Tienes dudas, ¿verdad? Es eso

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Le giornate andavano avanti serenamente e l'ora zero si avvicinava.

Una mattina Raquel si svegliò a causa di un rumore, allungò la mano verso la parte di letto di Sergio e non lo trovò. Aprì gli occhi e vide che si stava vestendo "Buongiorno..." sorrise "Buongiorno" le ricambiò il sorriso, si avvicinò e le diede un bacio "Perché non mi hai svegliata?" "Era un peccato mortale." sorrisero "Mi aspetti che vengo con te?" "Sì, ma in fretta perché è tardissimo e stamattina tocca a noi." Per organizzarsi meglio con la cucina e le faccende domestiche, avevano fatto una tabella di turnazione. Raquel si alzò e cominciò a prepararsi. Sergio rifece il letto e poi si fermò a guardarla seduto, lei se ne accorse "Che c'è?" sorrise "Nulla... sei bellissima." sorrisero, lei si mise davanti allo specchio, si truccò leggermente "Pronta." aprì la finestra per far cambiare l'aria "Andiamo." andarono in cucina, non c'era ancora nessuno. Sergio guardò l'ora "Sono ancora tutti a letto?" Raquel mise su il caffè "Tesoro, sono andati alla festa ieri sera e avranno fatto tardi, dagli cinque minuti in più - sorrise, si girò verso di lui, gli mise le braccia intorno al collo mettendosi in punta di piedi e lui gliele mise sui fianchi - Anche noi abbiamo fatto tardi ieri sera - sorrise - ma, visto che sono la compagna del Professore, non posso arrivare in ritardo." sorrisero, gli diede un bacio lungo, arrivò Palermo "Viva el amor. (Viva l'amore)" Raquel e Sergio si girarono "Buongiorno, piccioncini." sorrisero lasciandosi "Buongiorno" "Buongiorno..." "Tra uno sbaciucchiamento e l'altro avete fatto anche il caffè?" Lisbona guardò la moka, sorrise "Tra poco è pronto." Il Professore guardò di nuovo l'orologio, lei se ne accorse "Professore, un attimo di calma..." si girò fulminandola "NO. I cinque minuti sono passati. Adesso mi sentono..." "Sergio, aspet..." il Professore era già sparito fuori dalla cucina, Raquel rimase basita dalla risposta che le aveva dato, il caffè venne su, lo versò nella tazzina di Palermo senza dire una parola e apparecchiò la tavola. "Grazie... - Martín si accorse dello stato d'animo di Raquel - Non prendertela, Sergio è così. Si arrabbia poche volte ma quelle poche, se la riprende anche con chi non gli ha fatto nulla." "Non mi ha mai trattata così. E non mi ha mai guardata con quello sguardo." "Tra poco gli passa." Palermo l'aveva presa sotto la sua ala, data l'importanza che Sergio dava a Raquel e l'amore che aveva per quella donna. Inoltre, aveva avuto modo di conoscerla, più di quanto conoscesse gli altri. Prima di ogni lezione, Sergio riguardava il piano con Palermo e Raquel era sempre con loro, studiandolo prima degli altri.

Arrivarono Tokyo e Nairobi "Ma che ha stamattina il Professore? Si è alzato con il piede storto?" Nairobi vedendo la faccia di Raquel, diede una gomitata a Tokyo per farla tacere "Lì c'è il caffè..." mise su un'altra moka per gli altri e mise in tavola le ultime cose, Palermo guardò le ragazze "Dov'è andato?" "Boh, sembrava una furia..." "Forse in classe, ha detto che ci avrebbe aspettato lì." "Lisbona. - si girò a guardarlo - Va da lui. Ci penso io qui." "No, tranquillo è il nostro turno stamattina, faccio io." Palermo insistette "Vai... fidati." le sorrise e si alzò per prendere il suo posto, Raquel annuì "Grazie." sorrise. Si lavò le mani e andò in classe, si fermò in fondo alla stanza.

Sergio si girò e la vide "Gli altri?" tornò a controllare il piano "Non mi devi dire nulla?" si girò guardandola "Che dovrei dirti?" "Prova a pensare a cosa hai fatto." si fermò un attimo a pensare, tornò a guardare le carte "Raquel, non ho tempo per i giochetti, quindi?" lei si fermò un attimo a guardarlo "Quando ti ricorderai, me lo verrai a dire." uscì, mentre tutti gli altri stavano arrivando, Palermo la fermò "Che succede?" "Prova a chiederglielo." andò nel chiostro e si sedette su un muretto con le gambe verso il petto, Martín andò da Sergio "Professore, che hai fatto?" "Io? Nulla. Perché?" "Eri talmente incazzato con gli altri - calcò l'ultima parola - che non ti sei neanche accorto di averle fatto del male?" "Ma a chi?" Il Professore continuò a guardare le carte, Palermo gliele tolse da davanti agli occhi, gli ricordò cosa aveva detto a Lisbona prima di uscire dalla cucina "Dov'è adesso?" "Nel chiostro, credo, vai." Sergio la raggiunse "Raquel, mi dispiace. Sono stato un maleducato. Non succederà più." Raquel lo guardò, con gli occhi pieni di lacrime, lui le prese il viso tra le mani "Scusami." lei lo guardò "Sai com'è iniziata la fine tra me e il padre di Paula? Esattamente così, l'umiliazione e poi le scuse." lui si sedette davanti ai suoi piedi, più possibile vicino "Ci sono già passata. Io so che non sei così... non diventarlo. Ti prego, non deludermi anche tu." "Scusami, davvero. Ero arrabbiato con gli altri e... me la sono ripresa con chi non c'entrava nulla... come sempre." Raquel mise le gambe dalla parte opposta alle sue, si avvicinarono l'uno all'altra "Non farlo mai più..." si diedero qualche bacio e poi uno lungo, la guardò "Non volevo..." Raquel accennò un sorriso, gli diede un altro bacio "Vai in classe... io mi sistemo e arrivo." "Va bene, ma sei bellissima così." sorrise "Con il trucco colato?" "Non importa... sei meravigliosa anche struccata." gli diede un bacio "Vai, che ti stanno aspettando." "Ci stanno aspettando, abbiamo lezione insieme stamattina. Piano Alcatraz. - Sergio sorrise - Ti aspetto lì." le diede un altro bacio e andò in classe. Tornò in camera, chiuse la finestra, si mise a posto il trucco e tornò in classe.

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