Capitolo 27 - L'Oratore

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L'Oratore li guardò.

Percorse la fila con gli occhi ardenti.

I suoi uomini erano tutti schierati. Il turbine della Tempesta inzuppava i loro mantelli neri ma invece di piegare le loro spalle sembrava conferire loro forza.

La pioggia era diventata solo più fredda, per la fine di Ottobre.

L'Oratore, avvolto in un mantello nero come tutti gli altri, assorbì la pericolosità che emanava dalle loro fila, si godette il bagliore argenteo delle loro maschere.

Erano pronti.

Allo scoccare della Mezzanotte, la nuova Era avrebbe avuto ufficialmente inizio.

Mentre il Mondo magico annegava nel terrore e nella pioggia, il Ministro era morto.

Era morto da due ore, il vecchio. Giaceva ancora nel suo letto. Ad occuparsene era stata Bellatrix, la sua orgogliosa Bellatrix, insieme a quel folle, esaltato e volenteroso Crouch Jr.

Grazie a Barty avevano avuto la possibilità di arrivare alla casa del vecchio, a quella del suo vice ed anche a quella del sottosegretario anziano. Era stato semplice estorcere informazioni al buon, vecchio ligio Crouch con quel prezioso alleato.

Tutti e tre i bersagli giacevano morti nei loro letti.

Grazie ad Abraxas Malfoy, l'oro non era mancato nelle casse dell'Oratore.

Oro che non sarebbe mai stato  sfiorato dall'Oratore, una cosa così volgare non gli interessava.

Quello era per il nuovo Ministro della Magia, il suo vice ed i rimpiazzi di tutti coloro che sfortunatamente erano periti nel corso di quella notte. Burattini assetati di denaro pronti  a strisciare in capo al mondo per la somma che avevano incassato.

Amabilmente corrotti, i burattini erano già pronti a recitare la loro parte dopo un'entrata in scena spettacolare, nella quale avrebbero giocato il ruolo di figure rassicuranti, maghi abilissimi  in grado di far cessare la Tempesta e riportare finalmente pace e serenità.

Quel pensiero fece ridere l'oratore. Subito la voce di Bellatrix, piena di desiderio, fece eco. Però a lei l'Oratore non avrebbe pensato nemmeno quella sera. Ciò che stava accadendo lo faceva godere mille volte più del sesso.

Era servito un fiume d'oro in cui far nuotate coloro che non volevano annegare in un mare di sangue e molte maledizioni Imperio per piegare quelli che ancora si rifiutavano di obbedire.

Quella notte si era trattato di un lavoro semplice dopo tutto. Pulito, immediato. Togliere di mezzo il Ministro e la sua segreteria era stato solo il punto finale, il grazioso svolazzo in coda al ricamo.

Non avevano fatto prigionieri. Per buona misura avevano assassinato anche i familiari dei loro bersagli.

A quell'ora, oltre il frastuono della Tempesta, gli omicidi dovevano essere già stati scoperti, probabilmente assieme ai cadaveri di quegli sciocchi Auror posti a 'protezione' degli obbiettivi.

Dopo quella notte sarebbe stato un piacere sbarazzarsi del resto degli Auror e di quel ridicolo neonato Ordine che pretendeva di opporsi a loro e naturalmente di Albus Silente, che ne era il capo.

L'Oratore alzò lentamente il braccio sinistro.

Come un sol uomo, gli altri lo imitarono.

Dodici bacchette si levarono contro il cielo in tumulto.

L'Oratore aprì bocca e sentì dodici voci unirsi alla sua, esplodere al di sopra della Tempesta.

"Morsmordre!"

Finalmente, al di là della pioggia impetuosa, risuonarono le prime urla.

Il Marchio Nero galleggiava sopra il Ministero della Magia, così grande e luminoso da squarciare il cielo intero. Come previsto, la pioggia iniziò lentamente a scemare.

Il mondo annegava nella luce verde.

L'Oratore sorrise ed abbassò la Bacchetta.

Poi fece cenno ai suoi: ora non restava che mettersi comodi.

L'erede d'autunno - Lucius Malfoy, una storia diversaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora