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Molto, molto tempo fa, arrivò sulla terra, una delle tante, non le importava precisamente dove arrivava; voleva solo vedere.

La gente la fissava mentre camminava. Prese in prestito un vestito, doveva chiamarsi kimono. era rosso, rosso sangue e ricamato di fiori bianchi. 

Cominciò a camminare a lungo, per i campi, le montagne, le colline, i sotterranei, i fiumi, i laghi. Si nutriva di rugiada mattutina e del sole al tramonto. Osservava gli umani, la guardavano incantati, si offrivano di proteggerla. Per quanto patetici, li guardava con commiserazione.

Non si fermò mai, era forse in cerca di qualcosa che non sapeva. 

Finalmente, un giorno, arrivò in una città. La chiamavano Edo. Era pieno di umani e bestie e suoni e luci, era stimolante.

"Sei un angelo per caso?"

Fermò il passo, era una voce flebile. Al ciglio della florida strada, c'era un piccolo di umano. Era sporco, emanava un odore terribile. La fissava in adorazione ma poi abbassò il capo.

"Non portare via il mio amico." 

Stringeva al petto un corpo in putrefazione, vedeva larve muoversi sul collo.

"E' morto." 

Parlò, per la prima volta. Non capiva, come faceva a tenersi vicino una carcassa del genere.

"Non è morto." Disse l'umano, patetico. "Mi aveva promesso che ci saremmo sposati."

"E' morto. Spera per la prossima vita." 

Guardò in avanti e andò via. Non lontano, un centinaio di passi, aveva deciso di stabilirsi lì. Non ne aveva un motivo, voleva così.

-

"Argh..."

Nanami si svegliò con un gran mal di testa. Guardò l'orologio, erano le sette di mattina. Si ricordò che aveva passato il giorno precedente a scontrarsi alternativamente con i senpai di seconda ed era tornata esausta. Appena crollata sul letto era caduta in un sonno profondo e un sogno interminabile. Si accorse di avere una riga di lacrima sulla guancia, forse aveva sbadigliato.

L'uniforme doveva essere lavato quindi si mise una felpa col cappuccio e se lo abbassò sulla testa e si incamminò al campetto. A metà percorso si imbattè nei suoi compagni di classe.

"Ciao..." La salutò Nobara senza energia. 

"Dove state andando?" Chiese vedendoli senza nessuno del secondo anno.

"Maki ci ha commissionati a prendere da bere ai distributori automatici."

"Ah..." Nanami si ricordò del giorno. "Oggi il preside di Kyoto doveva venire a fare la riunione preliminare dello scambio, vero?"

Significava che sarebbero venuti anche la sorella di Maki e Todo. 

"Vengo con voi." Si offrì lei, aveva bisogno di una redbull. 

"Comunque ti serve solo una benda e potresti fare il cosplay di Gojo. Il parrucchiere te li ha proprio tagliati via tutti. Povera." Osservò Nobara.

"E' più povero il mio parrucchiere che hai insultato malamente..." Commentò lei ricordando l'episodio.

"Se lo meritava. Chissà chi gli ha dato la licenza. Però mi piaci a guardarti bene. Sei più figa."

Sicuramente lo era, il viso di quel corpo era così bello. Chissà se l'aveva modellato Nami. Con i capelli lunghi era davvero bello e incantevole, i capelli corti invece aveva acuito il senso di distanza che davano quei lineamenti. Nami aveva un buon senso di estetica. 

Island In The Sun ‖ Jujutsu KaisenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora