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"Kimura... puoi muoverti? Raggiungi Fushiguro..." Questo era il loro piano ma adesso sembrava  patetico a chiederlo, la sua compagna era stata ridotta in quello stato solo per colpa sua, era scappato via pensando che stessero andando via tutti insieme. Quando si erano accorti che non c'era anche Nobara era scomparsa. Aveva chiesto aiuto a Sukuna.

"In quel caso prima di attaccare lo spirito maledetto ucciderò il tuo compagno e poi passerò alle femmine. Sarà un bel divertimento. Mi pare che una di loro avesse osato assorbire l'energia dalle mie dita."

Non poteva evocare Sukuna con loro accanto, per questo aveva chiesto a Fushiguro di andare a cercare Nobara e portarla all'uscita. Lui sarebbe tornato indietro e avrebbe fatto tornare Kimura. Quando tutti erano sani e salvi Fushiguro avrebbe mandato un segnale, quindi avrebbe fatto cambio con Sukuna.

Le maledizioni nascono dai sentimenti negativi. Se era così, l'odio, la paura, i rimpianti, tirerà tutto fuori e le metterà nei suoi pugni.

Fece per poggiare la compagna a terra, nello stesso istante la maledizione era già saltato verso di loro. Non li aveva lasciato tempo di respirare e tempo per lui di reagire.

L'ordine mandato dal cervello arrivò alle gambe, i muscoli si contrassero e saltò quando il colpo era già davanti al suo viso. L'impatto non arrivò come previsto, ma fu la sua nuca a colpire qualcosa di duro. All'improvviso tutto fu buio.

"Che cosa?" Non fece a meno di chiedere. Era un posto senza luce. La ragazza tra le braccia tossì.

"Siamo dentro lo stesso involucro che ho fatto prima attorno ai cadaveri..."

"Kimura! Non parlare, risparmia le forze." Sebbene non vedeva sentiva il fluido caldo scorrere dal corpo della ragazza alle sue mani, colava via tra le sue dita e non poteva fermarlo.

"Non riuscirà ad entrare per un po'. la mia tecnica, legno, assorbe l'energia malefica e si irrobustisce, più quella maledizione colpisce più lo fa diventare forte."

"Non chiudere gli occhi! Devi andare via... devi..." Era nel panico. Fushiguro non era stato convinto del piano nonostante fosse l'unica scelta. Sapeva che era per Kimura, tra tutti erano i più legati. Doveva farla tornare indietro, per lui e per lei. Non era una morte giusta quella.

"Itadori," strinse il suo braccio, "non far uscire Sukuna... no. E' l'unico modo... l'unico modo."

Non poteva far uscire Sukuna altrimenti gli avrebbe strappato via il cuore e per farlo rinascere lo avrebbe costretto a fare un accordo vincolante. Non sapeva quale era il suo piano, purtroppo la pubblicazione del manga non era arrivato a quel punto, ma non poteva permetterlo.

Tuttavia non c'era alternativa: sarebbe morto senza l'aiuto di Sukuna. 

Che poteva fare adesso? Doveva pensare, pensare. La testa stava scoppiando.

Accidenti, perchè non aveva fermato quella missione dal principio? Fermare tutti dall'entrare? Era stata colpa sua, perchè aveva fatto risuccedere tutto da capo?

Perchè voleva portare il corpo di Okazaki a sua madre. Nessuno poteva negare ad una madre di ricongiungersi con suo figlio, non c'entrava la natura cattiva o malvagia del figlio.

Perchè Itadori sarebbe entrato lo stesso, anche se gli avesse detto che sarebbe morto.

Perchè la maledizione avrebbe comunque completato la metamorfosi e se lasciata così avrebbe provocato molte più morti, molte di più.

Si era impelagata in un problema più grande di lei. Come poteva occuparsi di tutto allo stesso momento? Di Nobara, di Okazaki, di Itadori, del cagnolino...

Forse aveva una percezione sbagliata di se stessa. Non era superiore solo perchè fino a qualche tempo fa guardava quel mondo dall'alto al basso; anche se sapeva tutto non era detto che sarebbe potuta cambiare qualcosa.

Chi le aveva dato quell'illusione? Era rimasta la stessa di prima, inutile.

Non lo dire!

Rise tra si sè, perchè stava sentendo la voce del fratellino? Era sul punto di morte?

Le palpebre era diventate pesanti come piombo che solo a fermarle dall'abbassarsi stava usando tutte le forze che aveva. Non poteva permettersi di chiuderle. Non riusciva più a ragionare, la mente si era fatta completamente fiacca e stupida.

"Kimura, usciremo da qui. Ti farò uscire da qui. Vivrai. Ci sarà un modo... Mi senti? Rispondimi?"

Itadori si alzò, appoggiando la compagna con delicatezza ai suoi piedi e sferrò un pugno alla barriera che aveva creato. Dall'interno era fragilissimo per compensare la rigidità dell'esterno. Era guidato dall'odio e dal sentimento della vendetta.

Si aprì un solco e un'ondata di energia malefica li prese in pieno. Sentì il suo corpo bruciare, cercò di proteggere quello di Kimura. Saltò nella direzione opposta. Non doveva pensare, non era il momento. Doveva attirare la concentrazione del livello speciale su di sè, così non sarebbe andato da lei. Doveva affrontarlo, perchè non poteva più scappare; la prima volta ci erano riusciti per la tecnica di Kimura.

Al contrario di Nanami che cercava di tenere le distanze e schivare i colpi, Itadori partì all'attacco portandosi a lui. Mise tutte le emozioni che stava provando in quel momento dentro al pugno, pensava che l'avrebbe danneggiato, ma non gli fece niente.

La maledizione si approffittò della sua esitazione per afferrargli il polso e lanciarlo dall'altra parte della stanza. Senza sosta, lanciò un'altra ondata di quella che dovrebbe essere la sua tecnica. D'istinto mise le mani in avanti, magari l'avrebbe fermato. Le dita cominciarono a disfarsi ma non le abbassò.

Faceva male, era doloroso! Quale era il motivo di tutto ciò, perchè proprio lui? Se solo non avesse raccolto quel dito. Se solo non lo avesse mangiato. 

Non doveva pensarci. Non doveva pensarci. Ma non voleva morire. Non doveva pensarci!

La verità era che era stato un presuntuoso. Pensava di essere forte, abbastanza da decidere quando sarebbe morto. Si sbagliava, in realtà era debole, estremamente debole.

Nel buio dello strano stato di dormiveglia in cui era caduta, Nanami sentì qualcosa di morbido circondarla, era soffice, era terriccio. Che stava succedendo? Non stava capendo.

"Nami..."

Itadori se ne accorse subito, la sua compagna era stata sepolta da una sorta di involucro di terriccio in costante movimento. Quella stessa bolla si infilò sottoterra e scomparve, come se non fosse mai esistita.

"Kimura..." Negli suoi occhi ricomparve della speranza, era ancora viva. Aveva sicuramente usato la sua tecnica per ricondursi a Fushiguro e Nobara. Ebbe la forza di rialzarsi.

Nanami non capiva se era in movimento, o era solo la sua testa che girava e girava come una ventola. Dove era finita? Sottoterra? Era sicura che non era lei ad averlo deciso. Una luce accecante comparve all'improvviso, pure a palpebre chiuse le pungeva gli occhi. Quella luce poi si attenuò, sentì qualcosa poggiarsi sulle guance. Era una mano forse? L'unica cosa di cui era certa era che sentì un ululato, fortissimo, rompeva i timpani.

"Sei veramente un moccioso seccante."

Il segnale di Fushiguro segnò la seconda comparsa completa di Sukuna e spinse la lenta, inesorabile lancetta del destino a fare un altro suo tocco.

Island In The Sun ‖ Jujutsu KaisenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora