Mick Schumacher

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Quella sera faceva un caldo pazzesco e i suoi piani di leggere un buon libro nella camera dell'hotel erano stati infranti da Lando, Charles e Daniel.
Il più vecchio aveva trovato un piccolo locale argentino che dava sulla Barceloneta e aveva proposto agli altri due di invitarlo per una piccola cena prima di partire, e così Mick si era trovato tra le strade del capoluogo catalano.
Non amava particolarmente le feste e le cene nei ristoranti ma come si faceva a dire di no a quel trio di spiantati?
Faceva caldo quella sera.
Era maggio e la brezza proveniente dall' Atlantico disegnava delle scie di brividi sulla loro pelle ma in Spagna iniziava a farsi sentire l'estate.

- Dov'è questo ristorante?-

Charles non si fidava ciecamente dell'australiano evidentemente e, dopo qualche passo, si rese conto di aver fatto bene a non fidarsi.

- Daniel, sai almeno dove siamo? -

Lando teneva il telefono in mano, con google maps che continuava a urlare di invertire il senso di marcia.

Il numero quarantasette aveva la testa da un'altra parte.
Normalmente avrebbe rimediato al loro danno, come aveva fatto troppe volte ai tempi della Prema, ma quella sera proprio non riusciva a restare con i piedi a terra.

Fortunatamente poco dopo stavano passeggiando su un viale che costeggiava la spiaggia e doveva in teoria portare al locale.

- Locanda Argentina con esibizioni di tango dal vivo il lunedì e il venerdì sera-

- Cavolo, potevamo pure vedere il tango- Lando sbuffò.

- Oggi è lunedì - Rise il pilota Ferrari.

I tre entrarono e si accomodarono ad un tavolo.
Furono da subito inondati da Sangria e piatti tipici sudamericani e lì, come colto da un fulmine, Mick si risvegliò.
Una ragazza stava salendo sul palco davanti a loro.
Era abbastanza alta, un metro e settanta circa, ed aveva dei lunghissimi capelli castani; i suoi lineamenti erano dolci ma la mascella era incredibilmente definita e portava gli occhi su labbra carnose e tinte di un rosso acceso.
Era accompagnata da uno spilungone probabilmente spagnolo che le teneva la mano e la guardava.

- Bella eh?-

Daniel diede una pacca bella forte sulla schiena del tedesco.
Stava mangiando quella che sembrava un'abbondante porzione di Asado e si godeva la sensuale esibizione dei due ballerini.
Lui la accompagnava nei suoi movimenti sinuosi ed eleganti e lei si destreggiava in mosse inaspettate.
Dovevano ballare insieme da molto tempo.
Mick la guardò meglio.
Aveva gli occhi concentrati che sprizzavano gioia e i muscoli tesi.
I capelli che le cadevano sulla schiena scoperta dovevano essere morbidi e setosi e la sua pelle abbronzata sembrava soffice.
Alla fine non era poi così male quella serata anche se lì, a guardare quella ballerina, sentiva come se stesse violando i suoi principi.

- Gradite un altro po' di Sangria? -

Il pilota Haas guardò I suoi amici.
Daniel viveva come se fosse brillo quindi non sembrava più strano del solito.
Lando non aveva bevuto molto perché aveva preferito il suo grandissimo amore, il latte, e la cameriera sicuramente si faceva delle risate assurde vedendolo bere quella roba.
Invece Charles era già praticamente in coma etilico.
Si era praticamente bevuto da solo due caraffe di quella bevanda fruttata e era più di là che di qua.

- No grazie, siamo a posto-

Come al solito Mick risultava il più giudizioso, o guastafeste, dipende dal punto di vista.
Nel frattempo l'esibizione era finita e il ballerino era sceso dal palco mentre lei era rimasta lì, con un microfono in mano.
Lui si girò verso di lei.

- Mi serve un fortunato dal pubblico...-

La ragazza passò in rassegna i volti dei presenti ed arrivò a quello del pilota.
Stava sorridendo, probabilmente a causa di una battuta degli amici, e si stava passando la mano nel ciuffo di capelli biondi.

- Tú, belleza rubia -

Mick non capiva lo spagnolo quindi subito si girò verso gli altri per vedere chi fosse il ragazzo baciato dalla sorte e poi Charles, ubriaco come non mai, rise e gli disse che si riferiva a lui.
Lui aggrottò le sopracciglia come dire " sul serio? " e la ballerina annuì, rispondendo alla tacita domanda.
Lei scese dal palco ancheggiando e lo raggiunse, prendendolo per mano, e lo condusse sul palco.

- Musica! -

Il pilota non era mai stato così imbarazzato.
Non aveva mai ballato il tango e men che meno con una ballerina professionista.
E poi lei era così bella e lui prima l'aveva guardata, sentendosi terribilmente in colpa.

- no sabes bailar?-

Lui, capendo poco di quello che stava dicendo scuotè la testa.
Lei prese con la mano sinistra la sua grande mano destra e portò l'altra a contatto con la sua spina dorsale.

- Seguimi -

Mick non sapeva cosa fare e quindi la seguì.
Da fuori sembrava che ballasse tango da sempre ed infatti gli altri piloti erano strabiliati da quella sua dote nascosta.

- Da dove vieni? -

-Germania, lei? -

Lei rise.

-Argentina, dammi del tu-

Disse Argentina con un accento spagnolo che lo fece accaldare.
Improvvisamente era come se l'aria condizionata del ristorante si fosse spenta.

Continuavano a ballare come se ci fossero solo loro.

-Vai Mick!! - I tre urlavano come dei pazzi.

- Come mai sei qui? -

La ragazza stringeva le grosse mani del tedesco e camminava in cerchio.

- Sono un pilota, Formula 1-

Lei alzò un sopracciglio e sorrise.
Aveva un neo sullo zigomo che accentuava il colore dei suoi occhi.

-¿Cómo te llamas? -

- Mick-

Lui spostò la mano che andò a sfiorarle la spina dorsale ed un brivido le percorse il corpo.

- Yo soy T/n -

Mick sorrise. Persino il suo nome era bello.
Lui e T/n continuarono a ballare, canzoni dopo canzoni, fino a quando Charles era così ubriaco da non stare più in piedi.
Si erano sussurrati cose, fatti domande.
Lui aveva inconsciamente fatto scorrere le sue dita sulla sua schiena, provocandole qualcosa di impensabile e lei gli aveva parlato con quell'accento e guardato con quegli occhi verdi, facendolo cadere ai suoi piedi.



Mick teneva un braccio di Charles sulle sue spalle mentre dall'altra parte c'era Lando.
Ad un tratto sentirono un rumore come di tacchi dietro a loro e Daniel si girò.
La ballerina, stretta nel suo vestito, stava correndo dietro di loro con un pennarello in mano.

-Mick! -

Daniel alzò le sopracciglia in un gesto ammiccante mentre il tedesco stava cercando di girarsi.
L'Argentina stava correndo sull'asfalto, con I capelli che fluttuavano nell'aria e il vestito che ondeggiava al ritmo dei suoi passi.
Sorrideva.
La sua pelle, illuminata dai lampioni, gli faceva pensare a qualche minuto prima dove erano così vicini da sentire il respiro dell'altro sul viso.

Quando arrivò accanto a lui stappo il pennarello e prese la sua mano libera.
Iniziò a scrivere una sequenza di numeri che lui pensò essere il suo numero di telefono e poi si alzò in punta di piedi per stamparli un bacio sulla guancia pallida, lasciandogli la forma delle sue labbra in un rosso che marchiava.

- Llámame -

Mick non capiva più niente.
Forse anche meno di Charles.
Aveva ancora in mente le sue mani addosso a lui e il suo accento mentre si toccava la guancia su cui spiccavano due labbra rosse.
Forse era stato meglio uscire che stare a leggere in camera.

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