"È proprio a mezzanotte che l'incantesimo si spezza, e la storia diventa un giallo."
A Wonderville la città delle (non) meraviglie, AJ affronta gli anni dell'adolescenza e si ritrova davanti ad un crimine
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"È ora di lasciare Sun Oh, perché ora avrà il cuore spezzato ma se non lo lasci definitivamente accadrà qualcosa di molto peggio. Quello che stava succedendo a teatro, era solo un avvertimento. Ora ha inizio per davvero il tuo incubo."
Leggo il messaggio anonimo a Luna. Avevo un nodo alla gola, dopo tutto quello che è successo.
«Devi lasciarlo»sentenzia Luna.
«Cosa?»
«Devi farlo se non vuoi che gli accada qualcosa di veramente brutto. Questo non è uno scherzo AJ. Almeno fino a quando si calmano le acque e poi magari ci parlerai e gli dirai tutto»
«È la decisione più dolorosa»commento.
«Lo so ma devi farlo per lui. Ora andiamo, io ti aspetterò».
Luna aveva ragione tutto questo deve finire. E anche se è la scelta più triste, devo farlo. Ora però ha già il cuore spezzato, come potrei completare l'opera?
Non riesco proprio a ferirlo di proposito, e non voglio farlo. Però dovrò essere in grado di fingere perché se lui ora scopre cosa sta succedendo temo che ci rimetterà la pelle.
Luna mi accompagna stringendomi la mano. Avril si rende conto del mio umore cupo ma non si azzarda a chiedermi cosa sia successo. La saluto e me ne esco. Luna ogni tanto mentre camminavamo mi guardava per controllare se non mi ero già pentita.
Con una stretta al cuore mi sono incamminata verso l'edificio, Luna mi ha dato un abbraccio per darmi forza. Mi sono asciugata le lacrime con il dorso della mano e ho proseguito la strada. Sono arrivata davanti la porta del suo appartamento e ho bussato.
Non era sorpreso di vedermi.
«Ciao»dico.
«Ciao»
«Mi farai parlare anche se sono in ritardo?».
Sun Oh si mette una mano tra i capelli e sospira «E va bene».
Mi lascia entrare e mi fa sedere sul divano.
«Voglio parlarti senza litigare»
«Non era quello il mio intento ieri sera»alza le spalle.
«Va bene. Sarò breve, non può funzionare tra di noi»
«Perché?» alza la voce. «È per Harry?»
«Sì, è per Harry» confermo «È sempre stato Harry».
