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SABATO SERA

                               SABATO SERA

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La mattina che tanto aspettavo è arrivata. Per la prima volta sono contenta di non essere sotto le coperte. È così brutto vivere in questo modo. Quando anche "dormire" ti fa star male.

Spesso per me, "dormire" è come un rifugio dai miei problemi. Il problema vero e proprio e quando si mette in mezzo il mio inconscio.

Ieri pensavo a quanto sarebbe bello tornare ad essere bambina. Tornare indietro nel tempo, e stare con i miei genitori. Mi capita spesso di pensarci quando vedo dei bambini.

In questo momento sono seduta su una panchina, da sola, a pensare e basta. Sperando che nessuno mi possa infastidire. Oggi non è una giornata fredda, si sta abbastanza bene. Quel che peggio è che mi ritorna in mente il giorno dell'appuntamento.

-Mi nascondi?-

una voce acuta mi fa tornare alla realtà. È la voce di un bambino infatti. Dei lunghi capelli biondo miele, che arrivano alla parte superiore delle spalle. i suoi occhi sprizzano furbizia e dolcezza. Ha un nasino a patata e un sorriso vivace, e riesco a intravedere uno spazio tra i denti, e un dente da latte che gli manca.

-Cosa c'è nanetto?-gli chiedo, per niente scorbutica. Anzi come se fosse un nomignolo affettuoso.

-Mia mamma vuole portarmi dal dentista!- si mette con le braccia in alto

-Bella signorina mi aiuterai a scappare da lei?- tenta di farmi gli occhi dolci.

-Se tua mamma fa qualcosa, è sempre per il tuo bene- lo rimprovero, e lui ovviamente mette il muso.

-Cosa ne sai tu, hai un bambino per caso?- domanda inarcando un sopracciglio

-No,ma avevo una mamma- rispondo distogliendo lo sguardo. Il nanetto si mette a sedere accanto a me

-Avevi? ora non hai più una mamma?-

-No, l'ho persa- faccio spallucce, non ci posso credere che sto qui a parlarne con un bambino che nemmeno conosco

-Mi dispiace, se vuoi ti presto la mia mamma. Tanto sono abituato a condividerla con i miei fratelli maggiori- mi propone mentre giocherella con un tappo di bottiglia

-Hai dei fratelli?- gli chiedo, e lui annuisce -Sì, ho tre fratelli e una sorella-
Ecco di nuovo, quel sorriso da furbetto
-Tu sei il piccolo della casa quindi- dico accarezzandogli i capelli. Non so il perché questo gesto spontaneo.
-Io non sono piccolo!- protesta, e detto questo si alza e si mette in punta di piedi per intimorirmi
-Va bene, va bene. Comunque credimi sei fortunato, perché hai la tua famiglia-
Lui tutto d'un tratto cambia espressione, quasi rattristito.-Non ho mio padre però-

Accidenti vorrei non averlo detto.

-Neanche io- ammetto -Davvero?- spalanca gli occhi il mostriciattolo -Davvero- replico -Non ho né una mamma, né un papà, né fratelli-
-Allora mi sento meno sfortunato- si asciuga il mocciolo del naso
-Mio padre era tedesco e viaggiava sempre- Si mette  in piedi sopra la panchina e ci salta sopra,  fra un po' cade.
-Poi quando tornava a casa mi buttavo sopra di lui così- mi mostra il gesto, buttandosi e lasciandosi cadere a piombo sulle mie gambe.
-Era fichissimo!-esclama facendo ancora più pressione sopra di me.
Ora me lo ritrovo in braccio, poi dice che non è piccolo.
-Nanetto sei pesante!- mi lamento sotto di lui
-Uffa, come sei noiosa!- borbotta, ma torna a sedersi vicino a me.

Midnight Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora