20° CAPITOLO - Twentieth Chapter - THROWBACK

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{YOUR P.O.V}

Le lacrime si erano stoppate solo alle 8pm, 5 ore dopo all'accaduto. Nel frattempo avevo raccontato tutto a Seulgi, che era senza parole. Ero seduta davanti alla porta della camera, con le braccia che abbracciavano dolcemente le gambe. Jungkook bussò alla porta.

-Minjang ah... Non mangi?- Chiese, con voce leggera.

-No, grazie.. Buona notte.- Ma quale mangiare. La fame mi era proprio passata e volevo solo dormire. Passò un'ora, nella quale non feci altro che rotolarmi sul pavimento, andarmi a sedere sul letto, tornare per terra e poi controllare il cellulare ancora sul letto. Aprii la mia valigia e guardai il piccolo album fotografico che guardavo spesso con la mia famiglia, che tanto mi mancava. Dall'album cadde una foto. La raccolsi. Non l'avevo proprio mai vista. Sembravo proprio io verso i 4/5 anni e un bambino. Era sicuramente stata scattata in America, a Los Angeles. Io e un bambino seduti in spiaggia. Chi era quel bambino?



{NESSUN P.O.V}

Los Angeles, California (U.S.A), estate 2003.

I due bambini erano così amici che si fidavano ciecamente l'uno dell'altro, tanto da andare in giro per il loro piccolo quartiere da soli insieme, senza alcuna paura. Quella sera, 8pm, il bambino di 5, quasi 6 anni voleva andare in spiaggia. pregò la bambina di 5 anni compiuti ad andare. I due erano ora sdraiati sulla spiaggia e stavano guardando le stelle.

-Ti piace molto questo posto?- La bambina domandò.

-Sì.- Il bambino rispose.

-è più grande di te.

-Direi di sì...

-Quindi ti piacciono le cose più grandi di te.

-In che senso?

-Le macchine ti piacciono?

-Ovvio, sono un maschietto.

-E le macchine sono ragazze.

-Ma che stai dicendo?

-Ti piacciono le ragazze più grandi di te.

-Le noona?

-Sì. Dico... Ti piacciono di più le noona o le dongsaeng?

-Le noona sono cool e ti rendono cool.

-Capisco.

-Perché? Sei gelosa?

-Assolutamente no!

-Oppure ti piaccio?

-No, non mi piaci.

-Allora a te piacciono gli oppa o i dongsaeng?

-Sono piccola per queste cose. Ma ovviamente gli oppa, sono COOL.-

-E io sono un tuo oppa, e quindi ti devo proteggere.

-Cosa?!

-Hahah, sei ancora piccola!-

-Anche tu!- protestò la bimba.

-Infatti a me non interessano questo tipo di cose. C'è qualcosa più grande di me che mi piace.- disse. -E cos'è?- domandò lei, incuriosita. -I palchi?. / -I palchi.

-Spiegati!-

-Il palco è quello dove balli, canti...

-Lo so, lo so.

-Ti piace ballare o cantare?

-Sì, sono cose che mi divertono tanto, anche se penso di non esserne in grado.

-Anche a me piacciono tanto, soprattutto ballare. Mi sento libero quando ballo o canto. La musica è la mia vita.- Il bambino spiegò.

-Che bello...- la bambina era davvero meravigliata. Trovava attraente e tenero il bambino coreano che ogni estate, per 3 mesi, veniva a Los Angeles in vacanza. Aveva imparato l'inglese per poter comunicare con lei. Era davvero bravo,parlava due lingue.

-Bambini, andiamo!!- La mamma del bambino chiamò i due, che subito si alzarono e la seguirono. Il giorno dopo scesero in spiaggia con la mamma di lei. Mentre facevano castelli di sabbia, la mamma li disse di posizionarsi per una foto.

*click* *flash* scattata! Era venuta davvero bene, i due sembravano starsi divertendo. Ancora qualche ora e tornarono a casa. Lì, il papà della bambina era appena rientrato, terrorizzato. Diede una pessima notizia alla moglie, alla figlia minore e alla sorella maggiore.

-La nonna è morta. Ha avuto un infarto.- riuscì a pronunciare queste parole, non disse altro. è dura quando muore un componente della famiglia, una gentile suocera. Tutti quanti piangevano fontane, ma dovettero passarci su. Il giorno dopo il bambino volle invitare la bambina a fare una passeggiata in riva al mare per consolarla. Erano sdraiati sulla spiaggia. Il bambino prese la mano della bambina e si sdraiò con lei.
-Ti voglio bene.- disse lui.
-Anche io.- rispose lei.
-Ti voglio tanto bene e sarò sempre con te. Ricordatelo.- le promise. Lei gli sorrise.
-Voglio andare a casa.-
-Andiamo.- insieme si alzarono. Lei controllò per attraversare la strada e andò. Il bimbo era rimasto indietro e lei tornò a prenderlo. Improvvisamente passò un camion. La bambina era paralizzata mentre lo guardava. La investì. La bambina andò con urgenza al pronto soccorso dove rimade in coma per una settimana e poi tornò a casa. Una settimana dopo, dopo essersi accorti che il lavoro dei genitori sarebbe andato male, a causa della morte del proprietario - la nonna - dell'azienda americana in cui lavoravano, decisero di trasferirsi in Corea del sud, dove era presente l'altra azienda di famiglia. La bambina andò per l'ultima volta a salutare il bambino che le diede un bacio sula guancia e l'abbracciò forte. I due si promisero che si sarebbero ritrovati. Ma non fu così. La bambina non tornò più a Los Angeles l'anno successivo. Neanche il bambino lo fece.

Busan, Corea del Sud, inverno 2003.

Il bambino ora si trovava nel suo luogo di nascita. Era il 26 dicembre del 2003 e ormai aveva 6 anni (7). Lui e la mamma stavano aspettando il rientro del padre e del fratello di lui. Ma nessuno rientrò. Bensì ricevettero un'allarmante telefonata: i due avevano avuto un violento incidente e, purtroppo, solo il padre ne era uscito vivo. Ferito, ma vivo. Suo fratello non ce l'aveva fatta, era morto sul colpo. Fu una notizia tragica per la famiglia, una perdita in modo atroce. Una perdita che cambiò per sempre il bambino. Non volle uscire dalla sua stanza per un mese, si dimenticò volontariamente sia l'inglese, che Los Angeles, che la dolce bambina per cui provava giovani sentimenti. Non vedeva più nulla allo stesso modo. La sua passione, le arti musicali, gli piacevano ancora, però. Solo che erano il suo unico interesse con le ragazze. Il discorso con la bambina non l'aveva dimenticato. Voleva diventare un cantante per sui fratello e per la bambina.



{MINJANG'S P.O.V}

SEOUL, Corea del Sud, 2013.

Minjang si addormentò alle 21 di sera e cadde in un sonno profondo.

{JUNGKOOK'S P.O.V}

Beh, ci avevo provato. Non aveva fame, a quanto pare. Ma avevo paura che per l'imbarazzo o quel che era non sarebbe mai uscita da quella stanza. Così mandai un messaggio a mia madre:

"Mamma, papà, vi prego, tornate. Non possiamo stare più da soli. Ormai potrebbe succedere di tutto. Potreste stornare e trovarci in uno stato che neanche noi conosciamo. Siamo confusi. Tornate."

Ovviamente non potevamo più stare da soli. Se lei non fosse mai uscita, sarebbe morta là dentro. Ma se fosse uscita e entrambi ci fossimo dimenticati dell'accaduto, sarebbe successo qualcos'altro, ed eravamo al punto di partenza. Mamma rispose solo "ho capito, torniamo domani." e questo mi rassicurò. Da domani siamo controllati. Mandai un messaggio a Minjang dicendole che domani sarebbero tornati. Chissà quando lo avrebbe visualizzato.

How Could It Happen? (A Jungkook FANFIC)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora