Passato e presente

245 24 5
                                    

ZULEMA

Esco da quella maledetta casa e mi strappo via il velo dal viso, quella vita non mi appartiene più tanto che, appena metto un piede fuori dalla porta, sento l'anima alleggerirsi e torno a respirare. Saray mi aspetta dall'altra parte della strada, seduta scomposta su un muretto. Quando mi vede si tira su composta e mi accoglie con un sorriso gigantesco sulle labbra "Non chiedere" è tutto ciò che dico. Non saprei nemmeno da che parte cominciare a raccontare. Lei fa un cenno con il capo e mi dà una pacca sulla spalla come incoraggiamento.

Ci avviamo verso quel motel da quattro soldi dove ci attendono speranzose le altre "Dimmi almeno se ci sta"

Guardo fuori dal finestrino cercando di calmare la mia anima in pena "Ci sta" sono incazzata con me stessa: trovo deludente da parte mia reagire come una bambina spaventata e indifesa quando in realtà sono una donna, un'assassina. Perché i traumi infantili ci fanno ritornare piccoli? Non lo capisco e non lo accetto. Sono più forte di così.

Entriamo nella stanza e la mini Rubia mi corre incontro tendendo le braccia verso di me. Automaticamente mi irrigidisco: è stata una giornata dura e faccio fatica ad aprirmi, perfino a lei che è innocente. Saray però mi dà un colpetto sulla spalla come per invitarmi a reagire e, sbuffando, la prendo in braccio. Non appena incontro i suoi grandi occhioni verdi lei allunga le braccino e mi avvolge il collo in un tenero abbraccio. Con questo contatto inaspettato e incredibile dolce mette quiete a quella mia lotta interna tra passato e presente. È identica a sua madre. Non posso fare a meno di sorridere. Alzo gli occhi e mi rendo conto che le altre mi guardano in attesa di buone notizie.

A interrompere il silenzio è Goya "Com'è andata, Zule?"

"Ha accettato l'accordo, ci riaggiorneremo fra un paio di giorni. Ha dato a noi il compito di localizzare la Bionda" dico semplicemente senza smettere di guardare la bambina che adesso è concentrata a giocare con le mie catene al collo.

"Non sarà facile" pensa ad alta voce Riccia. No. Non sarà affatto facile. Soprattutto adesso che vedo al collo della bambina la catenina con il ciondolo GPS di Maca. Merda.

Sofia si strofina gli occhi: è stanca e guardandomi intorno capisco che lo siamo tutte "Riposiamoci" ordino incontrando l'appoggio di ognuna "Siamo tutte abbastanza provate, ragioneremo meglio a mente fresca"

"Penso io a Sofi" la gitana la prende in braccio e cambia tonalità di voce, usa quella più dolce e stridula che ha per aggiungere "Vieni della zia Gitana!!!"

Macarena deve tornare con noi al più presto, ha già perso troppo di sua figlia e io so bene come ci si sente. Fatima è una ferita che non guarirà mai. Prendo un respiro profondo, è tutto troppo difficile e vorrei essere in un altro posto a fare tutt'altro con altre persone. Esco e mi siedo sul marciapiede mentre mi fumo una sigaretta. Sapevo che incontrare mia madre sarebbe stato molto difficile ma la realtà ha superato di gran lunga l'aspettativa. Vedo con la coda dell'occhio qualcuno sedersi accanto a me ad una distanza di sicurezza: Kabila. "E tu che diavolo vuoi?"

"Tu non mi piaci" esordisce il discorso così, irritandomi in un modo indescrivibile. Ma seriamente?!

"Il sentimento è reciproco" rispondo immediatamente con tono sicuro facendo un tiro e buttando fuori una nuvola di fumo che volteggia nell'aria.

"Mi fai parlare?!" Si volta nella mia direzione scocciata.

"Vai" le concedo due minuti ma se continua così potrei non rispondere delle mie azioni.

"Ho sempre pensato che non meritassi Maca e che nemmeno tenessi a lei perché tu sei.." ha iniziato male e sta continuando peggio.. ma dove cazzo vuole arrivare!?

I am a warrior Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora