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Don't fuck with my freedom
Mother's Daughter, Miley Cyrus

Don't fuck with my freedom ⎯Mother's Daughter, Miley Cyrus

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SELENE

«Lottie, non farmi arrivare alle maniere forti. Alzati da questo dannato letto!»

Mia sorella solleva la mano in aria come a voler cacciare via una mosca e si tira fin sopra al naso le coperte, continuando a russare, dimentica del fatto che è in ritardo per il suo primo giorno di lavoro –l'ennesimo primo giorno dell'ennesimo lavoro.

«L'hai voluto tu» sibilo come una serpe, facendomi i risvolti alle maniche della maglia e posizionandomi ai piedi del letto. Sollevo la coperta e arriccio il naso quando l'acre odore di piedi mi arriva al naso. Allungo le dita e gli faccio il solletico.

Lottie si ridesta all'istante, scoppiando in una risata sguaiata, affrettandosi a nascondere i piedi sotto le coperte, allontanandoli da me.

«Selene, sai che odio quando lo fai!» Si mette a brontolare una volta ritornata seria, gli occhi sottili come due spilli mi puntano.

«Sei in ritardo» dico senza lasciarmi scalfire.

Lei sbadiglia, stropicciandosi gli occhi con foga. «Per cosa?»

Un sospiro rassegnato fuoriesce dalle mie labbra. Conosco fin troppo bene il copione che ogni santa volta la mia sorellina tira fuori dopo una sbronza colossale avuta la sera prima.

«Oggi è il tuo primo giorno di lavoro al Sainsbury's. Non vorrai ritrovarti licenziata prima ancora di aver terminato la settimana, viso d'angelo?» scherzo e lei sbuffa, rimettendosi a dormire.

«Non ci vado! Ho un mal di testa atroce. Mi troverò un altro lavoro, promesso!»

La spoglio delle coperte, scoprendo il vestitino super, mega scollato che ancora tiene indosso. Lottie strilla dal freddo e si sbraccia per riprendere il piumino, ma io glielo impedisco.

«Non posso mandare avanti da sola ancora per molto le spese condominiali. Sono passate già due settimane da quando sono in ritardo con l'affitto, Charlotte. Ho bisogno che corri a farti una doccia, ti vesti e vai a lavoro. Ho fatto i salti mortali per raccomandarti a quel supermercato» m'infervoro, usando come nota amara i nostri genitori per spingerla fuori da questo maledetto letto. «Mamma e papà continuano a intasarmi il telefono di messaggi, scrivendo di quanto sono dispiaciuti. Se vuoi alzo bandiera bianca. Chiederemo aiuto a loro...»

Mi interrompe: «Non voglio un solo centesimo da loro, Selene! Che vadano al diavolo loro, i loro soldi e le loro scuse».

Si alza di scatto, posso quasi toccarla l'aura maligna che le circonda le spalle. Tira fuori i primi vestiti dall'armadio, spogliandosi di fronte a me.

«Dovresti bloccare il loro contatto, così come ho fatto io.»

Evito di rispondere e mi alzo solo per andare a riempirgli una tazza di caffè.

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