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"Gojo Satoru! Guarda un po' qui!" Urlò Jogo disperato cercando di attirare l'attenzione dello stregone ma era troppo tardi. Hanami era stato esorcizzato.

"Il prossimo." Disse lui posando lo sguardo assassino su Jogo. Quest'ultimo cominciò una corsa disperata in mezzo alla folla dei senza poteri.

"Choso! Se non aiuti, ammazzo anche te!" Gridò e Choso sospirò. Il sangue perforante cominciò a trapassare le teste degli innocenti.

Satoru era alquanto irritato, ma non avrebbero continuato a lungo a scappare da lui. I senza poteri avevano iniziato ad evitarlo e presto avrebbe individuato quella testa pelata a vulcano. Non poteva salvare tutti ma in cambio li esorcizzerà tutti sicuramente.

La sua mente vagò a Geto e al sigillo di cui parlava la sua studente. Per ora di lui nemmeno l'ombra, che lo stesse osservando da qualche parte nascosto?

"Gojo Satoru." Una voce femminile molto familiare lo distrasse.

"Nanami?" Si girò verso la fonte. C'era infatti Nanami con il suo aspetto originale, o meglio, precedente.

"No, non lo sono." Indossava un kimono rosso sangue. Le iridi erano distanti ed eleganti.

"Infatti mi pareva strano." Commentò Gojo squadrando quella donna mentre le labbra cominciarono a incurvarsi.

"Non sei ancora riuscito finirli?" Pronunciò dalla bocca rosea, c'era scherno. "Sei debole."

Lo stregone si coprì il viso con una mano, cominciando a ridere di gusto. "Io? Debole? Sei la prima a dirmelo! Dimmi un po', te sei que-"

"Sono l'admin di questo server."

"Piacere di conoscerti." A quella risposta Gojo rise ancora più forte. Poi si calmò. "Allora io sono l'utente più forte."

"Guardate! Sta arrivando la metro! Siamo salvi!!" Lo stregone saettò il viso verso quella direzione.

Migliaia di umani trasfigurati inondarono il posto attaccando le persone. Mahito saltò fuori dalla porta, felice.

"Ehilà Jog-"

"Da quanto tempo. Respiri ancora?" La donna superò Gojo avvicinandosi a passi lenti verso la maledizione. Il volto di Mahito trasfigurò in terrore. Questa volta cercò di scappare via.

"Occupati degli altri due." Lasciò lei. Con un movimento della mano tutti gli umani trasfigurati ritornarono ad umani.

Senza fretta individuò Mahito in movimento, puntò gli occhi su di lui. In un attimo Mahito venne teletrasportato davanti a lei. Lo fissò negli occhi. La voglia di ucciderlo era molto alta però... non stava a lei ucciderlo, Itadori... diceva che doveva sconfiggerlo e anche Nanami.

"Sparisci, prima che cambi idea." Disse solamente e Mahito sparì, rantolò via dileguandosi nei condotti.

Posò lo sguardo sullo stregone. Lo vide esorcizzare Jogo.

"Quell'altro è scappato." Constatò lui avvicinandosi.

"Non ti avvicinare." Lo minacciò. Gojo si bloccò perplesso.

"C'è un'ultima persona da sistemare. Che immagino non uscirà... Infatti, se ne sta andando." Nami posò gli occhi su un punto lontano.

"Stai parlando del falso Geto e del sigillo?" Disse prontamente lo stregone ma non ricevette una risposta vera e propria.

Nami sbattè direttamente le ciglia e l'ambiente davanti a loro cambiò. Si ritrovarono davanti al Geto falso e bloccarono la sua strada.

Gojo sgranò gli occhi. Era lui, Suguru. Il corpo, la tecnica malefica, i suoi sei occhi non mentivano.

"Ah! Ah! Mi avete trovato." Rise lui pronto ad evocare tutte le maledizione che teneva, ma aveva calcolato male con che cosa aveva a che fare.

"Buonanotte," disse calma Nami, "niente di personale, hai solo sbagliato a cercare il nemico."

In un attimo la sua cicatrice si riaprì e il cervello venne tirato fuori da una forza invisibile. Il tutto sotto lo sguardo, ancora sbigottito, di Gojo.

"Quel cervello..." Sussurrò, ciglia argentee e uno sguardo stordito.

"Non è del tuo Geto. Un parassita. Vuoi finirlo?" Il cervello venne spostato in aria verso lo stregone.

Satoru rimase zitto per alcuni secondi, gli occhi languidi puntati dritti su quell'organo.

Ma Nami era consapevole che non stava veramente guardando quella materia grigia, probabilmente i suoi occhi non stavano mettendo a fuoco nulla. Nella sua mente, stavano scorrendo, dolci e aspri, i tre anni migliori della sua giovinezza, trascorsi insieme a Suguru, il suo unico e solo migliore amico. Definirli migliori amici?

"Inversione di tecnica. Rosso."

Pronunciò infine, la mano tesa verso quel cervello.

Non rimase niente, rimase solo il languore che teneva in cuore. Si abbassò verso il corpo senza vita, il cranio venne rimesso a posto e ricucito.

Dopo aver rimesso a posto il corpo, Nami alzò il viso. Lo sguardo attraversò i vari piani, controllò la situazione.

"Gli spiriti maledetti, umani trasfigurati stanno attaccando quelli che chiamate i senza poteri. La maledizione nata dalla paura dei disastri naturali marini si sta vendicando dei suoi compagni. Qualche stregone nero sta uccidendo gli informatori al confine del velo. Non ho voglia di combattere, sono già stufa. Lascio tutto a te, utente più forte." Nami sbadigliò, gli occhi si riempirono di lacrime. Volle tornare da Nanami.

"Dato che sai fare tutto, sarai anche capace di riportarlo in vita, come hai fatto con Nanami." Sussurrò senza alzarsi. Faceva ridere, era già la seconda che vedeva il suo corpo perdere la vita davanti a lui, come se la prima non bastasse.

"Non ne vedo il motivo." Rispose lei.

Gojo si rialzò emettendo una risata, fissò gli occhi azzurri su di lei. "Dimmi, fino a che punto siete in controllo delle nostre vite? Non subite nessuna conseguenza?"

"E' il nostro lavoro, finchè seguiamo ciò che ci dicono." Nami lanciò un'occhiata al corpo esanime disteso a terra. L'aveva appena ucciso. Chiuse gli occhi ricordandosi di ciò che subì l'ultima volta. Quando rialzò lo sguardo non trovò più un paio di occhi annebbiati dalla tristezza, ma degli occhi pieni di furbizia. Quell'espressione non corrispondeva con la griglia di dati che vedeva. Aggrottò le sopracciglia mentre si avvicinò a lei torreggiandola in altezza, anche se era già abbastanza alta.

"Non so ancora come ti chiami."

"Non è di tuo interesse. Avvicinati un centimetro in più e t-"

"Che ne dici di sposarmi?" Nami si immobilizzò, aveva paura di non aver sentito bene. L'espressione dello stregone era giubilante. Ma era una felicità di facciata, lo capiva dai suoi dati.

"Allora? Il cognome Gojo ti si addice un sacco secondo me. Hai pure i capelli come me." Indicò i suoi capelli bianchi, senza avvicinarsi a lei.

"Se stai scherzando hai un senso dell'umorismo pessimo. Lo posso vedere, che non hai nessun interesse romantico." Dai dati.

L'uomo ridacchiò, il sorriso non arriva al fondo degli occhi. "Hai ragione. Solo che sei troppo forte perchè io ti possa sconfiggere. Quindi l'unico modo per sottometterti sarebbe sposarti."

Le sue parole caddero a terra senza produrre nessuna reazione su di lei, impassibile.

"E dai, pensavo fosse una battuta divertente. Forse non tanto femminista..." Sbuffò l'uomo alzando le mani. "Ritiro ciò che ho detto, scusa?"

"Puoi anche non fingere." Disse lei prima di sparire e Gojo rimase davvero solo, obbligato a fronteggiare le sue emozioni.

Island In The Sun ‖ Jujutsu KaisenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora