29. I Ricordi: Agosto 1974

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|| Mercoledì 15 agosto 1974 ||

Ellie nascose con cura la Giratempo il giorno stesso in cui la trovò.

Quando sarebbe tornata ad Hogwarts, la avrebbe mostrata a Regulus, e poi, a Sirius.

Se fosse riuscita a capire come usarla nel modo giusto, Ellie avrebbe potuto evitare molti degli avvenimenti degli ultimi quattro mesi.

Doveva essere prudente, e non farsi scoprire da nessuna delle sue cugine, ne tantomeno da sua zia, o da Hopsy.

Quel giorno l'Ala Ovest era colma di donne indaffarate con trucchi e abiti costosi, chiamate ad assistere Ellie e le sorelle Black.

A breve, i Lestrange, Lucius e Oliver sarebbero giunti al maniero insieme alle loro famiglie, per assistere alla pittura dei quadri delle future quattro coppie di coniugi.

L'intera mattinata era stata incredibilmente stressante, e nonostante il trucco, Andromeda sembrava avere una brutta cera.

Non aveva spiccicato parola da quando era uscita dalla sua stanza, e Narcissa ed Elladora cercavano di evitare di parlare di lei davanti agli altri.

Druella le mandò a chiamare alle dieci in punto, e Hopsy condusse le quattro ragazze in soggiorno, dove un paio di sedie rivestite di stoffa rossa erano state poste al centro della stanza, e un artista stava sistemando il cavalletto della sua tela, seduto su una di esse.

Anche i ragazzi erano stati tirati a lucido, ed erano in piedi accanto ai loro genitori.

"Rodolphus e Bellatrix andranno per primi." annunciò Druella, indicando due sedie accostate al muro.

I due giovani si sedettero e posarono pazientemente per l'artista, che dava loro continue indicazioni.

Quando fu il turno di Rabastan e Andromeda, Ellie trattenne il respiro mentre sua cugina camminava docilmente verso la sedia e si sedeva su di essa, accavallando le gambe.

Sembrava che potesse perdere l'equilibrio e cadere a momenti.

L'espressione sul suo viso era attraversata da una profonda stanchezza, mentre gli occhi guardavano fissi su un punto davanti a lei.

Ellie si sedette su una delle sedie e portò le mani in grembo, controllando la situazione.

Andromeda non sembrava reagire a niente di tutto quello che le stava succedendo, e se ne stava seduta in posa proprio come un manichino.

Rabastan fece improvvisamente scivolare una mano sulla coscia di Andromeda, tenendola saldamente sotto le sue dita, e il corpo di lei ebbe un sussulto.

Guardò in basso, verso la mano di lui, e poi alzò bruscamente lo sguardo per fissare le persone intorno a lei.

Come se si fosse improvvisamente risvegliata, afferrò la mano di Rabastan e la scostò violentemente da lei, alzandosi in piedi.

"Andromeda." la chiamò fermamente Druella.

"Siediti, Andromeda." le intimò Cygnus.

"No." la ragazza scosse la testa, come un destriero infastidito dalle mosche.
"Non posso farlo. Non posso sopportare tutto questo."

"Dromeda, per favore siediti." Narcissa fece un passo verso di lei, ma sua sorella si allontanò.

"No, Cissy. Ma proprio non capisci?"
"Io non ho intenzione di sopportare tutta questa merda ancora un'altro minuto!"

"Andromeda!" tuonò Druella.

"Lasciatemi in pace, madre."

"Smettila di comportarti in modo così infantile." la rimproverò Narcissa.
"Finisci di posare e poi lascia il posto a me e Lucius. O è così difficile per una come te?"

"Sta' zitta, Cissy." Ellie la tirò per un braccio sussurrando.
"Lascia stare."

"Oh, per una come me?" Andromeda si avvicinò minacciosamente a sua sorella.

"Andromeda Black. Finiscila di dare spettacolo e siediti su quella dannata sedia!" la chiamò Cygnus.

"Che cosa intendi, Narcissa? Com'è una come me, mh?"

"Una puttana come te. Ecco cosa sei! Non riesci ad adempiere ai tuoi doveri solo perché ti preoccupi troppo di continuare a commettere atti indegni con quel sanguemarcio di Ted Tonks!" sputò Narcissa.

Andromeda colpì con forza il volto di sua sorella, prendendola per la chioma bionda.
"Brutta stronza!"

Lucius e Bellatrix scattarono verso le due ragazze, afferrando Narcissa e cercando di separarla dalla sorella, mentre Ellie prese Andromeda per la vita e la tirò indietro.

"FINITELA! TUTTE E DUE!" sbraitò Druella.

Le sorelle vennero divise, e restarono a fissarsi per alcuni secondi, con i capelli e i vestiti scompigliati.

"Che cos'è questa storia, Andromeda?" domandò Cygnus.

"Quello che hai detto è vero, Narcissa?" chiese Druella.

"Sì, madre. Tutto quanto." rispose freddamente, senza abbassare lo sguardo da quello di sua sorella.

"Bellatrix, ne sapevi qualcosa?" domandò Druella.

L'espressione sul viso di Bellatrix era speventosa.
"No."

"Elladora? Forse tu ne sai di più?" il tono di Druella era pungente.

Andromeda prese un respiro profondo, e prima che Ellie potesse proferire parola, interruppe la madre.

"Sono stata io a iniziare. È colpa mia se Elladora ha fatto quello che è successo. L'ho spinta io, le sue azioni sono soltanto una conseguenza delle mie."

Ellie si arrestò sul posto.
Non doveva farlo.
Non voleva essere sempre salvata.

"Dromeda." la chiamò.

"Silenzio." tuonò Druella, avvicinandosi a sua figlia.

"Tu..." "Tu. Sei un tale disonore per questa famiglia."
"Mi chiedo se anche tuo cugino sia sotto la tua malata influenza."

Andromeda sostenne lo sguardo della madre.
"Voi siete un disonore per me. Voi, non io."
disse fermamente.

"Vi odio, vi odio tutti." "Luridi ingannatori."

Druella fece una pausa, guardando incredula sua figlia.
"Fuori."
"FUORI DA QUESTA CASA."

"Bene." Andromeda uscì a grandi passi dalla stanza, ed Ellie si mosse velocemente per seguirla, prima che qualcuno potesse fermarla.

Corse su per le scale fino a perdere il fiato, e quando raggiunse la stanza di Andromeda la trovò inginocchiata su una borsa incantata, mentre infilava i suoi oggetti personali e vestiti al suo interno.

"Dromeda." Ellie scoppiò in lacrime e cadde in ginocchio accanto a sua cugina.
"Dromeda ti prego, non andartene."

Lo sguardo di sua cugina era furioso.
"Sapevo che sarebbe successo, prima o poi. Narcissa non sarebbe riuscita a tenerselo ancora a lungo. Stronza invidiosa." Si alzò in piedi e afferrò la sua bacchetta.

Ellie la tirò. "Dromeda!"

Lei si girò e le baciò la sommità della testa.
"Non preoccuparti. Me la caverò. Tu resisti, ti prometto che ci vedremo tra un paio di mesi."

"Non lasciarmi." sussurrò.

Andromeda le accarezzò la guancia.
"Mi dispiace. Ti voglio bene, Ellie."

Strinse la sua borsa e uscì dalla stanza.

Dopo alcuni secondi di silenzio, Ellie sentì il grande di portone del maniero chiudersi violentemente.

Le lacrime continuarono a sgorgare dai suoi occhi, nonostante la rabbia cominciasse a sostituire il dolore, mentre si diresse nella sua stanza.

Entrò velocemente nella grande biblioteca del maniero, in cerca di un qualche libro sulle correnti temporali o simili.

Non poteva permettere che tutto quello andasse avanti.

Doveva trovare un modo.
Doveva tornare indietro.

wires || remus lupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora