Dopo aver messo a letto Paula, ed essere andata a letto anche Marivi, Raquel si sedette al tavolo della cucina con davanti tutti gli strumenti del piano che Sergio le aveva dato.
Prese il cellulare, compose il numero, ricontrollandolo tre volte per la paura di sbagliarlo, e chiamò. Quando finì il suono che indicava che la linea era libera e capì che dall'altra parte c'era una persona che la stava ascoltando fece quello che le aveva detto il Professore "Professore Piano B Attivo" dall'altra parte la voce di un uomo, con un accento forse dell'Est "Hai da scrivere?" "Sì, un attimo" prese un foglietto e la biro "Ci sono" le diede delle coordinate GPS "Fatevi trovare lì, domani notte all'1, puntuali. Venite a piedi, non prendete auto." "Va bene, tutto qui?" "Sì, ti dirò il resto domani. Riposate, sarà un viaggio lungo. Buonanotte." "Buonanotte." chiuse la telefonata. Rimase a guardare le carte un altro po' e poi decise di seguire il consiglio dello sconosciuto e andare a letto. Arrivata in camera, si mise il pigiama e si sdraiò, si mise a pensare. E chi è che aveva sonno adesso? Sorrideva, era felice, eccitata, agitata e nervosa. Sia sua mamma che sua figlia erano d'accordo a partire per iniziare questa nuova vita, lontano da Madrid, lontano dalla Spagna, dall'altra parte del mondo. Palawan le stava aspettando soprattutto, quello che contava di più per Raquel, Sergio le stava aspettando. Si addormentò con il sorriso sulle labbra, pensando a lui.
Madrid, Spagna - Ore 0.50
Era tutto pronto. Marivi guardò la casa, ci viveva da 40 anni, tutto ad un tratto le venne un ripensamento, poi guardò Raquel che stava portando all'ingresso le ultime cose con il sorriso stampato sulle labbra, visibilmente con la testa tra le nuvole. Era felice, si meritava quella felicità, inseguita per troppo tempo che non riusciva mai a prendere. Ora, quella felicità, la stava aspettando dall'altra parte del mondo, a più di 11 mila chilometri di distanza. Lei voleva solo la felicità di sua figlia, non chiedeva altro dalla vita. Si fermò a fissare un punto del pavimento, Raquel la notò. "Mamma?... Mamma?" la voce di Raquel la distolse dai pensieri "Sì, tesoro, dimmi." "Tutto bene?" "Sì, certo." sorrise "Mamma, so che ti costa partire. Posso annullare tutto, mi basta una telefonata." Marivi la guardò "No, voglio che tu sia felice. Se per vederti felice devo andare dall'altra parte del mondo, ci vado." le sorrise, Raquel sorrise e le diede un bacio sulla guancia "Grazie, mamma." Paula arrivò stropicciandosi un occhio "Ma non era più semplice partire di giorno?" sbadigliò "Amore, la mano davanti alla bocca." "Scusa, mamma." "Te l'ho spiegato perché non possiamo partire di giorno..." Paula annuì, Raquel cercò di far mente locale per capire se aveva preso tutto e spense tutte le luci. Controllò che non ci fosse nessuno a guardare. Fece uscire Paula e sua mamma, buttò un'ultima occhiata alla casa buia, prima di uscire lasciò sul tavolino di ingresso cellulare e chiavi di casa, non le sarebbero mai più serviti, e uscì chiudendo la porta.
Andarono nel punto dove l'uomo le aveva detto, appena arrivarono si avvicinò a loro un pulmino nero, scese un uomo alto 1,80m circa con jeans, scarpe da ginnastica, una felpa nera con il cappuccio dalla quale spuntava una maglietta blu. Le porse la mano "Marsiglia." "Raquel, piacere." lei gli presentò Paula e sua mamma, Marsiglia si limitò a un cenno con il capo. Raquel capì subito che non era un uomo di grandi chiacchierate. "Datemi le valigie" gliele passò, lui le caricò nella parte posteriore e le fece salire. Si mise alla guida e partì. "Dove ci porti ora?" "A Puerto de Laredo" " E poi?" "Ci sarà un mercantile, con la bandiera del Portogallo, che partirà quando arriveremo. Ci imbarcheremo." "...Ci?" Marsiglia continuò con la spiegazione "Sì fermerà a Port de Larache in Marocco, da lì andremo con vari mezzi, fino a destinazione. Lì c'è la lista con tutti i posti." indicando il cruscotto le fece notare la tabella di marcia, che il Professore aveva scritto nei minimi dettagli con tutti gli orari, mezzi e indirizzi "Scusa ma... cosa significa 'ci'?" "Ordini del Professore." Raquel rimase a pensare, davvero aveva messo una persona a loro completa disposizione? "Ah, nella borsa - gliela indicò - c'è una cosa per te, da parte del Professore." "Grazie." Raquel sorrise, tirò fuori una busta nella quale trovò una lettera e la lesse 'Avrete alcuni giorni di viaggio, cercate di dormire durante i trasferimenti. Marsiglia non è un gran chiacchierone, ma è un amico e persona fidata, potete stare tranquille. Io sarò in contatto radio con lui ad ogni cambio mezzo. Ti aspetto. Sergio Ps: spero che tu abbia messo in valigia la camicia...' Raquel arrossì, sorridendo. "Sergio mi scrive che sei un amico, quindi non sei tu il trasportatore?" "No, doveva venire ma poi Professore ha preferito mandare me." "È da tanto che vi conoscete?" "Ci siamo conosciuti al matrimonio di Andrés, cinque anni fa." "Andrés de Fonollosa? Era sposato?" "Sì." Raquel rimase pietrificata, per quel poco che l'aveva incontrato, per lei Berlino era un uomo egocentrico, maschilista, con manie di grandezza, quale donna avrebbe potuto mettersi con uno come lui?
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Estoy contigo
FanfictionLiberamente ispirata alla serie TV Netflix "La Casa de Papel". Ho provato ad immaginare quello che non è stato raccontato, nelle stagioni andate in onda, a Raquel e Sergio: - l'arrivo di Raquel a Palawan dopo un anno - la vita dopo la rapina a...