Capitolo 5 - Rivolta

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Lord Voldemort abbandonò il corpo di Quirrel solo tre ore dopo essere stato congedato da Shirlay.

Non si era trattato di una necessità a dire il vero. Avrebbe potuto restare lì, godersi la sensazione di possedere di nuovo un involucro, ma ritenne necessario lasciare a Quirrel un minimo di autonomia.

Come esperimento era stato grandioso, ma Quirrel non gli era ancora completamente assoggettato.

Ormai l'Oscuro Signore non era più l'essere di tre anni prima.

Sopraffare totalmente Quirrel rischiava di renderlo inutile, danneggiando la sua psiche in chissà che modi imprevisti, oppure di spezzare il fragile legame di dipendenza che l'Oscuro Signore aveva appena creato con lui.

Nel Buio Profondo, dove era meglio non indagare se sentivi qualcuno urlare fuori dalla porta della tua stanza, l'Oratore aveva un unico seguace. Quirrel.

Nel mondo della superficie... il mondo che aveva dominato... i suoi nemici gioivano della sua dipartita, convinti di essersi liberati di lui.

Quirrel si lasciò ricadere in un angolo e si assopì non appena fu solo.

L'Oratore iniziava a sentire la noia stringerlo, come un abito troppo stretto.

Il corpo di Quirrel profumava ancora di Shirlay. Pensò agli occhi rossi della femmina, al dondolio dei suoi seni.

Lei non era come Bellatrix, la povera, umana Bellatrix.

Non é come nessun umano che tu abba conosciuto perché non é umana, rifletteva saggiamente Lord Voldemort.

Si stava accontentando di fluttuare sulle migliaia di chincaglierie sparse sui numerosi tavoli della sala trofei, perso in pensieri assai più cupi di quanto non desiderasse. La magia di quegli oggetti non era  scomparsa, era morta come se la mancanza della luce ne avesse pregiudicato la sopravvivenza.

Di solito, anche nelle Giratempo o nei vecchi cappelli e bacchette di mago, la magia lasciava una traccia viva.

Lord Voldemort aveva assorbito quella traccia di magia per fortificarsi, una volta sconfitti i suoi nemici.

Ma su uno di quei tavoli vedeva Bachette della stessa fattura di quella che lui aveva posseduto un tempo, e lo spettacolo era stranamente straziante.

Sembravano bastoncini di legno, niente di più.

Le mura, i tavoli, le luci, l'aria persino di quel posto brulicava di una magia aliena. Ma gli oggetti che venivano dal suo mondo erano ridotti a gingilli. Pensieri nuovi presero forma nella mente dell'Oscuro Signore. Non erano proprio gradevoli.

Per il momento, con solo Quirrel a disposizione, non c'era molto che potesse fare. La vita di quello sciocco dipendeva da quanto ancora la femmina l'avrebbe trovato divertente, il che voleva dire che era davvero appesa ad un filo.

Tornando al sotterraneo, l'Oscuro Signore si era imbattuto in uno spettacolo emblematico. Uno dei maschi con la pelle d'ebano violetto veniva massacrato a colpi di frusta da una femmina. Il mago, così gli era parso, aveva provato a scagliare una sorta di incantesimo contro la femmina, un lampo oscuro che puzzava terribilmente ed aveva l'aria mortale. Ma anche la femmina aveva usato... non sapeva come definirli... trucchi.

Aveva vinto il mago con una facilità allarmante. La disparità tra quei due era evidente, angosciante.

Il cadavere del maschio era stato scavalcato con la massima noncuranza.

L'erede d'autunno - Lucius Malfoy, una storia diversaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora