Capitolo 49 - Remus

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Fenrir Greyback si sentiva potente e libero nel suo elemento.

Il bosco taceva, trattenendo il respiro. Si beò di quel corteo d'onore invisibile che annunciava l'arrivo del predatore più pericoloso della zona, lui.

Mia gli correva dietro, una lupa enorme dal manto grigio ferro. L'enorme femmina scartò a destra e Fenrir la sentì perdere tempo con un coniglio. Non capiva perché lei si ostinasse a nutrirsi così quando c'erano sempre succulente prede umane ad attenerli, quando anzi avevano già preso la vita di due giovani babbani quella notte.

Mia aveva sempre fame. La corsa gli stava portando il suo afrore di femmina, micidiale. Greyback sentì fremere ogni muscolo del corpo mentre andava incontro al vento della notte.

Corsero fino al lato opposto della foresta, finché uscirono in uno spiazzo erboso illuminato dai raggi opulenti della luna piena.

Si voltò e vide una ragazza magrissima, dai lunghi capelli neri che lo fissava.

Fenrir tornò di malavoglia alla sua forma umana.

"Vuoi andare da lui così?"

Lei scosse il capo. Dei due, Mia era la mente. Fosse dipeso da Fenrir avrebbe attaccato Lupin ore prima,  incurante del cervo e del grande cane nero che correvano al suo fianco.

Quei due umani non erano graditi dal branco  più di quanto non lo fosse Lupin stesso.

"Dobbiamo aspettare che la luna tramonti. Quei due se ne vanno sempre prima, perché lui si trova una tana e dorme. Ma questa volta i loro incantesimi verranno sciolti."

Il volto di Mia si sollevò, come a cogliere i raggi di quello splendore. Fenrir Greyback avvertì il calore avvolgerlo dalla punta dei piedi alla fronte. Nessuno di loro sapeva da dove provenisse Mia, ne' aveva potuto capire quale Lupo l'aveva trasformata. Si vociferava che venisse da un paese lontano, forse l'Albania o addirittura la Transilvania. Fenrir non riusciva a decidere nemmeno con che accento parlava, sapeva solo che era straniero. Lei non diceva nulla del suo passato.

Era stata una strega abilissima, ma non era una lupa meno forte per questo. Fenrir Greyback aveva cercato immediatamente di dirle chi era il maschio alpha del branco, ma Mia lo aveva respinto con tanta decisione che ci aveva messo due mesi a guarire completamente dai suoi morsi. Era stato Fenrir Greyback a capire di aver fatto un errore, a sottovalutare la sua forza solo perché lei era una femmina esile.

Dopo, Mia gli si era concessa, ma alle condizioni stabilite da lei stessa.

Il suo corpo lo stava tentando anche in quel momento, Fenrir Greyback poteva vederne ed assaporarne la morbidezza anche così, sotto lo sporco e la terra.

"Mancano ancora diverse ore. Vieni."

"Vieni dove?"

Lei lo guardò severeramente. Aveva una matassa di capelli scuri, i suoi occhi erano appena visibili sotto la folta frangia, ma Greyback conosceva quell'espressione.

La seguì con un sospiro attraverso i giovani faggi , poi nel sottobosco, fino al gorgoglio dell'acqua.

"Primo, é meglio camuffare il nostro odore il più possibile. Secondo, niente uccello pulito niente party."

Greyback si spogliò senza aggiungere altro se non un sordo brontolio.

 Doveva ammettere che alla fine la sensazione dell'acqua fresca sulla pelle era anche piacevole, solo che a lui non era mai piaciuto lavarsi. Lo faceva principalmente perché non aveva voglia di sentire ancora gli artigli micidiali di Mia nei muscoli. E poi perché una femmina come quella valeva dieci bagni.

L'erede d'autunno - Lucius Malfoy, una storia diversaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora