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We could never be friends
Fuck Up the Friendship, Leah Kate

We could never be friends ⎯Fuck Up the Friendship, Leah Kate

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PETER

«Possiamo parlare?» chiede la donna minuta a Selene mentre quest'ultima boccheggia in cerca di una risposta. Non mi perdo un'istante della loro conversazione. Nessuno di noi lo fa. Ficcanaso, ecco quello che siamo. Per gli altri due non posso parlare, ma io non sono mai stato uno che s'impiccia degli affari altrui. Però con questa donna...niente di lei mi sa di tempo sprecato, di ninnolo con cui gingillarsi per un breve periodo di tempo. E se questa non è una valida ragione per seppellire le mani in tasca e andare per la mia strada, non so quale sia. Ma questo bisogno incontenibile di prenderla per le spalle, farla sedere e ascoltarla in silenzio parlare di sé, della sua vita, degli scheletri sepolti nell'armadio –perché ne ha e ben nascosti– non la smette di solleticarmi il petto come una carezza provocante. E io me ne sto lì ad assaporarla anziché schiaffeggiarla via, indietreggiando bruscamente. Cristo, i miei problemi sono più seri di quanto credessi.

Il mio sguardo vaga da lei alla donna, che stringendosi la borsetta al petto e sbilanciando il peso da un piede all'altro spera in un consenso.

Punto gli occhi sulla mia vicina di casa che pare ancora incapace di sillabare parola, e intanto Harry continua a chiedere alla bella donna al suo fianco se vuole fermarsi qui a parlare con Selene.

Finalmente quest'ultima si risveglia dal torpore e rifiuta l'offerta del capo. «Se non ti dispiace andrei Harry» asserisce con voce stridula, e rapida raccoglie le sue cose prima di avvicinarsi a colei che l'ha destabilizzata e che per un lungo istante l'ha gettata nello sconforto. «Ho mezz'ora prima di andare a lavoro» dice avvolgendosi la sciarpa attorno al collo, uscendo senza salutare. La donna annuisce con entusiasmo mentre la segue fuori.

Le pedino con lo sguardo finché entrambe non scompaiono dietro l'angolo, e di colpo mi ritornano alla mente le parole di Gwendoline: Non sei l'unico che esce da una brutta situazione. Questo condominio è pieno di gente che viene da un passato non proprio incantevole. Tu pensi che Selene e Charlotte sognassero di vivere qui? No, una brutta circostanza le ha condotte in questo posto, e quelle due si trascinano dietro il loro fardello.

Qual è il fardello che si portano dietro? Possibile che quella donna —talmente uguale a Selene da farmi credere che fosse la madre— sia una parte del fardello?

È stato un attimo, meno di battito di ciglia, ma sul suo viso è calata un'ombra, e se l'ho riconosciuta all'istante è perché è la stessa ombra che abita i miei lineamenti quotidianamente.

Mi ridesta il forte accento britannico di Harry quando questo mi saluta con un ampio sorriso, chiedendomi qual buon vento mi porta al suo locale di prima mattina.

«Ho dimenticato il mio cappello, ieri sera» mormoro mentre Trevor mi rivolge un cenno scostante dietro al bancone. Piego la testa e lo guardo. Quello assottiglia di più lo sguardo, le folte sopracciglia –leggermente più scure del colore dei capelli– si flettono, dandomi modo di pensare che vedermi lo infastidisca. Non che questo mi scuote. Non me ne frega un cazzo a dirla tutta.

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