Il corpo del serpente esplose quando l'Oratore mollò la presa.Del piccolo predatore non rimase traccia, si polverizzò come se fosse morto da tempo.
L'Oratore si sentì ripiombare nella propria realtà immateriale. Era stato bello finché era durato. Per un po' aveva avuto la facoltà di sentire le foglie morte sotto la pelle serica del ventre, di seguire le prede con facilità micidiale. Aveva sentito ogni odore, ogni suono, ogni scricchiolio della foresta era stato un brivido galvanizzante per lui.
Ma la piccola creatura era semplicemente giunta al suo limite, e così molte altre prima di lei. L'Oratore aveva imparato a possedere qui piccoli abitanti della foresta, sopraffacendo le loro menti elementari. Esistere di nuovo in qualche forma, se pure come ospite indesiderato lo avrebbe commosso, se fosse stato in grado di provare una simile emozione.
Gli animali che possedeva erano per lo più serpenti, ragni, piccoli rettili, la cosa più grande con la quale avesse tentato era una marmotta. Correva con loro, mangiava attraverso di loro, viveva attraverso di loro finché era possibile.
Di ospite in ospite era giunto a conoscere benissimo la foresta. Non che la sua fosse una prospettiva ampia, quando era un serpente, uno scarabeo o uno scoiattolo aveva le loro capacità motorie, niente di più.
Nella sua forma immateriale, l'Oratore era tornato se' stesso in un luogo sconosciuto, segno che il serpentello si era spinto ben al di là del fiume.
Notò che la piccola radura era piena di cerchi di funghi, bianchi alla luce della luna. Non sentiva tracce di creature magiche, perciò decise di fermarsi qualche secondo per ricomporsi. Un cinghiale lo oltrepassò senza nemmeno voltarsi, un gufo gli si piazzò praticamente addosso obbligandolo a spostarsi, era sempre così. In quella forma, lui non esisteva.
Perciò non si aspettava di venire afferrato di colpo.
Se avesse avuto ancora una voce avrebbe gridato.
Se avesse avuto i suoi poteri, avrebbe attaccato.
Ma poté solo contemplare l'orrore della sua realtà.
Una mano liscia, affusolata e dai riflessi prontissimi lo teneva stretto. La pelle della mano era di un serico colore violaceo. La creatura che lo aveva catturato era coperta da capo a piedi con un mantello più nero della notte, l'Oratore vide solo gli occhi, di un rosso cupo e luccicante.
Percepì un sorriso soddisfatto nel suo sguardo, mentre lo sconosciuto lo infilava in una specie di sacca di rete luccicante.
Per quanti sforzi facesse, per quanto si impegnasse per pensarsi fuori dalla trappola, niente poteva intaccare quelle maglie.
Sconvolto, l'Oratore si sentì trasportare.
La creatura, qualsiasi cosa fosse, non si muoveva come niente che avesse incontrato fino a quel momento.
Sfrecciarono lungo sentieri nascosti, piste di lupi e di orsi, giù, sempre più giù, fino al punto più profondo e buio della foresta, che profumava di vecchie foglie morte ed umidità.
Alla fine, bruciando di rabbia, l'Oratore si rassegnò a smettere di forzare la rete luminosa.
Stava facendo furiosamente il punto della situazione, quando la creatura che lo trasportava si fermò.
Con un orrore che non avrebbe mai e poi ammesso di provare, l'Oratore si accorse che la creatura si stava infilando in un imbuto di terra.
*
Ogni luce si spense. La luna scomparve. Il tanfo di umidità e putrefazione che percepiva avrebbe potuto stendere chiunque. La creatura che lo aveva preso si muoveva in quel buio con la rapidità di un vero serpente. L'Oratore cercò di ricordare dove aveva già visto un senso dell'orientamento simile, ma presto rinunciò. Stavano zampettando in quella notte eterna con sicurezza infallibile.
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L'erede d'autunno - Lucius Malfoy, una storia diversa
Hayran KurguLucius Malfoy é un Mago Purosangue ma non un umano Purosangue. Sua madre é una Veela. Partorire un Maschio é concesso, ma non allevarlo, i Maschi per tradizione sono considerati impuri e pericolosi. Lucius non può scegliere. Il suo sangue Veela ripu...