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L'IMPOSSIBILE

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Joseph Lavigne. Sulla lapide è inciso questo nome. Ormai è di mia abitudine andare ogni mese al cimitero. Non solo a trovare i miei genitori, ma anche tutti gli altri parenti. Molto spesso mi siedo e parlo davanti alla tomba di mio nonno che si è suicidò quando io ero troppo piccola per ricordarmi di lui. Da una parte preferisco non averlo conosciuto, perché se l'avessi conosciuto davvero, ci avessi passato troppo tempo insieme a lui, mi rimanevano quei ricordi dolorosi che rimanevano nel mio cuore.

Non ho avuto il tempo di affezionarmi abbastanza, anzi sono più legata a lui morto che a lui vivo. Perché quando era vivo, non mi prestava tanta attenzione. In realtà neanche agli altri, si abbandonava alla sua depressione e prendeva farmaci.

Sono legata a lui da quando ho cominciato a confidarmi dei miei problemi autodistruttivi. Ogni volta mi sfogo anche se una parte di me sa che non può ascoltarmi per davvero.Quando mi viene in mente di compiere un gesto simile al suo, è proprio lui a fermarmi. Perché ricordo come la mia famiglia sia stata male, e non voglio causare lo stesso dolore.

Ovviamente non ho una famiglia composta da fratello o sorella e mamma e papà. Ma ho Avril e Harry che non sono solo le persone con cui vivo.

Mi alzo in piedi e concludo la mia "visita" mensile.

I miei genitori ovviamente sono stati il mio primo pensiero. Ora quando guardo la loro tomba non piango più. Non mi sono abituata a non averli più con me, mi sono semplicemente abituata a vivere con questo dolore.

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Lunedì: l'inizio della settimana. Questa mattina era la più stancante per tutti, perfino per gli insegnanti.
Che anche se dovrebbero essere i primi a farci amare lo studio, e a renderci curiosi di imparare, mostrano in modo evidente la loro poca voglia di lavorare.

Per tutti tranne che per Martinez, che nonostante il suo umore sempre malcontento, oggi era particolarmente felice.

Rideva sotto i baffi (che non aveva), e appena vede Sun Oh in lontananza che pareva il suo opposto in fatto di essere contento, si avvicina a lui a passi felpati in modo da non farsi sentire dagli altri e avere una conversazione privata.

Mi sono immobilizzata dietro la siepe e sono rimasta a guardare.

<<Ciao Sun Oh>> saluta amichevolmente il ragazzo come se non fosse un suo alunno.

<<Buongiorno, signore>> risponde Sun Oh più distaccato

<<Hai pensato a ciò che ti ho detto ieri?>>

<<Sì, a lungo>> sospira appena finisce la frase, dalla sua espressione potevo percepire che ci fosse qualcosa che non andava.

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