Aquí estamos

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Dopo cena Sergio si andò a sedere fuori pensando alla giornata. '...per, eventualmente, salvare... entrambi.' era quella la frase che più lo tormentava ed era la frase che continuava a sentire nella testa. Non poteva perdere nessuno dei due, non poteva. Né il bambino, né tanto meno Raquel, con tutti i progetti che avevano e una vita ancora lunga davanti. I pensieri vennero destati da Paula che raggiunse il padre sul patio. "Papà... papà... - Sergio si voltò - Tutto bene?" "Sì, tranquilla, dimmi." "Sentiamo mamma?" il padre guardò l'ora "Sì." prese il telefono e chiamò la compagna, dopo un po' rispose "Ehi..." "Ti passo una persona." sorridendo diede il cellulare alla figlia "Mamma." "Amore, - sorrise - come stai?" "Bene, tu?" "Bene anch'io." "Quando torni?" "Non lo so amore, devo stare qui qualche giorno perché mi devono fare degli esami. Vedrai che torno presto, d'accordo?" "Va bene." "Nel frattempo fai la brava con papà, mi raccomando, senza storie." "Va bene." "Che hai fatto da quando siamo andati via?" "Ho giocato con Felipe e Naima e quando sono andati via siamo andati a fare una passeggiata sulla spiaggia." "Tu, la nonna e Clea?" "No, al posto di Clea è venuta zia." "Anche con zia fai la brava, d'accordo?" "Sì..." "Cos'è quel tono?" "Scusa." "Eh." "Sai che ho trovato una conchiglia bellissima sulla spiaggia?" "Ah sì? Tienila da parte che quando torno me la fai vedere." "Va bene." Raquel guardò l'ora "Senti amore... a nanna che è ora." "Dai mamma..." "Che ti ho detto? Senza storie. Forza." "Va bene. Notte." "Buonanotte, un bacio grande. Mi passi papà?" "Sì, ti voglio bene." "Anch'io amore, tanto." Paula passò il telefono a Sergio "Sì." "Ci sentiamo dopo?" "D'accordo." "Bacio" "A te." chiusero la telefonata e lui guardò la figlia "Paulita, a nanna, forza." Paula gli prese la mano, Sergio mise il cellulare in tasca e mise a letto la piccola "Mamma torna, vero?" "Certo che torna, te l'ha detto no?" "Sì, tra qualche giorno." "Vedrai che torna prima di quanto pensi..." sorrise, andarono avanti con il libro che stavano leggendo e dopo un po' si addormentò. Il padre spense la luce, lasciando la sua lucina accesa, le diede un bacio sulla tempia e uscì. Rafael e Marta si erano messi sull'amaca a parlare, Marivi era già andata a letto dopo che Sergio l'aveva rassicurata dicendole che la figlia era a lavorare e Clea era andata a casa. Andò in camera, si cambiò, si sedette sul letto, si tolse gli occhiali e chiamò la compagna, dopo una decina di squilli rispose "Ehi... tutto bene? Successo qualcosa?" "No, no. Stai tranquillo, non è successo niente. C'era qui la dottoressa e non potevo rispondere." "Novità?" "Preferiscono tenermi qui qualche giorno in più." "Ma non avevano detto che domani ti avrebbero rimandato a casa?" "Sì, ma hanno deciso di mettermi la macchina del monitoraggio, vogliono vedere se si muove, quanto si muove e se c'è la possibilità che inizino le contrazioni e/o si rompano le acque pretermine." "Tienimi informato." "D'accordo, non preoccuparti. - sorrise - Tutto bene con Paula?" "Sì, stai tranquilla." "Mia sorella?" "Se non sono rientrati, era fuori sul patio con Rafael. Li ho visti chiacchierare." "Ma tu dove sei?" "In camera. Tua madre a letto, Paula a letto, Clea è andata a casa, loro sono fuori... mi sono messo a letto." "Hai fatto bene... - ci fu un attimo di silenzio che ruppe lei - Vorrei essere lì con te." "Anch'io, il letto è vuoto e freddo, vorrei averti qui..." "Sergio Marquina che dice queste frasi così sdolcinate... ma devo venire in ospedale più spesso se ti escono delle cose così dolci." "No, per carità." risero "Ti dispiace se ci sentiamo domani? Ho gli occhi che mi si chiudono." "No, tranquilla, se succede qualcosa, chiamami a qualsiasi ora. Io vengo domani pomeriggio, la mattina non c'è orario di visita." "D'accordo, cerca di dormire..." "A domani" "A domani, ti amo." "Anch'io." chiusero la telefonata e misero il cellulare sul comodino. Raquel si addormentò dopo poco, Sergio, dopo essersi steso, si mise a pensare, e gli tornò in mente la frase di prima '...per, eventualmente, salvare... entrambi.' Guardò la parte del letto dove, di solito, si metteva Raquel, accarezzò il cuscino per poi avvicinarselo per sentire il profumo, crollò dalla stanchezza.

La mattina gli suonò il telefono, si svegliò di soprassalto "Sì." "Professore! Siamo qui di fronte a casa sua." "Siamo?" "Professore, sono Denver, pianeta terra, ricorda?" "Denver scusa... mi vesto e vengo ad aprirvi." chiuse la telefonata, mise gli occhiali, si alzò, si vestì e andò ad aprire "Professore!" "Shh, Denver qui dormono ancora tutti." "Ah, mi scusi." si abbracciarono "Mi fa piacere rivedervi. Molto." sorrisero si avvicinò Rio "Professore." Sergio abbozzò un sorriso e si abbracciarono infine arrivò Stoccolma con Cincinnati in braccio, che dormiva beato, "Buongiorno Professore." si abbracciarono, Sergio accarezzò la schiena del piccolo "Venite." Denver e Rio erano già entrati, entrò anche Stoccolma. Il Professore, guardando l'ultima entrata, chiuse la porta "Vuoi mettere Cincinnati sul letto?" "Sarebbe un regalo, Professore." Sergio sorrise, la accompagnò in una stanza, lei mise il bimbo a letto, prese il walkie talkie nel caso si fosse svegliato e raggiunsero gli altri in sala. "Caffè?" "Sì, grazie." "Anche per me, grazie." "Stoccolma?" "Se possibile, macchiato." "Certo." Rio lo guardò "Veniamo con lei così non deve fare il barista." sorrisero, andarono in cucina "Sedetevi..." Sergio mise sul fuoco la moka grande e guardò l'orario "Come avete fatto ad arrivare così presto?" "Rio ha smanettato un po' sul pc, sa che è lui il genio informatico, abbiamo preso il primo volo disponibile ed eccoci." "Professore - Stoccolma lo guardò - Lisbona come sta?" Sergio si andò a sedere con loro, prese fiato "Lisbona non viene a casa oggi. La vogliono tenere sotto monitoraggio e vedere cosa succede." "Lei come sta?" "È spaventata, in ansia. Sembra che non le faccia paura niente ma so che non è così." "Io intendevo lei... lei..." lo indicò per fargli capire, Rio intervenne "Lei... tu Professore." "Ah, io? Io... - si aggiustò gli occhiali - non saprei, non riesco a identificare i sentimenti." sentendo il caffè salire si alzò e andò ai fornelli. Sapeva perfettamente come si sentiva, aveva paura, una paura folle di perdere entrambi ma, ovviamente, non esternava le emozioni.

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