzione. Volevo solo sistemare qualcosa che avevi causato tu.
Alla fine avrebbe comunque richiesto di parlare con me. Ho solo anticipato le cose!-

Yoongi si sedette, scuotendo la testa e portandosi una mano tra i capelli.

-E cosa ne hai ricavato? una sospensione? a scuola le voci continuano, anzi sono pure aumentate. Parlando di te, tutti parlando di te.
Dicono che hai sfidato il preside e che per questo sei stato allontanato dalla scuola.
Perchè non dici loro la veritá!-

Jimin gli si avvicinó. Portando una mano sul suo ginocchi e stringendolo appena.
Yoongi abbassó gli occhi verso la sua mano, stretta al suo ginocchio e si schiarì piano la voce.

-Quando capirai che di quello che dicono gli altri non mi importa? Mi sentivo di farlo e l'ho fatto.
Non so che rapporto hai con tuo padre, questi sono affari tuoi. Ma non dovresti lasciargli decidere della tua vita in questo modo.
Finirai per distruggerti da solo. Quello si sarebbe un problema. Il mio parlare con lui? era un modo per fargli aprire gli occhi. Ma a quanto pare, ha fatto la sua scelta-

Yoongi appoggió la mano sopra quella di Jimin. Si piegó piano in avanti, cercando gli occhi del ragazzo di fronte a se.

-Pensavo mi odiassi. Che ti importa cosa pensa mio padre a cosa sia più importante per lui.
Sin da quando ero piccolo mio padre ha sempre messo la sua carriera scolastica davanti a tutto.
Per questo mia madre ha deciso di andare via.
Non ho avuto altra scelta se non quella di rimanere con lui.
Che colpe posso dare a mio padre quando mia madre ha fatto di peggio?-

Jimin lo guardó, per quanto l'alcool nel suo corpo fosse alto, un velo di tristezza lo colpì. Il viso tirato di Yoongi in quel momento gli faceva male.
Per quanto lo odiasse, non riusciva a vederlo così. Non era da lui.

-E tu che fai? ti addossi delle colpe che non hai? Quando mio padre....-

Jimin si bloccó, l'argomento che stavano trattando era molto delicato per lui. Non voleva entrarci dentro.
Era egoista? si. Ma erano cose che non riusciva a dire, non in quei momenti.
Scosse la testa quando Yoongi si voltó verso di lui, aspettando che continuasse il discorso.

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