Una doccia fresca era quello che mi serviva dopo un forte stress, odio non avere tutte le risposte, odio essere tenuta all'oscuro. La mia famiglia si è chiusa nell'ufficio di Papà, con la lettera di Stryker ed un alone di tensione e mistero. Da allora non ne sono più usciti, mi chiedo cosa stia capitando, che cosa c'è scritto nella lettera, e cosa posso fare per proteggermi. Mi fermo di scatto, sulla porta del bagno, quando vedo un uomo nella mia stanza. È in piedi accanto al letto, che tocca il ciondolo che Nat e Bruce mi hanno regalato. Mi si gela il sangue non appena l'uomo punta gli occhi su di me."Ciao, sono Viktor"
Ha la testa completamente rasata, gli occhi cerchiati di nero dalle occhiaie, e da quello che sembra ombretto nero, le labbra sono sottili, quasi inviabili. È alto, muscoloso e slanciato. Indossa una tuta nera, non ha le scarpe. Capisco subito che non è davvero qui, è solo una proiezione. Si avvicina a me, ed io automaticamente faccio un passo indietro. Non è qui, non può farmi del male.
"Non ancora, tecnicamente sono nella tua testa. Sento ogni cosa, la tua paura è come un incendio che di vampa sempre di più, non si ferma anche se i vigili del fuoco provano a spegnerlo con tutta l'acqua sul pianeta"
Sorride in modo diabolico, si siede sul letto, accavalla le gambe e sospira. Si guarda intorno con un ghigno che spaventerebbe chiunque, anche il più cattivo essere umano della storia.
"C-che cosa.."
"Il reverendo Stryker è un malato di mente, ha promesso che in cambio della tua vita risparmierà la mia. Non posso dire di no, sai... se vuoi sapere qual'è il piano... beh non posso dirtelo"
Ridacchia in modo strano, è ovvio che è matto da legare. Mi stringo nell'asciugamano, sentendomi così a disagio nuda davanti a lui. Mi squadra da capo a piedi, poi scuote la testa.
"Non sei il mio tipo... non sei briosa, o pazzoide, sei normale. Hai questa piccola scintilla di speranza che ti rende ancora più patetica. Quell'uomo ha molti mutanti al suo servizio, che lavora per lui. Ti dirò che cosa succederà, Stryker mi ha solo detto di spaventarti"
Si alza in piedi e mi raggiunge in un istante. Non riesco ad entrare nella sua mente, è decisamente più forte di me. Ghigna percependo il mio tentativo di trovarlo, ma nonostante questo non dice nulla a riguardo.
"Io sono collegato alla tua mente, mi è bastato un pò di sangue e dei capelli. Il Barone Strucker l'ha aiutato molto, prima di morire, del resto è stato lui il primo a creare mutanti su mutanti. Ma comunque, ora che sono nella tua testa, e posso sentire i tuoi pensieri e le tue sensazioni, saprò quando andrai in travaglio, lo sentirò per un breve momento. Manderò qui tutti quegli omini con i loro fucili, ed io scapperò molto lontano da Stryker"
La porta si spalanca, Viktor svanisce ed io mi risveglio da una sorta di trans. Mi porto una mano al petto e respiro pesantemente. È stato come essere nella paralisi del sonno, non riuscivo a muovere un muscolo, non riuscivo a respirare, sentivo questa profonda sensazione di agonia, come se stessi per morire.
"Hey, Bambina che succede?"
Steve si avvicina a me spaventato. Mi fa sedere sul letto, si abbassa alla mia altezza e mi accarezza il viso. Gli racconto subito di quello che è successo, di Viktor e del piano di Stryker, lo sento nella mia testa. So che ci sta ascoltando, è come un mal di testa che non va via nemmeno con l'antidolorifico più forte.
"Andrà tutto bene, ok?"
"Basta dire che andrà tutto bene!"
Urlo a pieni polmoni. Mi alzo dal letto per allontanarmi da lui, ed evitare di friggerlo come una salsiccia. Faccio qualche passo per la stanza, cercando di ristabilire la calma, cercando di non lasciargli giocare con le mie paure, con i miei pensieri. Viktor comunica con me, mi spaventa ancora ed ancora.
Sarò qui per te, non appena le acque si romperanno.
Ti renderò le giornate un inferno
Ti porterò al limite e ti farò desiderare di non aver mai cambiato idea sul raschiamento.
"Basta, smettila!"
Ogni parte del mio corpo è fredda come il ghiaccio, Steve è terrorizzato, posso sentire la sua paura verso di me, verso la situazione. Non posso stare qui, Viktor mi farà perdere il controllo, è quello il suo piano. L'unica soluzione che mi viene in mente è quella che mio padre ha avuto prima di me.
"Devo stare nella cella, per la vostra protezione"
Mi libero dell'asciugamano, afferro velocemente l'intimo, una maglietta di Steve, e dei pantaloncini e mi cambio alla velocità della luce. Steve mi segue per la casa ripetendomi di stare calma, di fare respiri profondi e che tutto andrà bene, ma niente andrà bene, come suggerisce Viktor.
"Smettila Steve!"
Lo scaravento giù per le scale senza farlo apposta. Steve geme dal dolore, mentre gli altri mi guardano spaventati, sanno che cosa sta succedendo, è già capitato. Corro giù per le scale fino al seminterrato, nella cella non c'è un materasso, ne altro, ma al momento è importante che io stia chiusa qui dentro. Almeno finché non riuscirò a riprendermi il controllo. Mi siedo in un angolo remoto della stanza, mi premo le mani sul viso e faccio respiri profondi. Solo allora sento dei passi per le scale.
"Esci da lì!"
Steve mette il codice sul display ed apre la porta, ma io la richiudo con un gesto della mano. Ci riprova, ed io lo faccio ancora. Non voglio ferire nessuno come ho fatto con Morgan, non voglio che la storia si ripete, questa volta potrei uccidere qualcuno.
"Steve.."
Papà lo richiama dalle scale, capisce perfettamente perché mi sono chiusa qui dentro. Lo sento. Il Capitano colpisce il vetro con un pugno così forte, che l'intera parete trema. Mi guarda con rabbia, quasi come se mi odiasse, ma ormai è diventato un loop. Mi guarda un ultima volta prima di salire le scale con rabbia, e Sbattere la porta. Papà invece mi sorride, poi lo raggiunge. È giusto così, al momento questa è lì unica cosa che protegge la mia famiglia da me, e forse anche il bambino da loro.
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Not the same
FanfictionSono passati quattro anni dall'inizio del College e due dalla rottura tra Steve ed Avri. Le cose per loro non funzionavano più, Steve aveva delle aspettative troppo alte, mentre Avri era davvero troppo impegnata con lo studio. Tornata a casa, però...