19. I Ricordi: Consigli dall'Oltretomba.

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|| Venerdì 6 maggio 1974 ||

Per la settimane successive Ellie si impegnò ad evitare accuratamente Remus, Mary e tutto ciò che poteva portare a loro, includendo quindi i Malandrini e le ragazze - eccetto per Sirius, che vedeva quasi ogni giorno, e che in ogni caso la avrebbe perseguitata fino a quando non l'avesse convinta a raccontargli cosa le prendeva. -

Ma in fondo sarebbe stato meglio così. Doveva concentrarsi su i suoi studi e facendo in quel modo avrebbe smesso di disubbidire agli ordini dei suoi genitori, iniziando a occupare tutto il suo tempo con gli altri Purosangue.

Tuttavia, ogni volta che il suo sguardo incontrava la figura di Remus, seduto tranquillamente al tavolo di Grifondoro, la voce della sua coscienza le ricordava di continuo che era egoista da parte sua, e che Remus e Mary non avevano fatto niente per meritarsi quello, che era tutto frutto della sua mente, perché ogni volta che li vedeva, ricordava a se stessa che l'incidente sul campo era stata tutta colpa sua, della sua invidia e della sua disattenzione nel momento peggiore.

Era stata un stupida, gelosa, stronzetta.

E ogni volta che Mary le sorrideva per i corridoi ignara di tutto lei si sentiva ancora peggio.

Dormiva molto e mangiava poco, saltava le lezioni, e si sentiva terribilmente sola senza le risate dei Malandrini che riempivano l'aria di gioia.

La solitudine che provava in quel momento non poteva essere colmata dalle chiacchere delle sue cugine e dal conforto di suo fratello. Solo, non poteva.

Il fuoco che ardeva dentro di lei si stava affievolendo, e l'unico modo per tenerlo vivo, era aggiungere altra legna. E lei sapeva chi era l'unica persona che possedeva quella legna. Lo sapeva bene, dannazione.


Quel giorno, dopo l'ultima ora di lezione passata ad assistere ad uno dei monologhi di Flitwick sull'importanza della cadenza della bacchetta durante l'esecuzione di un incantesimo, Ellie si sentiva troppo stanca e mentalmente consumata per avere relazioni con altri esseri umani, almeno per quel giorno.

Appena la campanella era suonata, era letteralmente fuggita fuori dalla classe, seminando Narcissa prima che potesse attaccare su una qualche futile conversazione post lezione.

Voleva andare nei sotterranei, salire nel suo dormitorio e seppellire la testa nel cuscino fino a quando Regulus - sia benedetto - non si sarebbe infilato nel letto accanto a lei con la cena calda, e non le avrebbe fatto compagnia mentre lei copiava svogliatamente i compiti di sua cugina per il giorno seguente, guardandola pazientemente e facendole alcune domande di tanto in tanto.

"Sei sicura di stare bene, Ellie?" o "Vuoi che mi prenda un giorno libero dalle lezioni per stare con te?... Potremmo farci firmare un permesso dai nostri genitori e andare un po' a Londra, o in qualunque posto tu desideri andare... per staccare un po'." le diceva, con tono insolitamente dolce, come se stesse parlando con qualcuno fragile di mente.

Lei non aveva mai risposto. Spesso, finiti i compiti, si sdraiava di nuovo e si portava il lenzuolo fino a sopra il capo, evitando di guardare suo fratello negli occhi.

Restava così fino a quando non riusciva a riprendere sonno, o,- in caso non si sentisse stanca - fino a quando Regulus non si fosse arreso e si sarebbe alzato dal letto, diretto nel suo dormitorio.


Sirius, invece, non aveva optato per la gentilezza e la dolcezza con lei. Aveva fatto l'esatto contrario.

La disturbava ovunque fosse: a pranzo, in biblioteca, sul campo da Quidditch.

wires || remus lupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora