Raquel era sdraiata sull'amaca con la pancia scoperta che si stava accarezzando. Sentì la porta aprirsi e poi le voci di Sergio e Rafael "È tanto che te ne sei andato?" "Le liti sono iniziate qui a Palawan, dopo il fatto della divisione. Poi è degenerata. Quindi... la nostra parte divisa a metà giusta, perfino i centesimi, e sono andato via da casa. Il problema, come ti dicevo, ogni centimetro di strada mi ricorda lei. E... non ci riesco. In più... volevo ricominciare. Non volevo disturbarti, ma sei l'unica persona a cui posso chiedere e, soprattutto, di cui mi posso fidare." "Mi dispiace aver creato tutto..." "No, no, Sergio, tu non c'entri nulla." "Qui il posto, comunque, c'è." Raquel arrivò nell'ingresso "Ciao Rafael." sorrise "Ciao... Raquel, giusto?" "Giusto. - sorrise, si diedero due baci per salutarsi - Come stai?" "Tutto bene, grazie. Tu?" "Anch'io." "Sergio mi ha detto del lieto evento, congratulazioni." "Grazie mille." sorrise, guardò il compagno che le ricambiò il sorriso "Vado a chiamare Clea così ti fa vedere la camera." "Grazie Sergio." lo zio andò, loro si guardarono "Tutto bene a Madrid?" "Sì... oh Dio... a parte la separazione da mia moglie, bene, mettiamola così." "Mi dispiace." Rafael fece un mezzo sorriso "Grazie." tornò Sergio con Clea che accompagnò Rafael in camera. Sergio guardò Raquel "Te l'ha già detto?" "Della separazione? Sì. Ma l'avevo immaginato. Te l'avevo detto." sorrise "Noi non ci lasciamo, vero?" Raquel lo guardò "Direi che... non è nelle intenzioni, no? - sorrise, gli mise le braccia intorno al collo mettendosi sulle punte dei piedi - E poi... se non ci siamo lasciati dopo tutte le liti che abbiamo avuto nel periodo in cui siamo stati via... anzi... - si mise una mano sulla pancia - direi di no." sorrise, gli diede un bacio accarezzandogli il viso. "Senti... vado a fare un po' di cena, che dici? Così liberiamo Clea che oggi è venuta anche prima." "Va bene." sorrise, Raquel gli diede un bacio, sorrise e andò in cucina.
Dopo aver sistemato un po' la stanza, Sergio si mise a parlare in soggiorno con Rafael "Allora, che mi dici?" "Mah... che vuoi sapere?" "Che fai ora, per esempio." "Nulla... non lavoro più, perché ho tutto quello di cui ho bisogno, non ho molto da dire. Quello che ti posso dire è che... non volevo diventare come mio padre, o come mio nonno. Però..." "Però... è una tradizione di famiglia. Te lo disse tuo padre." "Già... ma a che pro?" "Io l'ho fatto come omaggio a tuo nonno e a tuo padre." "Un po' strano come omaggio..." Sergio si fermò un attimo 'Qualcuno... getta le ceneri nel mare. Altri... portano i fiori al cimitero. Tu rubi la riserva nazionale. Tu non lo fai né per tuo padre, né per tuo fratello... tu lo fai per te.' sorrise, Rafael era già la quarta volta lo chiamava ma lui aveva in mente solo quello che gli aveva detto Raquel nella Panic Room "Tutto bene?" "Sì, sì. Tutto bene. La seconda rapina, non è stato solo un omaggio... era una necessità. Ne avevo bisogno. - Rafael continuò a guardarlo non capendo - Non so spiegartelo. E poi... dovevo vendicare mio fratello e... è sempre stato un sogno poterlo fare. Un sogno di Martín, un sogno di Andrés e, quando si è trovata la soluzione, anche mio." sorrise, Rafael gli ricambiò il sorriso "Ti trovi bene con lei?" riferendosi a Raquel "Sì, molto. La amo alla follia. Mi sembra di vivere un sogno quando sono con lei. Sai, tuo padre mi ha sempre parlato dell'amore, di vivere questo sentimento, ma io... ero troppo impegnato a calcolare, pianificare tutto. Come un robot. Poi ho conosciuto Raquel durante la rapina alla Fabbrica della Moneta. Lei era la negoziatrice. Sono partito con l'intenzione di fregarla. Per riuscire ad anticipare le mosse della polizia standole a fianco. Ma... ho infranto tutte le regole di una vita. E quando l'ho capito... era troppo tardi perché... l'amavo già." "Che regole?" "Nessuna relazione sentimentale deve interferire con il piano. La prima regola." "Lei ha già una figlia, vero?" "Sì, Paula. Che ti riempirà di domande a tavola, preparati - risero - e che mi chiama papà." sorrise orgoglioso "Davvero?" Sergio annuì sorridendo "Quando ci hanno cambiato le identità, abbiamo cambiato anche la sua e, Raquel mi ha fatto la sorpresa di darle il mio nuovo cognome. Quando l'ha saputo ha deciso di chiamarmi papà. E io sono felice così, la amo come se fosse anche mia." "Cosa sa delle rapine?" "Non sa nulla. Per il momento, in futuro vedremo." sorrise "E suo padre? Intendo quello biologico." "Una storia un po' lunga... se vorrà te la racconterà Raquel." sorrisero, la compagna era già da un po' che li ascoltava, aveva le lacrime agli occhi per le parole di Sergio, li raggiunse "Suo padre biologico... è un uomo violento. - si voltarono a guardarla - Che non merita di avere una figlia. È andato tutto bene, fino a quando Paula aveva intorno ai cinque anni e mezzo. Da lì, le cose sono degenerate prima mi ha chiesto di cambiare la foto profilo, poi no la gonna troppo corta al lavoro, poi ha cominciato ad alzare la voce e poi ha alzato le mani." fece un mezzo sorriso, Rafael la guardò "Non l'hai denunciato? - si avvicinò a Sergio mettendogli una mano tra i capelli - Scusa, non mi devi rispondere." "Non subito. Mi vergognavo ad andare dal mio capo a raccontargli tutte le umiliazioni e le percosse. Il mio ex marito è in polizia. Il migliore di tutta la polizia scientifica e il più stimato. Poi si è messo con mia sorella e, a quel punto, l'ho denunciato per salvare mia sorella ma... tardi e senza prove. Era la mia parola contro la sua. C'è un ordine restrittivo nei miei confronti, beh... meglio, c'era nei confronti di Raquel Murillo. Ora... avendo un'identità nuova non c'è più, Raquel non esiste più. Ho chiesto di cambiare anche il nome di mia figlia perché lei avrebbe continuato ad avere il suo cognome ed essendo la mamma morta, passami il termine, la custodia sarebbe andata automaticamente al padre e, purtroppo, era nei suoi diritti averla con lui. Invece così abbiamo cancellato per sempre il cognome Vicuña, vita nuova e felice, lontana da tutti i problemi. Beh, quasi tutti, ce ne sono ancora alcuni in sospeso." lei e Sergio si guardarono "Li sistemeremo." la compagna gli sorrise "Sì. La cena è quasi pronta." "Vengo a darti una mano con la tavola." sorrise "Posso fare qualcosa?" "No, tranquillo, andiamo noi, se vuoi andare sul patio, vedi tu, fai come se fossi a casa." sorrisero. Sergio e Raquel andarono in cucina, lei lo guardò "Che c'è?" "Niente, quando ti guardo, mi chiedo cosa ho fatto per meritarmi un compagno come te." Sergio si fermò e la guardò "Beh, detta così... spero sia in positivo." rise "Certo. - gli accarezzò il viso - Mi ritengo una privilegiata." lui la guardò un attimo "Cos'hai sentito della conversazione tra me e Rafael?" "Mh... niente... assolutamente niente." cercò di restare seria "Raquel..." "Sergio... - sorrise, gli mise le braccia intorno al collo, lui gliele mise sui fianchi - Hai detto delle cose bellissime, amore." "Semplicemente quello che sento, nulla di più e nulla di meno. - sorrise si diedero un bacio - per una volta, infrangere le regole è stato un bene." "Ah, lo spero bene!" risero "Finiamo qui? Paula avrà fame." "Sì." gli diede un bacio, tornò ai fornelli e lui finì di apparecchiare.
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Estoy contigo
FanfictionLiberamente ispirata alla serie TV Netflix "La Casa de Papel". Ho provato ad immaginare quello che non è stato raccontato, nelle stagioni andate in onda, a Raquel e Sergio: - l'arrivo di Raquel a Palawan dopo un anno - la vita dopo la rapina a...