Primo round

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DUE NOTTI DOPO

Mi sveglio di soprassalto sentendo Sofia piangere. Mi alzo dal letto assonnata, ultimamente si sveglia nel cuore della notte e la porto nel mio letto così da poter dormire ancora un paio d'ore. Percorro il corridoio e appena sto per affacciarmi alla sua camera, mi sento prendere da dietro e sbattermi con forza al muro. Spalanco gli occhi con sorpresa e cerco di divincolarmi in tutti i modi ma una figura incappucciata mi tiene ben salda alla parete. La schiena mi fa così male da farmi subito capire che è reale e io non sto sognando. Digrigno i denti, gli tiro una testata e poi con un pugno lo colpisco al collo. Lui indietreggia mollando la presa. Corro in camera per cercare Sofia, accendo la luce e vedo tre figure incappucciate, una delle quali ha mia figlia in braccio.

"Chi cazzo siete?" Urlo "Che cosa volete?" Restano a osservarmi. Ormai il sonno mi ha abbandonata completamente e tutti i miei nervi sono tesi. Li studio come loro studiano me. Faccio per andare contro quello che tiene mia figlia ma gli altri due scattano: uno mi afferra per tenermi ferma mentre l'altro mi sferra uno schiaffo così forte che sento il gusto metallico del mio sangue in bocca. Alzo lo sguardo infuocato. "Non avete nemmeno il coraggio di mostrarvi, vigliacchi!" Urlo sputando il mio sangue. Il mio sguardo cade sulla bambina. Ho paura. Ho paura di perderla perché mi è rimasta solamente lei. Mi sento in trappola "Quella è mia figlia.." ho la mascella contratta, sono una furia. Sono terrorizzata ma questo non mi blocca, al contrario mi accende e divento pericolosa "Lasciatela andare!"

Quello che mi ha colpita si abbassa il cappuccio ed è in quel momento che riconosco il viso fin troppo familiare: Genaro. Il mio sguardo si riempie di odio "Te l'avevo detto che ci saremmo rivisti" ride di me e io vorrei tanto spaccargli la faccia.

"Tu!" Digrigno i denti così forte che mi faccio male, cerco di liberarmi ma la presa è troppo salda e ricevo un altro schiaffo "Che cazzo vuoi?" Non mi risponde perché è troppo preso dal vedermi dimenarmi senza però poter fare niente. Guardo Sofia che non la smette di piangere, ha paura come me "Non la passerai liscia.. Se le fai del male.. se le succede qualcosa.."

"Non mi sembri nella posizione di fare minacce" gode nel vedermi inginocchiata davanti a lui "Ma puoi star tranquilla.. tua figlia sta molto meglio di te" mi rendo conto che dovrò lottare per sopravvivere ma non è un problema.. lo faccio da sempre.

"Perché stai facendo tutto questo? Ma chi sei tu?" Lo guardo interrogativa, ancora mi sfuggono le sue motivazioni. Perché cazzo sta facendo tutto questo?

Non sa cosa dirmi in prima battuta ma poi "Ramala ti manda i suoi saluti" ha un mezzo sorriso di sfida. Ramala. Prende la bambina in braccio che, riconoscendolo, smette immediatamente di piangere.

Fa per andarsene ma io lo fermo
"Goditi il momento perché la prossima volta che ci vedremo ti ammazzerò.. non è una minaccia è una promessa" non urlo, non piango. Lo fisso dritto negli occhi e scandisco ogni parola con voce ferma. Non mi ha mai vista così. Questa versione di me non l'ho mai vista nemmeno io, no.. mi correggo l'ho vista solo una volta.. il giorno che persi mio figlio e ho cercato di ammazzare Zulema. È una versione oscura di me che tengo nascosta ma esiste e loro l'hanno appena risvegliata.

"Uccidetela" dice agli altri due ed esce di casa sbattendo la porta.

Sono ancora immobilizzata, due contro uno sarebbe scorretto ma in questo momento non ho paura. Mi hanno appena strappato via l'unica debolezza che faceva di me una brava persona e adesso.. adesso sono loro che devono avere paura. Quello che non mi tiene bloccata avanza a io gli tiro una testata forte. Gli spacco il naso e urla dal dolore distraendo l'altro, riesco a liberarmi e mi alzo in piedi. Li osservo. Uno mi attacca e io gli tiro un pugno forte sul pomo d'Adamo. Un punto strategico per noi donne ed un punto estremamente debole per gli uomini. Sviene cadendo a terra. Fuori uno tocca l'altro. Mi guarda un po' preoccupato. Gli sorrido da psicopatica e lui indietreggia. Faccio per colpirlo, lui lo schiva e mi tira un pugno sulle costole. Sento un crac e dal dolore capisco che potrebbe averne rotta una. Ma il dolore è momentaneo. Non sono lucida. Ho l'adrenalina alle stelle. Gli tiro un calcio contro la balaustra e lui cade giù all'indietro sfondando il tavolino in vetro dell'ingresso. Mi affaccio e vedo che è in un bagno di sangue.

Per prima cosa afferro il telefono, l'orologio segna le quattro del mattino e sto guardando il corpo sfracellato davanti l'ingresso di casa "Maca che succede?" Mi chiede una Saray addormentata.

"Tre uomini sono venuti a casa mia e uno di loro ha rapito Sofia" la mia voce è come meccanizzata. Non traspare alcuna emozione. Non sento alcuna emozione.

"Ma che cazzo stai dicendo?!" Mi chiede allarmata ".. gli altri due?" Mi chiede ragionando su quello che avevo appena detto.

"Non sono più un problema" in un altro momento mi sarei preoccupata di questo mio stato d'animo totalmente inesistente ma adesso capisco che è il solo modo per non crollare. Essere così indifferente mi serve per poter sopravvivere.

"Arriviamo" è tutto ciò che mi dice prima di chiudere la comunicazione.

Vado per prima cosa in bagno, osservo attraverso lo specchio come sono messa. Il mio viso è impassibile ma ciò che mi cattura l'attenzione è il mio sguardo. È uno sguardo da assassina senza scrupoli. Mi lavo il viso cercando di togliere tutto il sangue. Sento ancora il nervoso scorrermi nelle vene. Ho lasciato la porta del bagno aperta e adesso una Saray molto preoccupata mi sta osservando.

"Hai fatto presto" dico guardandola attraverso il riflesso dello specchio.

Vedo che nota il mio sguardo e leggo nel suo volto una certa preoccupazione che però decide di non esprimere ad alta voce "Siamo tutte qui"

"Tutte chi?" Le chiedo alzando il sorpacciglio.

"Maca.. abbiamo visto quello all'entrata.. l'altro?" Mi chiede, mantiene una certa distanza e misura molto il tono della voce.

"In cameretta.. è svenuto" dico e lei sparisce sicuramente per andare a controllare.

Rimango in bagno e cerco di alzare la maglietta per controllare le costole ma mi fa un male cane e non riesco a farlo. Gemo di dolore. Due mani abili me la sollevano facendo attenzione. Le sue mani abili. Controlla velocemente "Una è incrinata" dice sfiorando la pelle con la punta delle dita, tocca un punto e gemo di dolore "Forse due" riabbassa la maglietta facendo attenzione "Ci vorrà un controllo e in ogni caso avrai bisogno di tempo per guarire"

Alzo la testa e incrocio il suo sguardo, è visibilmente preoccupata ma non tanto per me quanto per la mia reazione. Glielo leggo nei suoi occhi smeraldo "Non mi importa delle costole" la guardo e non sento nulla. Non sento dolore per le ferite, non sento tristezza per Sofia, non mi sento in colpa per il cadavere all'ingresso e non sento più nemmeno l'amore per lei. In me scorre solo rabbia. Una rabbia che non so incanalare e che sta distruggendo tutto ciò che di bello avevo dentro. Non mi sento più umana. Non sono più Maca.

Kabila entra di fretta "Si è svegliato"

E ora inizia il secondo round

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Vi lascio con questo capitolo..

(E ora sono cazzi amari🙈)

Buonanotte ✨

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