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I won't be missing you for the night
Chills-Dark Versione, Mickey Valen

I won't be missing you for the night  ⎯Chills-Dark Versione, Mickey Valen

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PETER

«Cazzo!»

Mi chino a raccogliere i cocci dei bicchieri sparsi a terra che io stesso ho fatto cadere; getto i pezzi più grossi di vetro sul vassoio e mi affanno per cercare una scopa e ripulire il resto del casino.

Le nocche mi sbiancano contro il manico quando in un moto istintivo stavo per ficcare i polpastrelli sul mio petto, all'altezza del cuore. No.

Non qui.

Non adesso.

Figlio di puttana!

Il cuore incespica. Un flebile picchiettio fuori dalla norma simile a un ronzio, che però di innocente non ha nulla. E quando lo rifà per la seconda volta io so di essere fottuto. Serro ancora di più la presa quando le mani iniziano a tremarmi, seguite dalle braccia. Agli angoli della mia visuale si è già condensata una nebbia di ricordi privi di gioia, tracce di patema con cui devo fare i conti di notte.

Ma se durante la notte mi permetto di spingere il mio corpo all'estremo con impegnativi esercizi fisici, procurandomi una dolce sensazione di bruciore in tutto il corpo che non mi faccia pensare ad altro che a sopirla, di giorno c'è la visita alla città, Gwendoline, le commissioni, e la sera il lavoro al pub.

Ma questa volta è diverso.

Rifaccio i drink che ho versato senza riuscire davvero a sentire il chiasso attorno a me, e di conseguenza ignorando Vincent che nel frattempo mi affianca.

«Peter, che diamine ti prende?» mi domanda, ma non riceve risposta. Io continuo a mischiare alcolici senza badare al bruciore al palmo della mano causato da un pezzo di vetro. Sento la vena pulsare violentemente sul collo.

Le orecchie mi fischiano. Il tremore peggiora e raggiunge le gambe sul punto di cedere. Il maglione a coste mi aderisce alla schiena per via del sudore che la imperla.

Allineo i bicchieri intatti sul vassoio e faccio per dirigermi ancora una volta verso i tavoli quando quest'ultimo mi oscilla tra le mani e ci manca poco perché cada a terra.

Mi paralizzo a metà strada, il tintinnio dei calici si ripete.

Vincent arriva giusto in tempo per strapparmi il vassoio dalle mani, darmi una pacca sulla spalla e farmi cenno di allontanarmi.

Batto in ritirata non appena mi accorgo che non c'è più niente da fare.

A ogni passo che faccio per arrivare in bagno il respiro si accorcia sempre di più. E quando mi chiudo dentro lo stanzino buio sono già a corto di fiato.

Il cuore batte all'impazzata contro lo sterno quasi fosse sul punto di romperlo, uscirmi dal petto e piombarmi ai piedi. Lo preferirei al dovermi piegare in due per il dolore che questo sprigiona a ogni battito.

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