Credo di essere nel mio inferno personale. Non sento alcuno stimolo dal mio corpo, ne la pesantezza, il calore, i polmoni che si riempiono e si svuotano. Non sento nulla. Sono in uno spazio neutro, non c'è assolutamente nulla se non il mio corpo insensibile ad ogni cosa. La volta precedente ero in uno spazio surreale, sembrava di essere in una cella imbottita per i malati di mente. Questa volta invece è tutto nero, e la mia coscienza non è con me."La bambina ha i tuoi occhi.... È perfetta"
La voce di Steve mi arriva alle orecchie, ma non vedo il suo viso o il suo corpo. È tutto nero, non ci sono pareti ne pavimenti. Non c'è nulla, solo il vuoto. Però sento il mio corpo pesante, come se fossi sdraiata da qualche parte, e sono sicura che sia così. È un buon inizio, chissà da quanto sono morta.
"Ti amo"
Non ho lacrime per piangere, non sento il bisogno di farlo ma sento una profonda agonia nel petto. Vorrei muovermi, urlare ma tutto ciò che esce dalle mie labbra è il silenzio. Probabilmente non sto nemmeno urlando. Provo a camminare, muovo le gambe ma non vado da nessuna parte, rimango ferma nello stesso punto. O almeno, così sembra. È una tortura, so che mi risveglierò, solo non so quando.
"La nostra bambina"
D'improvviso sento un calore sul petto. Abbasso la testa verso ad esso, riesco a muovermi! Sento un battito cardiaco ma non è il mio, il calore non è il mio. Sento un profumo così intenso, è un misto tra quello di Steve ed il profumo di neonato. Steve ha posato la bambina sul mio petto, forse nel tentativo di risvegliarmi. Mi accascio sulle ginocchia, mi stringo le braccia intorno al petto e godo di quel calore intenso.
"Piccola torna da me!"
Viktor appare davanti a me, siamo nel giardino. Tutti gli Avengers, Steve, guardano la scena ma non muovono un muscolo. È come se loro fossero d'accordo con ciò che sta per accadere. L'uomo mi pugnala al petto. Sento la lama entrare lentamente. La mia carne che si lacera per fare spazio a quel inutile pezzo di ferro. Abbasso lo sguardo al petto, il sangue sgorga a fiumi. Rimuove il coltello, lo infila nello stomaco ed il dolore è insopportabile. Torna al petto, ma questa volta trafigge il cuore.
Tutto svanisce, non c'è più Viktor, non sono più nel giardino e non c'è Steve o la squadra a guardarmi con indifferenza. Non sanguino più, non ho più le ferite inflitte da Viktor. Chiudo gli occhi un istante, e quando li riapro sono in Afghanistan. Il sole mi riscalda la pelle, il vento sposta la sabbia, che mi solletica i piedi e le gambe. C'è un forte odore di sangue, quasi nauseante, ed il vento è caldo e secco. Davanti a me l'accampamento completamente distrutto, e la tenda dove ho vissuto per dei mesi, mezza bruciata. Qualcuno si ferma accanto a me, alzo lo sguardo per incontrare quello di mia madre. Ha il corpo pieno di fori di proiettile. Il suo sangue macchia la sabbia sotto i nostri piedi. Poco distante da noi c'è il corpo di mio padre. È sdraiato a faccia in giù sulla sabbia, e sotto la sua testa c'è una pozza di sangue scuro, quasi nero. Distolgo lo sguardo quando mi accorgo che ha un buco in mezzo alla testa. Mia madre è come me la ricordavo, bella e solare. Ha un sorriso, nonostante sia un colabrodo.
"Avevamo grandi progetti. Grandi progetti Rachel. Un futuro migliore per te, un mondo dove vivere spensierata, senza avere paura di essere sessualizzata da uomini, o veduta come le bambine spose"
Rachel... il mio vero nome. Rachel Miller. È come se il suo viso mi avesse ridato parte della memoria che mi è stata tolta dai traumi subiti, dal tempo. Ricordo che profumava sempre di fiori, si faceva acconciare i capelli dalle donne del posto, faceva domande sulla loro cultura, era così gentile con ognuna di loro. I bambini la chiamavano Mama bianca.
"Devi essere così delusa da me"
Mi guarda confusa, i muscoli delle sopracciglia si muovono verso il centro della fronte. Si gira completamente verso di me e scuote la testa velocemente. Mi prende le mani nelle sue, fredde come il ghiaccio. Sussulto per quel contatto, mentre ci muoviamo verso delle sedie ribaltate. La Mamma le tira su e ci sediamo per conversare.
"Non potrei essere più orgogliosa di te. Sei così bella, forte, hai una bellissima bambina. Non lo sai, ma io ti guardo sempre. Ti ho seguita dal momento in cui Tony ti ha portata via. Non avrei potuto chiedere di meglio per te"
I suoi occhi azzurri si riempiono di lacrime, ne lascia cadere qualcuna ma la spazza via con il dorso della mano. Non stacca mai il suo sguardo da me, come se non volesse perdersi un istante, come per volermi memorizzare nei suoi ricordi.
"Ora devi tornare Avri, la tua famiglia ti aspetta. Non puoi rimanere con me, anche se lo vorrei tanto"
"Non ci riesco. Non riesco a muovermi o a fare un passo. Sono bloccata qui"
Torniamo nello spazio nero, non c'è più il vento caldo, ne la sabbia sotto i piedi o il forte odore di sangue. C'è solo un vuoto incolmabile e spaventoso. Siamo ancora sedute anche se le sedie non ci sono, è così strano.
"Sì che ci riesci ma hai paura. Sei sempre stata una bambina timorosa, ma questo non significa che sei debole. Devi trovare la forza per tua figlia, per Steve"
Qualcosa mi solletica il viso, istintivamente porto una mano verso lo zigomo trovandoci una lacrima. Non mi accorgo di star piangendo finché un singhiozzo con scappa dalle mie labbra. La donna mi prende tra le sue braccia, non sento più il gelido del suo corpo morto, ma un calore che si irradia in tutto il corpo e raggiunge il cuore.
"Io e tuo padre veglieremo sempre su te, Steve e vostra figlia"
"Dover andrete? Dov'è Papà?"
Ho così tante domande alle quali non riesco a trovare delle risposte. Vorrei avere i miei genitori biologici con me, ma so che non posso. Vorrei conoscere meglio la donna che mi ha dato la vita, trovare similitudini con lei o mio padre. Ma tutto ciò mi è stato portato via, il dolore che provo mi soffoca e non voglio che mia figlia provi lo stesso.
"Papà mi sta aspettando. Non riuscivo a trovare pace, ed anche quando Tony ti ha trovata, avevo questo senso di agonia nel petto. Volevo averti con me, sentire il tuo profumo, vederti crescere. L'ho potuto fare, ma ora devo andare, tu sei in buone mani e non c' nessun motivo per stare qui"
Annuisco con un sorriso, riesco a dirle che le voglio bene prima che sparisca. Il mio corpo inizia a formicolare, inizio a sentire gli odori, i suoni e i rumori in sottofondo. La mia mano destra è avvolta da un calore, sul mio petto invece sento un peso, e poi il solletico sulla pelle. Mi sto risvegliando, ma lo faccio molto lentamente.
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Not the same
FanfictionSono passati quattro anni dall'inizio del College e due dalla rottura tra Steve ed Avri. Le cose per loro non funzionavano più, Steve aveva delle aspettative troppo alte, mentre Avri era davvero troppo impegnata con lo studio. Tornata a casa, però...