Jay rimase shockato e incredulo per un attimo. L'aveva trovata finalmente la collega era lì davanti a lui.
Il suo corpo era gelido, era tutta contratta e rigida, congelata. I suoi occhi semiaperti fissavano il vuoto. Sembrava morta, nessun calore vitale era emanto da lei, nemmeno il più piccolo movimento veniva messo in atto dalla detective per permettere al collega di evincere il contrario.
Una profonda tristezza riempì il cuore di Jay che iniziò a tremare all'impazzata. Aveva paura, puro terrore. L'aveva presa, persa per sempre.
I suoi occhi si riempirono rapidamente di lacrime che prepotentemente volevamo scendere sul suo viso e se ne stava lì fermo in ginocchio con i pugni stretti e chiusi sulle ginocchia con le unghie delle dita che si conficcavano nei palmi.Nella sua mente per qualche istante balenò il pensiero di restare lì, di sedersi al suo fianco ed attendere che il gelo catturasse anche lui portandolo alla morte. Voleva raggiungere la sua ragazza, che senso aveva vivere senza di lei?
Ma qualcosa alla fine lo scosse. Non poteva lasciarsi morire, non poteva lasciarsi andare. Intirizzito dal freddo, asciugandosi gli occhi bagnati con il dorso della mano, cercò di staccare i lacci che tenevano legati i polsi di Hailey senza successo. La corda era troppo rigida e spessa ed i nodi troppo stretti per scioglierli a mani nude.
Eppure ci doveva essere qualcosa che Jay avrebbe potuto fare. Morta o viva che fosse la collega non poteva lasciarla lì. Costi quel che costi quindi, Jay si ripromise che l'avrebbe portata via da lì.
Con movimenti lenti a causa anche del freddo e del dolore alla spalla che con esso si era intensificato si tolse il giubbotto che gli aveva dato Antonio, poggiandolo sul corpo inerte di Hailey cercando di avvolgerlo il più possibile per poterle trasmettere quel poco di calore che lui aveva sviluppato in esso e tremante ed infreddolito si alzò per andare alla ricerca di qualcosa di tagliente per spezzare la corda.
Muovendosi a tentoni per lo più iniziò a cercare in tutta la stanza qualcosa di tagliente. Sperava potesse essere così fortunato da trovare qualcosa per liberare la sua collega purtroppo però, complice la penombra presente in quella stanza non vi trovò nulla.
Facendosi forza si diresse verso l'uscita della stanza, nonostante non volesse lasciare sola il suo anore. Lo fece solamente poiché si ricordò di aver superato, tra le varie stanze che aveva controllato, prima di giungere da lei, una che pareva essere stata una cucina.
Una volta giunto lì, scavando nei vari cassetti e stipetto presenti, senza fare troppa attenzione a non disordinate, trovò un coltello, uno di quei modellini tascabili che si aprivano e chiudevano all'occorrenza. uardandosi nei vari cassetti della cucina,
Senza perdere tempo quindi, lo afferrò rapidamente, per quanto il suo corpo permettesse e poi corse immediatamente dalla sua collega iniziando vigorosamente a tagliare la fune.
Quella maledetta corda era davvero spessa, ed il tagliarla stava dando del filo da torcere al giovane, ma il detective non aveva tempo da perdere e non demordeva. Aveva deciso di portare via la collega da lì e sapeva che se avesse voluto avere qualche piccola possibilità in più si sarebbe dovuto sbrigare ad andare via di lì per poi portarla in ospedale.
Nel frattempo sulla parte superiore della barca il combattimento continuava.
La signora Alden era dannatamente brava e non demordeva. Era molto ostinata e desiderosa di vincere a qualsiasi costo, ma a sua insaputa, questa volta aveva incontrato sulla sua strada un avversario, Antonio, che non era da meno.
Tra i due c'era uno scambio continuo di attacchi e parate ed entrambi avrebbero potuto dire che sotto sotto si stavano divertendo.Nessuno dei due riusciva a colpire g6 come avrebbe voluto.
Fu allora che Dawson, rendendosi conto che con quella lotta non sarebbero andati da nessuna parte, decise che fosse il momento di farla finita. Mise a segno una serie di colpi che lasciarono la donna senza fiato ed in men che non si dica questa aveva finalmente le manette ai polsi.- I miei complimenti detective! È riuscito a battermi. - disse la donna sogghignando contenta di aver trovato un avversario alla sua portata.
Antonio non le rispose, voleva raggiungere al più presto Jay per aiutarlo a trovare la loro collega. Prese dunque il telefono che aveva messo nella tasca dei Jeans e contattò Voight.
- Voight - rispose quasi immediatamente Hank
- Sergente sono Antonio, deve raggiungerci al Navy Pier. Abbiamo arrestato la signora Alden ed il suo complice, molo 33.- spiegò il detective
- Bene, ottima notizia. Tranquilla, saremo lì tra poco, eravamo già per strada. Due minuti e siamo lì. - disse il capo anziano. In effetti avendo ricevuto notizie negative. Dagli altri luoghi controllati e non avendone avute da Halstead e Dawson aveva deciso di andare a dare un'occhiata.
Una volta chiusa la chiamata con il suo capo, il detective contattò anche il 911 per fare arrivare almeno due ambulanze.
Guardando in acqua notò che il signor Gordon, si era più o meno ripreso dopo il colpo ottenuto cadendo in mare nella colluttazione con Jay. Stava in qualche modo cercando di risalire sulla barca nonostante fosse ancora abbastanza stordito.
Antonio decide di catturarlo e così gli tese la mano, fingendo di aiutarlo, tirandolo sulla barca. Avendo già usato le manette per bloccare la signora Alden, iniziò a guardarsi intorno cercando qualcosa con cui legargli le mani per impedirgli di scappare. Poco distante da dove si trovava vide una corda, che era simile a quella che i criminali avevano usato per legare Hailey.
Quella era abbastanza resistente e così gli strinse le mani ad uno dei bordi della nave. abbastanza resistente, che aveva trovato.Non era molto lunga, ma riuscì ugualmente a passargliela attorno ai polsi attaccandola ad una delle barre laterali della nave.
Sistemati i due criminali e notati i colleghi che scendevano dalle auto e si dirigevano verso il molo, dopo aver fatto loro segno di dove si trovavano i due, si diresse sotto coperta per aiutare il collega nella ricerca della sua patner.
A metà strada però lo vide. Stava cercando di risalire le scale tenendo un'Hailey priva di sensi tra le braccia. Il detective si era tolto il gubbotto di Dawson e lo aveva messo su di lei. Non era facile perché la donna non era poi così leggera e i corridoi erano abbastanza stretti.
- Antonio l'ho trovata... Io l'ho trovata - disse Jay con le lacrime agli occhi. Com'era felice. E poi però aggiunse: - però è congelata...
- Congelata, ma viva.- disse il detective anziano toccandole il polso che risultò essere molto debole, ma presente - non perdere tempo ho già chiamato un'ambulanza che sta aspettando all'entrata del molo.-
Dopo averlo aiutato a salirla dalle scale aggiunse: - Portala e falla visitare, io aspetto Voight per fargli prendere in custodia questi due e poi ti raggiungo.-Jay fece come gli era stato detto ringraziando il collega sia per l'aiuto che per il supporto che gli ha dato.
Halstead attraversò il molo molto rapidamente fino a giungere nei pressi del punto dove era parcheggiata l'ambulanza 61.
Vedendolo arrivare Brett e Foster scesero la barella e rapidamente si avvicinarono a lui. Il detective era affaticato e dolorante, ma non aveva mai mollato resistendo per salvare la sua ragazza.
- Cosa abbiamo? - chiese Silvye cercando di raccogliere più informazioni possibili oltre quelle che gli erano state date. -
- Detective Hailey Upton - rispose Halstead dopo aver adagiato la giovane sulla barella cercando di controllare un po' il fiatone che aveva - è stata rapita due giorni fa e tenuta in una stanza refrigerata non so per quanto tempo.
- È in ipotermia e c'è un possibile trauma cranico vista la ferita alla testa. - aggiunse Emily dandole una prima occhiata.
Senza perdere tempo Hailey fu poi caricata subito sull'ambulanza permettendo a Jay di andare con loro. Una volta pronti poi partirono rapidamente alla volta del Med. La detective aveva bisogno di cure urgenti ed immediate.
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ti salverò ad ogni costo
AdventureE se Hayley un giorno finisse nei guai? Jay farebbe di tutto per salvare la sua collega/ ragazza? Lo farebbe anche a costo di rischiare la sua vita o la propria salute?