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Era passato più di un mese dall'inizio della scuola e una settimana da quell'intrusione nella scuola superiore. Lei e Fushiguro si incontravano spesso per la scuola e in quei momenti gli si appiccicava accanto e lo accompagnava fino a chè non giungesse alla sua destinazione. Alcune volte si creavano situazioni un po' buffe come quella volta che scoprì solo all'ultimo che doveva andare in bagno, l'aveva capito giusto perchè si era ritrovata il cartello davanti alla faccia.

Di che discutevano in quei momenti? Il più delle volte c'era silenzio, altre volte cercava di raccontare qualcosa di divertente che aveva visto o che le era successo. Megumi rimaneva zitto ma sapeva che la stava ascoltando.

"Fushiguro-san!" Era sola in quel momento e l'esclamazione improvvisa da troppo vicino la fece sobbalzare. Certamente si era accorta dei due studenti, li aveva appena superati. Si guardò intorno alla ricerca di Fushiguro ma non c'era anima viva in quel posto. Ora che ci pensava era la stezza zona in cui l'aveva incontrato per la prima volta.

"Fushiguro?" Chiese lei confusa, dove era? Erano inchinati di novanta gradi, irrigiditi, poteva contare la forfora che avevano tra i capelli.

"Sì, Fushiguro-san!!" Le stavano dando fastidio con quella voce alta, non le piaceva lo squilibrio che avevano creato a quell'ambiente e soprattuto i suoi timpani ne soffrivano.

"Non c'è qu-"

"Piacere di conoscerla!! Fushiguro-san!"

Nanami li guardò perplessi, nessuno dei due portava gli occhiali, era improbabile ma forse l'avevano scambiata per lui. "Tiratevi su..."

Poi ci fu il momento della realizzazione. Balbettò: "Fushiguro-san a me?"

"Sì! Fushiguro-san!" I due, che si erano appena raddrizzati, ritornarono giù con le lacrime agli occhi. "Siamo davvero contenti per il capo! Da ora in poi saremo ai tuoi ordini! I tuoi sottoposti più fedeli! Hai sete? Andiamo subito a prenderti una bibita ghiacciata!"

"Non... Non ce n'è bisogno. Potete per favore parlare normalmente?"

"Non solo sei bellissima sei pure gentile! Siete perfetti insieme!!" 

Nanami indietreggiò piano, voleva andarsene ma i due erano troppo calorosi. Uno le prese la mano ma l'altro lo scacciò via: "Che fai? E' proprietà del capo!"

"Sono stato benedetto! Adesso non mi lavo più le mani."

"Nami. Aiuto."  Era l'unica a cui poteva chiedere sostegno in quel momento.

"Non parlarmi adesso, ho la nausea. Perchè ti sei lasciata toccare?!" Rispose lei quasi risentita. 

"Come?" Non aveva detto che non provava emozioni? 

"Sono allergica agli umani. Non li toccare più!"

"...Sei strana. Non eri interessata agli umani?"  

Erano tutti così agitati quel giorno.

"Sono due cose diverse. Non toccarli e basta." 

"E se faccio così?" Nanami si punzecchiò la pelle scoperta ma Nami non reagiva in alcun modo.

"Tutti gli altri all'infuori del corpo in cui sei. Quelli di sesso femminile le posso sopportare. Meglio che tolga il collegamento ai tuoi recettori tattili per adesso."

"Sei drammatica."

"Non sta rispondendo. L'hai spaventata! Fushiguro-san? Fushiguro-san?" Nonstante il disperato tentativo, i due non riuscirono a catturare la sua attenzione ma fu il suono dei passi appartenenti al vero Fushiguro a risvegliarla.

I ragazzi si immobilizzarono in un battito di ciglia non appena lo videro sbucare dietro l'angolo, dietro alla 'cognata' appena conosciuta e come una molla ritornarono giù. "Fushiguro-san!!"

"Fushiguro!" Disse anche lei sollevata, finalmente poteva tirarsi fuori da quella situazione; ma il suo sorriso si congelò non appena capì che era infuriato. Non era la semplice irritazione consueta, si sentiva dai suoi passi: non erano leggeri come sempre ma si stavano facendo ogni volta più duri e aggressivi. 

"Fushiguro a chi? Io o lei?" Chiese mantenendo basso la voce mentre si dirigeva verso i due passo passo. Era un tono calmo, tuttavia stavano tremando come foglie. Adesso Nanami poteva crederci, che quel ragazzo era capace di essere un delinquente. "Decidetevi."

"Noi, noi..." Si guardarono negli occhi, forse avevano realizzato lo sbaglio.

"Sparite." Un sibilo che straripava di disprezzo e rabbia. Quei lineamenti naturalmente morbidi e delicati erano in netto contrasto con il suo sguardo assassino. Gli occhi color giada comunicavano calma prima della tempesta. 

"Sì!!" Corsero via come se non aspettassero altro che quella frase e lasciarono soltanto una scia di polvere. 

Era, attraente. Nanami si strinse lo stomaco. 

Il cool guy stette a guardarli sparire, poi sospirò snervato e la guardò. Non era ancora uscito da quello stato emotivo e pareva le stesse augurando la morte, un filo di imbarazzo stava però prendendo il sopravvento.

"Che cosa ti hanno detto di altro? No, non importa, non sono interessato. Non darli corda." 

"Penso mi abbiano scambiato per tua moglie. Non penso nemmeno che sia possibile sposarsi così presto." Dedusse lei con aria seria. 

Gli occhi del ragazzo, finora assottigliati dalla rabbia si aprirono di colpo, rivelando due nitide pozze che brillavano sorprese sotto il meriggio. Le palpebre però le nascosero subito celandole con le ciglia, aveva abbassato il viso stringendosi nel colletto della camicia. L'ombra delle ciglia batteva delicata sul ponte del naso. Cercò di spiegare imbarazzato. "Non intendevano quello... è un modo di... per chiamare..." Cambiò discorso. "Gojo Satoru ti vuole vedere."

"Davvero! Quando?" Ci aveva messo davvero tanto per farsi sentire. Era facile cambiare discorso con Nanami, si lasciava distrarre facilmente.

"Oggi, viene a casa mia per cena."

-

"Kimura Nanami!!!" La voce puerile del fratellino risuonò davanti a lei, solo quando era arrabbiato la chiamava in quel modo. Pareva un piccolo adulto. 

"Che c'è Aki?" Chiese lei conoscendo già il motivo della sua rabbia.

"Perchè non hai fatto niente? Mi hanno raccontanto tutto!"

"Perchè non ce n'era bisogno."

"Ti hanno alzato la gonna quei pervertiti!" 

"Non mi importa."

"Non me ne importa non me ne importa. Dici sempre così! Anche quando ti chiamano nullità e scarto della società!" Stava piangendo.

"Non è vero?"

"NO! Non puoi crederci anche te! Te sei uguale a tutti noi, non hai niente in meno! Siamo tutti uguali...uguali..."

Doveva essere un rimprovero ma finì con l'essere consolato tra le braccia della sorella.

"Ho capito, la prossima volta mi farò rispettare va bene?" Disse lei asciugando le sue lacrime. 

"Quando il signore chiude una porta, apre una finestra." Asserì lui tra i singhiozzi ma come tutta risposta la sorella rise a crepapelle.

"Grazie."  

Island In The Sun ‖ Jujutsu KaisenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora