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Do you dare to look him right in the eyes? Yeah
—Way down We Go,KALEO

Do you dare to look him right in the eyes? Yeah—Way down We Go,KALEO

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SELENE

Sollevo il viso verso il getto dell'acqua calda e sciacquo via i residui di shampoo dalla testa, quello mi scivola sulle spalle e lungo le braccia stanche.

Il calore della doccia è il perfetto sostituto del calore in mezzo alle gambe, o almeno così credevo poco prima di metterci piede dentro.

Non è così. Affatto.

Se chiudo gli occhi la avverto ancora la pressione delle sue dita ruvide sulla mia carne bollente, attraverso una stoffa che avrei voluto pregarlo di lacerare.

Ma sarei apparsa disperata; e benché da stanotte è ciò che mi sembra di essere, non c'è motivo per cui debba rendergli le cose facili mostrando quanto quel poco che mi ha dato mi ha resa pasta modellabile tra le sue mani.

Il calore si raccoglie sulla pancia, una tensione crescente risale le gambe al ricordo della sua lingua calda e bagnata pronta a cancellare il bacio del mio ex, un piccolo indizio su ciò che significa essere sua –sessualmente parlando.

So di essermi messa nei guai minacciandolo che avrei concluso da sola quello che ha iniziato ma non ho resistito alla tentazione di lasciarlo –per la prima volta e sono sicura anche l'ultima– a bocca aperta come lui ha fatto finora con me.

Insisto sulla cute, facendo sprofondare le dita tra i capelli mentre immagino come sia affondarle dentro di me.

Per un momento le dita si bloccano a metà del lavaggio testa e prendo seriamente in considerazione l'idea di stimolarmi senza negarmi il senso del piacere di cui i muscoli sono ancora intrisi post esperienza Peter.

Ne avrei un gran bisogno in verità, ma la tensione sulla parte bassa del collo e delle spalle –di natura certamente più subdola– non mi permette di perdere altro tempo.

Ripensare a Ethan o alla quantità superflua di parole che gli sono uscite di bocca mi fredda come le notizie di cronaca nera sul canale della BBC di prima mattina, mentre accendo la TV per farmi compagnia intanto che preparo il caffè.

Il vapore che risale dal piatto doccia fino al soffitto –e ritorno– migliora di poco l'emicrania che mi ha regalato lo scambio di battute con chi credevo non avrei mai più rivisto, senza poter dire lo stesso del carico di stress che grava sul mio petto come spille che spingono cattivamente sempre più a fondo.

Non sono pronta a fare quello che dovrò fare prima di andare a lavoro questa mattina ne a nasconderlo a Charlotte; un'altra bugia che mi ripeto è dovuta alla salvaguardia del nostro rapporto.

Il diverbio che nasce dall'argomento genitori non si avvicina minimamente a un semplice litigio che ruota attorno alle più effimere stupidaggini.

Questo genere di litigi ci fanno male, ci allontanano ed estinguono l'opportunità di parlarne più avanti con calma e razionalità.

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