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Nanami si sentì immersa in una sorta di materiale della consistenza di liquido, la impediva di respirare, per quanto inspirava ed espirava non entrava niente nei polmoni. Non sentiva niente, era un ambiente senza niente, il nulla.

Stava per raggiungere il limite dell'apnea quando il liquido denso scomparve e quello che inspirò fu aria, vera aria. Ciò che buttò fuori però non fu solo anidride carbonica, fu sangue. Come se non ne avesse versato abbastanza, quelle schizzarono fuori ad alta pressione dagli occhi, dalle orecchie, dalla bocca, dal naso. Rantolò per terra dovunque si stesse trovando tra conati di asfissia.

"Nanami, Nanami!" Qualcuno la stava tenendo per un braccio. "Che è successo? Così di punto in bianco..."

"Maestro... che ore sono." Sussurrò tra le labbra screpolate, non aveva più forza di parlare.

"Le otto e trentatre."

"31 Ottobre?"

"31 Ottobre." Ripetè lui, cominciando a capire qualcosa. "Hai imparato quella tecnica?"

Nanami annuì. Poggiò la mano sul braccio di Gojo, non riusciva nemmeno a stringere.

"La vogliono sigillare. C'è un falso Geto Suguru là dentro, non si faccia ingannare. Verrà sigillato altrimenti."

"Suguru?" Disse Gojo incredulo.

"Falso, ha preso il suo corpo cambiandone il cervello. Può usare i suoi stessi poteri. Ha una cicatrice sulla testa però. Avrei dovuto dirlo prima ma era un argomento così difficile per cui aprire bocca. Non sapevo che fosse questo il suo piano. Non si faccia ingannare..."

Percepì la rabbia attraversare il corpo del maestro dalla sua stretta su di lei.

"Capito, grazie, Nanami-chan." Non le stava facendo male, stava contenendo la forza.

"Entra dentro... io vado ad avvisare gli altri."

Gojo posò una mano sulla sua testa e fece poco pressione in un gesto d'affetto.

"Va bene, ma non sforzarti troppo. Non mi succederà niente, sono forte."

"Gojo Satoru. Grado di simpatia 77%"

Detto ciò la salutò e si alzò, sparì dentro al velo.

Quindi anche lei fece per alzarsi da terra ma non riuscì a muovere le gambe. Le toccò, c'erano tutti e due ma toccandole si accorse con orrore di sentirle estranee. Erano come due pezzi di carne attaccati.

"E' il contraccolpo. È già tanto che sei viva."

Nanami ridacchiò amara.

"Se però il tempo si è resettato vuol dire che anche la mia energia malefica si è resettata."

Si resse con le braccia e usò terra mobile per dirigersi dal gruppo più vicino a lei.

"Nanami?!" Gridò Nobara. "Ca-capisco il tuo volere andare a fare shopping con m-me oggi a Shibuya che ti sei svegliata ap-posta... CHE COSA E' QUESTO SANGUE? E' il cosplay?!"

Si lanciò su di lei inginocchiandosi a terra, si accertò che non fosse trucco quello che aveva coperto il suo viso e collo. "O forse Ieiri-san ti ha sottoposto a torture?"

"Kugisaki," Maki la spostò via e si abbassò anche lei, "Che è successo? Sei stata attaccata da qualcosa?"

"Maki... Nobara..." E la terza persona presente che non conosceva. "Il professore è in pericolo."

"Che?" Chiese Nobara confusa mentre Maki si mise a pulirle il viso come riusciva con la manica dell'uniforme.

"Il professore? E' appena entrato dentro." Esclamò Nobara. "Ehi, vecchio ubriaco! Dacci quell'alcol, abbiamo bisogno di cure mediche qui."

"Che?" Rispose qualcuno con la voce roca.

"Credetemi, non ho tempo per spiegare..." Stava di nuovo per perdere i sensi. "La mia tecnica, ho visto il futuro. Il professore verrà sigillato. Dobbiamo tutti smuoverci per aiutarlo."

"E perchè dovremmo crederti."

"ARGH, MAKI! E questo qui deve valutarci per essere promossi?" Nobara si grattò la testa, che gente aveva il clan Zenin. Tirò fuori il cellulare per avvertire Ijichi e far venire dei soccorsi mentre, finalmente compiuta la sua missione, Nanami cadde in blackout.

Ormai quel giorno era un continuo perdere i sensi e riacquistarli, quando si risvegliò si trovò su una lettiga. Il primo pensiero era quello di alzarsi e riscoprì che non controllava più le gambe.

"Si è svegliata." Era la voce di Shoko. Stava fumando.

"Che ore sono?" Nanami cercò di calmarsi, restò sdraiata.

"Circa le nove."

"Quello che hai detto è tutto vero?" Era il principale Yaga.

"Sì, tutto vero."

"God dammit." Imprecò lui. "E quindi questo è il prezzo che hai pagato per vedere il futuro."

"Ieiri-san. Può curarmi?" Chiese lei stringendo le lenzuola tra le dita.

"Mi dispiace, ho curato le emorragie interne ma le tue gambe..."

"Non potrò più alzarmi?"

"Potremmo fare degli esercizi di riabilitazione ma... non saprei davvero." Shoko accese un'altra sigaretta.

"Quindi... non potrò partecipare alla missione." Sussurrò lei. "Chi c'è a Shibaya adesso?"

Maki, Nobara. Panda e il senpai Inumaki? E Nanamin? Gli studenti di Kyoto anche...

Nanami continuò a tastare le sue gambe, magari, se avesse solo messo più forza avrebbe provato dolore. Magari erano solo desensibilizzate ma non del tutto.

"E' un problema alla spina dorsale che non sono riuscita a sistemare con la tecnica d'inversione."

Doveva portare fiducia nel professore, gli aveva detto del finto Geto. Era già in allerta, non si sarebbe lasciato sigillare. Avrebbe risolto tutto...

Shoko si allontanò da lei verso un posto isolato per fumare senza dare fastidio. Yaga la seguì per non lasciare l'unica utilizzatrice della tecnica d'inversione in pericolo. C'erano dei gusci maledetti con lei, uno era sopra il letto a forma di pinguino.

"Metticela tutta, maestro." Se non ce l'avesse fatta, avrebbe riusato la tecnica. Sarebbe cambiato qualcosa? Avrebbe quelle stesse informazione da dargli, niente di più, niente di meno.

E in quel momento sentì qualcosa staccarsi dal suo corpo.

"Nami?"

"Stavo pensando, perchè limitarmi solo per paura di essere scoperta. Ormai ho già infranto le regole, che mi rimettano in quel postaccio. Ho solo paura di perderti di vista una volta entrata lì e doverti poi cercare tra i milioni, che dico, gli infiniti mondi e possibilità. Ma l'ho già fatto una volta."

La voce non proveniva dalla sua testa, era esterna, risuonava per l'aria.

"Lascia fare a me." Nanami tese in avanti il braccio per cercare di sfiorarla, di toccarla. Un battito di ali imprecettibili ed era sparita, verso Shibuya.

"Almeno fatti toccare." Sorrise lei e finalmente potè abbassare le guardie e i muscoli tesi.

Island In The Sun ‖ Jujutsu KaisenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora