50

11 1 1
                                    

                             MEZZANOTTE

Luna era tornata da me con un gran sorriso stampato sul volto

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Luna era tornata da me con un gran sorriso stampato sul volto. Suppongo che "l'appuntamento" sia andato bene.
«Wifey, sono ancora su una nuvola. Mi ha baciata!».
Mi ricordava la me del passato, quando le raccontai del primo bacio con Sun Oh. Quel ricordo mi lacerava il cuore.
«Sono così contenta per te, te lo meriti!»l'abbraccio entusiasta.

«Anche io sono contenta»sospira Luna «Ma tu sembravi davvero triste un attimo fa, è successo qualcosa?»

Scuoto il capo «Non preoccuparti» le dico.

«Lo sai che non riesco a non preoccuparmi, cosa è successo?»

«Non importa, Luna. Sono sempre io a parlare, non voglio rovinare il tuo momento». Non mi sembrava il caso di parlare di quello che è successo. È la prima volta che succede qualcosa di emozionante a lei, ed è la prima volta che la vedo così felice, intenta a raccontarmi ogni minimo dettaglio.

«Stai scherzando? Lo sai che io ci sono e ci sarò sempre. Ora raccontami tutto»mi incita ad aprirmi con lei.

«Bè, sto male per quello che ho fatto a Sun Oh. Prima ci ho parlato e avresti dovuto vedere come era distrutto»le racconto, ricordando quel viso triste.

«Non è colpa tua»ribatte Luna.

«Sì, ma-»

«AJ. Non è colpa tua» mi ripete. Allunga il dito per cogliere la lacrima che mi cade sulla guancia. Poteva ripetermelo cinquanta volte che la colpa non fosse mia, e potevo ripeterlo anche io a me stessa ma non riuscivo a pensarla tale.

Luna mi ha consigliato di fare una passeggiata e nel mentre mi accarezzava la spalla in modo da rassicurarmi. A metà strada incontriamo si ferma a guardare una donna di mezza età, seduta ad un tavolo in cui sono presenti delle carte dei tarocchi.

Luna mi propone di andare a farmi leggere il futuro, ma io sinceramente la trovavo qualcosa di stupido.
Lei ha sostenuto che fosse solo un gioco, voleva vedere giusto per curiosità. Mi sono arresa. D'altronde non aveva nient'altro da fare.

La donna mi guarda con un mezzo sorriso poi mi fa scegliere una carta, le dispone a croce, e studia le combinazioni. «Come ti chiami?» mi chiede.

«AJ»dico. Era indecisa se rispondere AJ o Jade, ma ormai mi viene spontaneo rispondere col mio nomignolo.

La veggente guarda con molta attenzione le carte poi mi mostra uno sguardo afflitto e spaventato. Alzo un sopracciglio, non riuscendo a decifrare la sua espressione allarmata.

«AJ,AJ,AJ.» dice ripetendo il mio nome. «Sei in un terribile pericolo.» mi avverte.

Le rivolgo un'occhiata incredula, poi mi soffermo a guardare Luna che sembrava altrettanto spaventata. Poi scoppio a ridere. Come se ci credessi.
Giro i tacchi e me ne vado, stufa di tutto ciò.

Luna mi rincorre «AJ, aspetta! Hai sentito cosa ha detto!»

«È solo una sciocchezza per credersi veggenti e prevedere il futuro!» esclamo.

«Meglio non rischiare»ribatte Luna.

«Ascoltami, il futuro non lo può prevedere nessuno»replico.

Per il resto della serata non abbiamo fatto altro che discutere di questo, e poco a poco mi sono resa conto dell'assenza di Sun Oh. Non è più tornato e ciò mi preoccupava. Mi precipito da Henry e Ben appena li vedo e domando a loro se avessero sue notizie.

«È sparito da un pezzo, abbiamo provato a chiamarlo ma non risponde alle chiamate»spiega Ben. Il cuore mi si ferma di colpo. Mi allontano da loro e comincio a correre fino a quando non sento il respiro appesantirsi. Non riuscivo a respirare, e il mio cuore batteva all'impazzata. Non ho nemmeno guardato la strada mentre attraversavo e infatti un'uomo alla guida mi ha suonato e ha pronunciato delle parole che man mano si facevano più lontane.

Era completamente buio e io non vedevo nemmeno la strada. L'ultima volta che l' ho percorsa è successo qualcosa di strano. Poi quella Luna, lo scoccare della mezzanotte.  È come se ci fosse una maledizione a condannarci. Ed è proprio a mezzanotte che l'incantesimo si spezza.
L'una di notte non arrivava mai, il tempo si era fermato ai quattro zero.

Percepivo un'odore di terra bagnata, data dalla pioggia di questo pomeriggio. Inciampo su qualcosa davanti ai miei piedi, che mi fa cadere con le ginocchia a terra. Ho guardato meglio e ciò che ho visto mi ha gelato il sangue.

Ferite dappertutto, il corpo steso in una pozza di sangue. La ferita al petto era visivamente molto grave e profonda. Proprio all'altezza del cuore, che in realtà aveva smesso di battere già da tempo.

Gli occhi sbarrati mi seguivano poco, ma abbastanza da avvistare la mia presenza. «Sun Oh»iniziò a piangere. Non poteva lasciarmi, non poteva farlo.
«È tutta colpa mia» ho sussurrato. Lui ormai tra la vita e la morte allunga la mano e mi sposta i capelli «Io...» comincia a dire «...ti...»Con l'ultimo respiro dice la sua ultima parola «amo».

Era morto, il suo cuore aveva ceduto. Aveva ceduto da molto tempo, ancor prima di procurarsi quelle ferite. E sul mio petto era macchiato il senso di colpa. È morto così, tra le mie braccia. Dove voleva essere un'ultima volta. Ma sicuramente avrebbero dovuto essere in circostanze migliori.

Il dolore che sentivo in quel momento era inspiegabile, si bloccava perfino le mie lacrime, quel giorno ero morta anche io.

Midnight Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora