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We don't gotta be in love, no
One Of The Girls, The Weeknd

We don't gotta be in love, no⎯One Of The Girls, The Weeknd

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SELENE

Questione irrisolta un dannato corno!

Questo smidollato sta davvero gettando l'esca, l'offerta di ritornare insieme, come se io fossi un pesce pronto ad abboccare all'amo.

La furia s'impadronisce di ogni singolo capillare, facendomi ribollire il sangue, e devo ritornare al punto preciso in cui questa discussione mi è sfuggita di mano.

Scesa le scale, e giunta sotto la pensilina d'ingresso che mi protegge dalla pioggia torrenziale, mi sono fermata a una doverosa distanza da Ethan e ho subito chiesto il nesso tra lui e i miei genitori. Dunque, come diavolo siamo passati a questo?

«Sii più specifico. Cosa ti hanno chiesto di fare i miei genitori?», trattengo a stento la frustrazione tra i denti, mordendomi la lingua quando mi vuole sfuggire di proposito una parola che suona più colorita del dovuto.

Il serbatoio di emozioni è vuoto per lui e così deve rimanere; anche se mi risulta difficile se continua a fissarmi come se gli ultimi ricordi che ha di noi sono le cene romantiche e le passeggiate al chiaro di luna.

Se nel suo cervello manca la parte in cui per mesi si scopa la mia migliore amica e a fatti svelati non ci prova nemmeno a emulare un finto dispiacere per quello che mi ha fatto sarò ben lieta di fornirgli un resoconto dettagliato.

Dio, non sopporto la sua faccia tosta!

«Te l'ho detto Sally. È stato un incontro fortuito a riavvicinarci.» Riavvicinarci? «Avevo un pranzo di lavoro prenotato a Le point de la Tour. Lo ricordi? Il tuo ristorante preferito. Poche cose ti emozionavano come la vista che il tavolo all'angolo dava sul Tower Bridge. Ti brillavano gli occhi ogni volta che li posavi oltre il terrazzo. Ed era proprio per vedere sempre quello sguardo che mi assicuravo di prenotare lo stesso tavolo dopo anni.» Durante i quali, nel mentre, ti sbattevi Rachel a mia insaputa.

Mi scanso malamente quando fa per appuntarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e lo fulmino con un'occhiata sprezzante. «Niente Sally. Per te sono solo Selene. Ora vuoi dirmi cosa vi siete detti o devo ritornare dentro lasciandoti da solo a viaggiare nei ricordi?»

«I tuoi genitori stavano pagando il conto quando io sono arrivato. Mi hanno rivolto un rapido saluto e proposto di vederci altrove per parlare dato che ero di fretta, e quanto avevano da dirmi non si poteva riassumere in una manciata di minuti, per di più di fronte il mio entourage» mi dice dopo essersi arreso nel cercare una qualunque scusa per sfiorarmi. So io dove gli ficcherei quel broncio che ha stampato in faccia. «A ogni modo, ci siamo trovati tutte e tre sul divano di casa vostra a...»

«A discorrere sulle vite che abbiamo avventatamente lasciato in balia di un proposito che non dovevamo sostenere? A domandarti se possono infonderci il buon senso e farci ritornare a casa con la coda tra le gambe? A passarti soldi che poi avresti dato a me?» Il tono placido non riflette il maremoto che ho dentro ma se Ethan spostasse di un solo centimetro lo sguardo, che ha incollato sulla mia bocca adesso, si accorgerebbe del giochetto con le dita –cioè tamburellarle contro qualunque superficie ho a disposizione, e in questo momento è il mio braccio che ho piegato sotto il seno in una posizione difensiva.

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