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Erano circa le undici, Fushiguro si trascinava sul muro. Dirsi esausto e con il corpo spezzato da una ferita mortale era un eufemismo. Lo strano uomo con la cicatrice al labbro che lo aveva scaraventato fuori per le strade non appena Dagon era stato sconfitto, si era ucciso da solo dopo avergli chiesto il suo nome.

"Ah, non Zenin eh? Meglio così."

Poi il suo volto era cambiato. Chi era? Toji, lo aveva chiamato così Zenin Naobito.

Come stavano loro? Come stava Maki soprattutto. Li aveva raggiunti dopo aver sconfitto quel vecchio e sollevato il velo con Itadori. Li aveva trovati in un dominio, allora aveva espanso il suo, sul confine cercando di creare un passaggio affinchè gli altri potessero uscire. Ma era entrato lui, aveva strappato nuvola vagante in mano a Maki e aveva sconfitto quella maledizione in quattro quattr'otto. Quella stessa maledizione di livello speciale che aveva strappato il braccio allo stregone di primo livello speciale Naobito Zenin. Che cos'era? Chi era? Non riusciva a ragionare seguendo un filo logico in quel momento.

Doveva sbrigarsi per andare da Ieiri che era venuta a Shibuya... no, doveva prima assicurarsi che Maki e gli altri stessero bene. Strinse la ferita sulla vita inflittagli da quello strano essere.

"OOH, ecco! Adesso sì che si ragiona!" Qualcuno lo colpì alle spalle con una spada. Crollò a terra. "E' questo il modo di fare più adatto a me!"

Era uno stregone nero con i capelli biondi raccolti in una coda laterale. La spada che teneva aveva la manica a forma di mano, era la spada che teneva lui. Stava ridendo entusiasmato.

Fushiguro sapeva che nello stato in cui si trovava non sarebbe riuscito a sconfiggerlo. Gli rimaneva una opzione. Cominciò a spiegarlo allo stregone nero.

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"Megumi, sai perchè il clan Gojo e il clan Zenin sono in così cattive acque?"

"Un rapporto pessimo."

"Penso sia stato durante il periodo Edo, o forse Keicho? Non ricordo bene, i capi dei due clan si sono uccisi rispettivamente in un duello di fronte alle aristocrazie."

"E sai chi erano? Il possessore della tecnica del minimo infinito dotato dei sei occhi come me... e un utilizzatore della tecnica delle dieci ombre come Megumi per il clan Zenin."

"Stai intendendo quello che voglio dirti, non è vero?"

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"Questo non significa che diventerò più forte di te." Commentò Megumi sull'orlo di crollare. "Scommetto che il capo del clan lo aveva usato in questo modo."

"Blah blah." Lo stregone nero si stava scocciando dello spiegone che gli aveva appena fatto sulla tecnica delle dieci ombre. "Si sta facendo caldo qui, o sbaglio?"

Non si stava sbagliando, la temperatura era salita di molti molti gradi per via di Sukuna e Nanami.

"Non puoi usare uno shikigami se non lo sconfiggi prima. Però puoi evocarlo quando vuoi per provare a esorcizzarli. Non un singolo utilizzatore della tecnica delle dieci ombre è mai riuscito a esorcizzare questo." Si mise in posizione. "Furube yurayura, Spada dalle otto mani Sila Divergente Generale Mahoraga."

Aveva fatto partire un rituale di esorcismo e obbligato lo stregone nero a farne parte.

"Ehi! Pezzo di merda!" Quest'ultimo si stava facendo sotto. Sapeva che colui che lo aveva evocato sarebbe crollato da un momento all'altro, lasciandolo solo con lo shikigami.

"Sarò il primo a uscire. Buona fortuna." Lasciò un gnigno prima di essere colpito da Mahoraga e schiantato contro il vetrino di un negozio.

L'ultima cosa che pensò fu Nanami, poteva rincuorarsi che almeno lei non stava facendo parte di quella situazione ed era in serenità nel letto; anche lui avrebbe voluto tanto riposarsi su un letto.

Strisciava, si trascinava, la pelle dei punti che stavano strusciando terra erano completamente lacerati dall'attrito. Strascicava e rasentava, dietro a lei una scia di rosso che si stava esaurendo. Presto sarebbe morta dissanguata, la testa girava vorticosamente e poteva sentiva il corpo raffreddarsi. Quanto poteva essere patetica in quel momento? Non sapeva se paragonarsi ad uno scarafaggio o un lombrico mutilato. Perchè non moriva? Una voce le diceva. No, non poteva. Non si sarebbe fermata, doveva andare da Fushiguro. Per cosa poi? Andare a morire davanti a lui? Non lo sapeva ma c'era l'unico pensiero nella sua mente, andare da lui. Lo sentiva, era davvero vicina, ce l'avrebbe fatta.

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Megumi sentì di essere avvolto da delle coperte soffici, era su un materasso morbido, su un letto. Le tende della finestra volavano sopra di lui, il vento rinfrescava. Doveva essere una prima mattina, il sole non era ancora accecante, erano dei raggi miti.

Sdraiato accanto a lui c'era la sua futura amata, accettò quella situazione. Era di spalle, i capelli castani e fini di lei gli solletivano il viso e il naso. Allungò gentilmente la mano per sistemare quella chioma mossa. Forse la svegliò perchè fece per alzarsi e scendere dal letto.

No, non andare. E' ancora presto. Potevano lasciare il lavoro a più tardi. Catturò le sua figura intrappolandola tra le sue braccia, la strinse a sè, un odore familiare inondò le sue narici. La strinse così forte, il suo petto toccava la sua schiena delicata, voleva imprimerla nelle sue ossa e ricordarla per sempre. Aveva l'angoscia di essere abbandonato da un momento all'altro.

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"Fushiguro...?" Il ragazzo l'aveva stretta a lui. Gli occhi di Nanami si riempirono di lacrime, forse era per questo che voleva venire da lui. Non sentì più fatica, non sentì più dolore, solo un'immensa dolcezza inondare il suo cuore. Si sentì a casa. Strusciò il viso sul suo collo, sorridente.

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Stava tremando, stava piangendo. Perchè? Aveva fatto di nuovo qualcosa che l'aveva fatto arrabbiare? Quanto poteva essere stupido.

Non piangere, mi fa male il cuore.

Poggiò la testa sull'incavo del suo collo e strinse ancora di più le braccia attorno alla sua vita. Avvicinò le labbra alla sua spalla, scoperta perchè la manica della vestaglia era scivolata giù, lasciò un piccolo bacio come per rassicurarla.

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Nanami si paralizzò quando sentì le sue labbra appoggiarsi sulla sua fronte. Cominciò a piangere veramente ma non di tristezza.

"Non lo fare. Morirai."

"Non sto già morendo?"

"... ti sto per curare. Non lo fare. Non hai sbloccato l'ultimo elemento."

"Voglio proteggere queste persone. E' l'unica possibilità, non so più cosa succederà con il maestro sigillato."

Ormai era decisa e Nami non disse più niente.

"Grazie. Hai dovuto sopportare tutto il dolore che ho provato? Mi dispiace."

"Tecnica della manipolazione degli cinque elementi. Reset."

Island In The Sun ‖ Jujutsu KaisenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora