Mi casa es tu casa

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Arrivarono in studio, Raquel si sedette sul divano verso di lui, Sergio chiuse la porta. "Allora?" lo guardò, si sedette anche lui e si sistemò gli occhiali "Tatiana non era d'accordo sulla cifra che spettava a loro." "Come?" "Diceva che era troppo poca, perché agli altri e a noi va di più." "E beh, con lo spavento che ci hanno fatto prendere. Vuole anche più di quello concordato? L'unica cosa che hanno fatto, è farci venire un infarto per la paura." "Lo voleva, sì." "Rafael?" "Rafael... non ha detto nulla." "Era d'accordo con lei?" "No, era d'accordo con la mia decisione. Voi avete fatto il lavoro più grosso ed è giusto così. Dallo sguardo lui mi sembrava quasi mortificato." "Quindi?"  "Si è incazzata, si è alzata e se n'è andata. Rafael si ferma a pranzo con noi, lei non ne vuol sapere. Non so come andrà a fine tra di loro." Raquel si alzò, gli si sedette in braccio "Beh, direi che questo a noi non deve interessare... - sorrise - se sei riuscito a rimanere con gli accordi siamo a posto." "Quello è fatto..." le accarezzò la schiena "Allora basta." le accarezzò la pancia "Come state voi?" "Bene, adesso con papà ancora meglio. - gli diede un bacio - Sai che mi ha corretta prima tua figlia?" "In che senso?" "Mi sono riferita a te dicendole 'Sergio' e non 'papà' mi ha corretta e guardato storto." "Cattivella..." risero, gli accarezzò il viso "Però sono contenta. Non avrei potuto sperare di meglio. - sorrise, si ricordò quello che Alicia le aveva chiesto sulla sorella - Posso chiederti una cosa?" "Certo. Tutto quello che vuoi." "C'è modo di avere notizie di mia sorella? Tipo capire che vita ha? Se sta ancora con quel bastardo del mio ex marito?" "Non lo so. Bisognerebbe fare qualche ricerca. Magari sentire Shakir se riesce a rintracciarla e scoprire." "Puoi farlo?" "Certo. - sorrise - Oggi pomeriggio lo sento. Sei preoccupata?" le accarezzò il viso, lei annuì leggermente "Ho paura che passi il mio stesso inferno e..." le mise un dito sulle labbra "Ho capito. - Raquel cominciava ad avere il tono di voce alterato, non voleva vederla soffrire e non servivano parole - Dopo chiamo." "Grazie." gli diede un bacio lungo, accarezzandogli il viso, lui le accarezzò la schiena. Sentirono bussare alla porta. Raquel si sedette di fianco. "Sì?" dall'altra parte c'era Palermo che aprì la porta "Piccioncini, è pronto il pranzo." "Arriviamo Martín." lui se ne andò e loro si guardarono, Raquel gli accarezzò il viso "Credo che... dovremo rimandare." Sergio annuì, si diedero un ultimo bacio e andarono in sala.

Arrivò Paula "Mamma, papà..." "Amore." la mamma le sorrise "Dove eravate finiti?" "In studio. Stavamo parlando di una cosa. Perché?" "No, niente, non vi ho più visti." "Paulita, capisco che casa è grande ma non è New York... ci puoi venire a cercare." Sergio e Raquel sorrisero, la mamma le fece una carezza "Va bene." si misero a tavola. "Quando pensate di partire?" "Helsinki e io domattina." "Stoccolma, Rio e io stasera, Professore." Marsiglia e Bogotá risposero "Domani. - poi Bogotá continuò - Matias viene con me." "Bene." Benjamín lo guardò "Se non disturbiamo troppo ci fermeremmo ancora qualche giorno per organizzarci." "Benjamín, senza problemi, ve l'ho detto casa è aperta, come si suol dire 'Casa mia è casa tua'. In questo caso, casa nostra." sorrise, Alicia lo guardò "Qualche giorno anch'io. - Sergio annuì - Comunque, Professore, Benjamín ha un nome di città." "Quello che gli hai dato tu..." "Sì. Logroño." "Se a lui va bene..." Benjamín lo guardò "Sì, sì. Va benissimo." il Professore annuì "Lei, ispettore Sierra?" "Contando quanto mi piaceva il mio paese: Madrid." "Ottima scelta. Rafael? Ti unisci alla banda anche tu? Non sei obbligato eh..." "Il nome che vorrei io... è già stato usato." Sergio lo guardò "Berlino?" Rafael annuì "Tuo padre ne sarebbe contento." sorrise, poi guardò Paula che lo stava guardando, la mamma si girò verso di lei, alzò le sopracciglia "Lo dite voi?" Raquel sorrise, la piccola se c'era una persona in più con loro parlava senza problemi, ma con più persone si vergognava sempre "Io o papà?" "Papà." Sergio si aggiustò la camicia in maniera ufficiale non avendo la cravatta "Abbiamo un nuovo membro nella banda: Donostia." "Dove si trova?" il Professore guardò Manila "Paesi Baschi, San Sebastián." Palermo lo guardò "Ma è dove sei nato tu." "Sì, Paula l'ha scelto per entrare a far parte della banda. Visto che ce l'ha anche Cincinnati che è più piccolo di lei..." la bambina gli sorrise, Sergio le fece l'occhiolino, Matías lo guardò "Ma Donostia... è il nome in basco." "E bravo il nostro Pamplona che quando pensa ci arriva anche lui..." Bogotá gli diede una pacca sulla spalla, risero tutti. Marivi intervenne "Io tengo il mio nome." sorrisero "Mamma, stanno giocando... tranquilla." Raquel sorrise, poi guardò il compagno che le sorrise per tranquillizzarla. Qualcuno trovò un argomento per cambiare discorso. Dopo un po' finirono di pranzare, Raquel si alzò e andò in camera, Alicia fece per seguirla ma Sergio la fermò "Lasciala... ha bisogno di un attimo. Se vedo che è diverso dal solito, vado io..." "Va bene." andò in giardino, arrivò Paula "Papà, possiamo fare più tardi la lezione? Volevo guardare un po' di TV." "Devo fare un paio di telefonate, ti chiamo io quando finisco, va bene?" "Va bene." Paula andò a guardare la TV, Sergio guardò Rafael. "Allora? Parti?" "Sì, abbiamo il volo prima di cena. Sempre che mi voglia parlare." "Mi dispiace per quello che è successo." "No, no Sergio, è così. È quello che avevamo concordato e papà avrebbe voluto così. - lo zio annuì - Posso dirti anche un'altra cosa?" "Certo." "Sarebbe felice di vederti così felice." "Grazie." si abbracciarono, Sergio gli diede una pacca sulla spalla.

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