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I've got an urge to release
Nervous, The Neighborhood

Il trauma è personale. Anche se viene negato, esso non scompare.
Quando è ignorato o negato, le grida silenziose continuano interiormente e vengono sentite solo da chi ne è prigioniero.
Danielle Bernock

Danielle Bernock

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PETER

Con ogni probabilità, se avessero beccato Selene da sola, quelle pettegole delle nostre vicine di casa –Gesù, sembrano fatte con lo stampino– l'avrebbero braccata e accerchiata come avvoltoi pur di strapparle di bocca qualche gossip su cui tessere una storia.

Ma immagino che la mia presenza sia apparsa abbastanza minacciosa da averle costrette a volatilizzarsi una volta essermi voltato e concesso un passo verso le scale. Non sono sorpreso. La gente preferisce guardarmi da lontano. Persino i miei stessi colleghi si sfregano i palmi sudati più volte sui pantaloni prima di trovare il coraggio di parlarmi, fatta eccezione per Vincent che preferisce gli uomini spinosi per amici, e Trevor la cui reticenza non ha nulla a che vedere con Selene come invece ero convinto.

Sarà il mio tono monocorde ma sono più incline a credere che si tratta dell'espressione tagliente come la lama affilata di un coltello di cui mi servo abitualmente per tenere alla larga gli altri.

Esiste una netta differenza –da bambino non me ne rendevo conto ma crescendo mi è stato di grande conforto– tra me e i miei familiari.

Non tutta la bellezza è uguale. La loro non si limita a catturare l'attenzione dei passanti ma un uso corretto dei vocaboli e dei gesti è in grado di raggirare il più scettico degli uomini.

Negli anni ebbero collezionato un considerevole numero di truffe per cui avrebbero potuto sbattere anche mia madre in galera se non avesse deciso di collaborare con gli sbirri e dare loro il pesce più grosso.

Le vittime non si fermavano a una manciata ne i soli disgraziati che hanno avuto la sfortuna di incontrarli erano persone con una retribuzione minima. Questo voleva significare accontentarsi e i Carver non si accontentavano mai.

Le cene erano il momento perfetto per il rendiconto dei loro imbrogli; ne parlavano come se si stessero raccontando le loro giornate di lavoro.

Le 19 esatte era l'orario in cui occupavamo le sedie della sala da pranzo. Non un minuto prima, non un minuto dopo. Le 19 voleva dire le 19. Ma spesso io non ottenevo il privilegio di mangiare se davo ai nervi mio nonno –e pur facendo nulla gli davo spesso sui nervi– e dovevo restarmene ritto come un fuso in un angolo e guardarli mangiare mentre allo scoccare della mezzora il mio stomaco lanciava segnali difficili da ignorare.

Quando il gorgoglio della mia pancia raggiungeva i toni della conversazione, era in quell'istante che il nonno mi lanciava un pezzo di pane –o di quello che era stato cucinato– perché lo stavo infastidendo.

In Amore Non RisparmioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora